4. PRIGIONE E SEDUZIONE
''I don't matter where you bury me,
I'll be home and I'll be free.
It don't matter anywhere I lay,
All my tears be washed away."
(All My Tears, Ane Brun)Tre giorni dopo
Diana uscì di casa alle sette e mezzo in punto per andare a scuola. Mancavano pochi mesi agli esami di fine liceo, dunque quella quotidiana maratona stava per volgere al termine. Imboccò il solito viale fischiettando una canzone che la signora Miller cantava sempre mentre faceva i servizi.
"Diana!"
Finn scese dall'auto e corse da lei, aveva due occhiaie scure intorno agli occhi tipiche di chi non dorme bene da giorni.
"Che ci fai qui, Finn? Mi hai detto che avresti passato questa settimana a Birmingham."
"Sono qui perché devo parlarti. In verità, è da un po' che volevo dirtelo ma non ho mai trovato il coraggio."
Diana si strinse i libri al petto come fossero uno scudo per difendersi dalle parole di Finn.
"Di cosa vuoi parlare?"
"Diana, tu sei una ragazza fantastica. Sei bella, intelligente, spiritosa e io ti ammiro per questo. Però l'ammirazione non basta, ci vuole l'amore. E io non so se provo ancora amore per te."
Finn faceva fatica a parlare, soprattutto perché gli occhi della ragazza si stavano riempiendo di lacrime.
"Non sai se mi ami? Io non capisco ..."
"Diana, tra di noi è finita. Io non ti amo più."
Fu allora che Diana gli tirò uno schiaffo. Era ferita, arrabbiata e delusa da lui. Ci aveva sempre creduto nella loro storia, nel profondo aveva capito che Finn era l'amore della sua vita e ora quella fantasia era crollata.
"Non voglio vederti mai più. Per me sei morto, Finn Shelby."
"Diana ... per favore ..."
Dal finestrino sbucò la testa di Martin, sigaretta in bocca e la faccia di uno che ha fatto baldoria per tutta la notte.
"Finn, muoviti. Mi sto pisciando addosso!"
Diana scosse la testa e si allontanò a passo spedito in direzione di casa sua, non aveva la forza di andare a scuola e fingere di stare bene. Lei non stava affatto bene. Finn ritornò in auto col cuore pesante e un nodo alla gola, ma con la certezza di aver fatto la cosa giusta.Amabel arrivò in orfanotrofio in tarda mattinata, dopo aver visitato alcuni pazienti in clinica. Lizzie l'aveva chiamata perché due bambini avevano la febbre alta e lei si era precipitata senza esitazione. Quando entrò nell'edificio, riconobbe Michael che chiacchierava con Lizzie.
"Buongiorno. Michael, come mai da queste parti?"
"Tommy mi manda a controllare l'orfanotrofio."
"Vieni con me."
"Li trovi al primo piano sulla sinistra." Disse Lizzie, dopodiché sparì in cucina per dettare il menù della giornata.
Amabel e Michael salirono in silenzio, quasi come se nessuno dei due volesse affrontare la vera questione.
"Allora, come vanno le cose fra te e Jalia? Mi sembrate molto amici."
"No. - obiettò Michael - Non è come credi. Fra me e Jalia non c'è niente. Io sono innamorato di un'altra che purtroppo non posso avere."
"Michael Shelby che non può avere una donna? Bizzarro!" lo canzonò Amabel con una risatina.
"Lei è sposata." Spiegò Michael, e nei suoi occhi quasi si intravedeva il cuore spezzato.
"Oh, mi dispiace. Situazioni del genere non sono mai facili. C'è speranza che lei e il marito si lascino?"
"No. Sono una delle coppie più solide che io abbia mai conosciuto. Si amano per davvero."
"Ah, capisco. Troverai una persona che saprà amarti."
Michael avrebbe voluto dirle che non ci sarebbe mai stata un'altra persona perché lui voleva quella donna, avrebbe preferito una vita senza amore piuttosto che senza di lei.
"Già. Ecco, siamo arrivati."
I due bambini in questione - Jasper ed Harry - erano coperti fino al naso. Erano pallidi e sudaticci, tipici sintomi della febbre.
"Ehilà, ragazzi. Come va?" domandò Amabel.
