9. MACERIE DI SANGUE PT. II
“There’s a devil inside of me
And there’s one inside of you.
A terrible terrorist
Tormenting me in my abyss
[…] so tell me how you deal with that devil in your heart,
‘cos everytime I think we are done
I find I’m right back at the start.”
(Devil Inside Me, Frank Carter & The Rattlesnakes)Due ore dopo
Amabel parcheggiò fuori dai cancelli del vecchio mulino. In fondo si potevano scorgere i fari accesi di un’auto, forse era l’autista di Evelyn.
“Prima sono stata brava?”
Arthur rise e Tommy annuì sorridendo appena.
“Una vera star del cinema!” esclamò Arthur.
“Sì, sei stata brava. Però credo che Polly abbia capito qualcosa.” disse Tommy.
Amabel si appuntò la sciarpa al collo per ripararsi dal freddo pungente della notte.
“Polly intuisce sempre qualcosa. Ha quel suo modo misterioso di leggere fra le righe.”
“Perché è una sensitiva.” Disse Arthur.
“Vero. – disse Amabel – Allora, andiamo? Evelyn è già arrivata.”
Tommy si appoggiò contro il cofano della macchina e si accese una sigaretta, era troppo tranquillo.
“Aspettate. Arriva qualcuno.”
Arthur e Amabel furono accecati da una terza auto che usciva da un sentiero sterrato sul lato destro della strada. La breccia schizzava mentre le ruote giravano fino a fermarsi. Giselle smontò con l’eleganza con cui avrebbe percorso un tappeto rosso.
“Buonasera! Vi sono mancata?”
Amabel contrasse la mascella, non capiva cosa c’entrasse quella ragazza.
“Tu non dovresti essere la stronzetta che si è alleata con Billy Kimber?”
“Oh, capisco. – disse Giselle – Il tuo maritino non ti ha detto niente. Sei davvero un bambino cattivo, Tommy Shelby. Le bugie meritano una giusta punizione.”
“Giselle fa parte del piano.” Disse Tommy.
“Come al solito non ci dici mai un cazzo!” si lamentò Arthur.
Amabel guardò in tralice il marito, si sentiva tradita da quella mancanza di dialogo.
“Capisco. Beh, speriamo che la signorina si sia quantomeno resa utile.”
Giselle ridacchiò e fece l’occhiolino ad Amabel.
“Io sono sempre utile, tesoro. Troverete Evelyn e tre uomini nel mulino. Sappiate che Bobby lascerà Manchester fra due ore, non avete molto tempo.”
“Grazie, Giselle. La tua proposta è appena stata accettata.” Disse Tommy.
Giselle annuì, si avvicinò a Tommy e gli diede un bacio sulla guancia.
“E’ un piacere fare affari con te, signor Shelby.”
Dopo che la ragazza si fu allontanata, Amabel tirò un pugno a Tommy sul braccio.
“Mi fai schifo.”
“Cazzo, Tom! Fai così ogni fottuta volta: te la sbrighi sempre da solo. Vaffanculo.” Disse Arthur.
Tommy spense la sigaretta sotto la scarpa, si aggiustò il soprabito e mise le mani in tasca.
“Non perdiamo tempo in cazzate. Andiamo.”
Amabel e Arthur camminavano avanti lasciando Tommy da solo, come se ora fossero loro ad escludere lui. Presto l’alba sarebbe sorta, ma l’oscurità si avvolgeva intorno a loro per celare gli orrori della notte.Evelyn stava scendendo la ripida scalinata quando udì un vocio sommesso provenire dall’ingresso del mulino.
“Che succede?”
“Niente. Venite di qua.” Disse l’uomo mascherato.
Si infilarono in un corridoio lungo e angusto, la muffa sulle pareti si appiccicava agli abiti. Sbucarono in un piccolo atrio, al centro c’era una sedia e sulla destra una finestra con il vetro crepato.
“Che ci facciamo qui? Dobbiamo andarcene. Devo subito chiamare mio marito.”
“No. – disse l’uomo – Voi dovete restare qui al sicuro. Abbiamo spedito un telegramma a vostro marito avvisandolo che abbiamo portato voi e i ragazzini al vecchio mulino. Presto Bobby sarà qui.”
Evelyn si sedette e si portò le mani fra i capelli. Era assurdo che Bobby avesse fatto rapire Diana, l’unica persona innocente in quella guerra con gli Shelby. Suo marito le aveva promesso fin dall’inizio che Diana sarebbe stata risparmiata, che l’avrebbero strappata dalle grinfie di Amabel per salvarla dalla contaminazione degli zingari. Ecco perché non capiva quel drastico cambio di rotta, ed era ferita.
“Date da bere a Diana e Finn? Sembravano disidratati.”
L’uomo mascherato inarcò il sopracciglio in un gesto superbo.
“Secondo voi rapiamo due mocciosi per dar loro da bere? Non se ne parla.”
“Quella è mia sorella! Deve essere trattata con i guanti bianchi!” chiosò Evelyn.