"Uno schifo. Sto per morire." Disse Jasper, e tossì.
Amabel si accorse subito che le lenzuola si imbrattarono di piccole goccioline di sangue.
"Ragazzi, che sintomi avete?"
"Febbre, naso e gola che bruciano, tosse e dolori alla schiena." Disse Harry, che era bianco come un cencio.
Amabel si voltò verso Michael con sguardo atterrito.
"Michael, esci subito!"
"Che succede?"
"E' la febbre spagnola. I bambini sono affetti dal virus. Sigilla questa ala dell'edificio e porta gli altri residenti in clinica. Dì a Emily di recuperare tutti gli antibiotici del magazzino e portameli qui. Ora!"
Amabel spinse Michael fuori dal corridoio prima che lui potesse replicare. Chiuse la porta a chiave, si infilò guanti e mascherina per prevenire il contagio.
"Dottoressa, è grave? Stiamo davvero per morire?" chiese Jasper.
"Non morirà nessuno, ve lo prometto. E' solo che dobbiamo isolare l'orfanotrofio per impedire la dispersione del virus. Con i giusti antibiotici vi potrò curare. Tornerete a stare bene."
Amabel si sforzava di sorridere ma la paura dei due bambini la faceva stare male. Erano malati già da due giorni e la malattia uccideva i contagiati in tre giorni, quindi Jasper ed Harry avevano solo altre ventiquattro ore prima di collassare. Non avevano molto tempo, tutta la loro speranza era nelle mani di Michael. Un urlo agghiacciante spezzò il silenzio.
"Che c'è? Chi ha gridato?" chiese ancora Jasper.
L'attimo dopo qualcuno bussava in maniera forsennata alla porta.
"Dottoressa, sono la cuoca. Ci sono degli uomini armati di sotto."
"Dove sono Michael e Lizzie?"
"La signorina Stark è rimasta con i bambini e il signor Gray sta parlando con quegli uomini. Io sono scappata per avvisarvi."
Amabel per un momento rivisse la paura che aveva provato quando Campbell l'aveva arrestata, era gelida e terrificante. Jasper ed Harry dovevano essere curati, gli altri bambini dovevano essere sgomberati e lei aveva una famiglia da cui tornare. Non c'era tempo per la paura.
"C'è un modo per uscire dall'orfanotrofio senza essere visti?"
"C'è un tunnel che parte dalle cantine e arriva al cancello principale. Ci posso arrivare."
"Ascoltami bene: esci dall'edificio e raggiungi l'ospedale più vicino. Dì ai medici che abbiamo due bambini affetti da febbre spagnola e che abbiamo bisogno di aiuto. Devi fare il più in fretta possibile. Sono stata chiara?"
"Sì, dottoressa. Faccio subito come mi dite."
Amabel sentì i passi della cuoca allontanarsi e pregò che la donna riuscisse a cavarsela senza essere scoperta.
"Ragazzi, i soccorsi arriveranno presto. Io, però, adesso devo lasciarvi per andare di sotto."
"No! Resta con noi!" la supplicò Harry.
"Non posso fare molto per voi adesso, ma posso aiutare i vostri amici. Capite, vero?"
"Vai. - disse Jasper - I nostri amici hanno bisogno di te. Ci penso io ad Harry."
Jasper era solo un anno più grande di Harry ma era molto coraggioso, perciò Amabel annuì e lasciò la camera. Scese di corsa nell'atrio togliendosi i guanti e la mascherina per non spaventare i bambini. Si nascose dietro il muro per capire chi fossero gli intrusi e vide un prete che puntava la pistola contro Michael. Aveva la vaga sensazione di conoscerlo. Poi all'improvviso fu travolta dai ricordi: sangue, urla, una gamba mozzata.
"Hugo Keller!"
Hugo sollevò lo sguardo su di lei e sorrise, finalmente il suo obiettivo era lì.
"Dottoressa Hamilton, che piacere rivedervi. Sono onorato che vi ricordiate di me."
Michael sanguinava dal sopracciglio a causa di un colpo inferto col calcio di una pistola, mentre Lizzie si era parata davanti ai bambini per proteggerli.
"Certo che mi ricordo. Ricordo ogni soldato che ho curato. Noto che hai recuperato l'arto mancante."
Hugo si alzò la tunica nera per mostrarle una gamba di legno usurata dal tempo.
"Una gamba di legno vi sembra un arto recuperato? No, non lo è. E' colpa vostra se sono ridotto così."
"E' colpa mia? Io ti ho salvato la vita. La scelta era semplice: o la tua vita o la tua gamba, dunque ho sacrificato la parte minore." Disse Amabel con voce ferma.
"Dovevate lasciarmi morire."
"Beh, la prossima volta accontenterò la tua richiesta."
Hugo, anziché offendersi, si mise a ridere. C'era un non so che di malvagio in quelle risa.
"Capisco perché Tommy vi abbia sposato: siete una valida risorsa per i Peaky Blinders."
"Per questo ti ricordo che non devi mai e poi mai sfidare i Peaky Blinders. Ci saranno gravi conseguenze per te, Hugo."
"Tommy ti ammazzerà!" intervenne Michael, il sangue gli colava lungo la guancia.
"Se prima non lo ammazzo io." replicò Hugo spingendo la pistola contro la tempia di Michael.
"Perché sei qui, Hugo? Non capisco la ragione. Credo che per un prete sia un orribile peccato minacciare dei bambini indifesi." Disse Amabel.
Hugo le rivolse un sorrisino ilare, trovava tutta quella faccenda divertente.
"Non sono qui per i bambini. Sono qui per voi, dottoressa. Tommy ha una cosa che appartiene a me e io ora ho una cosa che appartiene a lui."
"Certo, sei qui perché Tommy non ti ha dato i soldi per comprare la droga. Sebbene tu stia minacciando sua moglie, la sua amica e suo cugino, sappi che lui non scenderà mai a patti con te. I Peaky Blinders non vogliono avere a che fare con la droga."
Amabel fece un passo indietro quando Hugo camminò verso di lei con la pistola puntata.
"La droga è solo una piccola parte di ciò che Tommy Shelby mi ha negato. Voi non sapete la verità, vero?"
"Di che cazzo stai parlando?" chiese Michael.
Hugo lo colpì al volto facendolo ruzzolare sul pavimento e Lizzie si prodigò per aiutarlo, mentre Amabel restava immobile in preda alla confusione.
"Quale verità?"
"Ora vi racconto. - disse Hugo - Anni fa sono tornato a Birmingham per completare gli studi religiosi e prendere i voti, ed è stato allora che ho conosciuto Ada Shelby. Lei è la donna più bella che io abbia mai visto. Un giorno mi recai a casa degli Shelby per chiedere la sua mano ma Arthur e John mi picchiarono e mi gettarono in strada perché non ero degno della sorella. Cercai di contattare Tommy ma lui era difficile da rintracciare, e intanto Ada aveva sposato Freddie Thorne. Capite? Tommy decide sempre per tutti. Lui comanda e gli altri eseguono come schiavetti. E non ho ancora capito perché una donna come voi abbia sposato un mostro come lui."
Amabel sentiva la gola secca, il racconto di Hugo le aveva prosciugato le parole. Era credibile quella storia, del resto Tommy aveva il difetto di pretendere che tutti seguissero i suoi comandi e nessuno aveva la possibilità di sfuggirgli.
"Mi dispiace." Mormorò Amabel, avvilita.
"Vi dispiace? Da voi mi aspettavo un maggiore conforto. Dottoressa, vi siete fatta risucchiare dal marciume di Small Heath."
"Anche tu sei stato risucchiato dal marciume. Eri un brav'uomo, poi sei diventato prete e ora fai affari con gli oppiacei. Una delusione d'amore non trasforma una persona così tanto. Tu sei sempre stato questo, un uomo ferito dalla vita che cerca il riscatto per emergere dall'ombra. Hugo, tu sei qui perché vuoi il posto di Tommy. Tu vuoi prenderti i Peaky Blinders e impossessarti di Birmingham." disse Amabel con fermezza.
La storia dell'uomo innamorato e rifiutato poteva anche essere vera, ma Hugo mirava soltanto al potere. Il prete, infatti, ridacchiò e annuì.
"Ad un uomo senza gamba, senza amore e senza Dio non resta che la vana speranza del potere."
"Appunto, vana." Commentò Michael.
Lizzie lo reggeva e gli tamponava il sangue che usciva dalle ferite al volto.
"Per quanto mio marito possa amarmi, non rinuncerà mai al potere per salvarmi. Puoi anche ammazzarmi, Hugo." Disse Amabel.
Il divertimento di Hugo svanì, sostituito da un'espressione accigliata.
"Mi state dicendo che Tommy Shelby rinuncerebbe all'amore della sua vita?"
"Sì. - asserì Amabel - Uomini come voi solo in parte pensano all'amore. Siete troppo ossessionati dal potere per rendervi conto di quello che vi gira intorno."
Fu allora che Hugo puntò la pistola contro la fronte di Amabel, però lei non mosse un muscolo. In guerra aveva sfidato la morte e non la temeva più come prima.
"Io vi ucciderei pure, ma a qualcuno farebbe molto male. Sapete, dottoressa, Tommy non è l'unico ad essere innamorato di voi."
"Non essere ridicolo!"
Lizzie notò che Michael aveva sbarrato gli occhi e che si stava mordendo il labbro quasi a sanguinare.
"Michael, ma che cazzo!" sussurrò lei, disperata.
Se c'era una cosa che negli anni aveva capito di Tommy era che odiava quando qualcuno toccava ciò che era di sua proprietà.
"La vostra amica ha capito tutto." disse Hugo, e stava di nuovo sorridendo.
Amabel, invece, era più smarrita che mai.
"Capito tutto di che? Io ... non ho idea di cosa tu stia parlando."
Hugo si inginocchiò accanto a Michael e gli diede un colpetto sul naso con la pistola.
"Andiamo, cuginetto, sputa il rospo."
Amabel a quel punto temeva che Warren c'entrasse qualcosa, in fondo era tipico di lui invischiarsi con gente poco raccomandabile per riconquistarla.
"Michael, parla. Adesso."
"No."
Hugo, che voleva animare l'atmosfera, passò un braccio intorno alle spalle del ragazzo e lo costrinse ad alzare il mento per guardare Amabel.
"Dottoressa, Michael è innamorato di voi."
Amabel si portò una mano sul cuore che batteva all'impazzata. Quello era un grosso problema, uno di quelli che avrebbe spaccato a metà la famiglia.
"Non dire ... non dire idiozie. Michael è innamorato di una donna ... lui ..."
Le parole le morirono in bocca a causa dello sguardo di Michael: era tutto vero.
"Sono mortificato, Amabel. Io sono innamorato di te dal giorno in cui mi hai chiesto quella consulenza sulle spese del matrimonio di tua sorella. Poi tu hai scelto Tommy e io mi sono fatto da parte. Ora siete sposati e presto avrete un bambino, io non potevo confessarti i miei sentimenti. Mi dispiace."
Amabel gli diede le spalle e si passò le mani fra i capelli. Tommy lo avrebbe scoperto e avrebbe ucciso il cugino per quei sentimenti sbagliati. Però i suoi pensieri si focalizzarono su altro: come faceva Hugo a conoscere un segreto tanto intimo di Michael?
"Evelyn. E' stata Evelyn a dirti che Michael è innamorato di me."
"Finalmente siete giunta alla soluzione." Disse Hugo.
"Tutta questa è solo una messa in scena ideata da Evelyn. Scommetto che anche l'avvelenamento all'inaugurazione sia stata una sua idea."
"Che stronza." Sussurrò Lizzie, schifata da quel raggiro.
"Puoi anche dire a mia sor..."
Amabel si interruppe quando udì le sirene delle autoambulanze che superavano il cancello dell'orfanotrofio. I soccorsi per Jasper ed Henry erano arrivati. Hugo tastò la tasca della tunica nera e tirò fuori un biglietto.
"Questo è da parte di Evelyn."
Dopo che Amabel ebbe accettato il biglietto, Hugo e i suoi uomini scapparono dalla porta sul retro in cucina. Pochi secondi dopo i medici entrarono.
STAI LEGGENDO
Red right hand 3 || Tommy Shelby
FanfictionErnest Hemingway ha scritto "ma noi non eravamo mai soli e non avevamo paura quando eravamo insieme''. Thomas e Amabel si sono ritrovati dopo la Guerra, dopo anni di lontananza, dopo le difficoltà che hanno dovuto affrontare. Insieme non devono più...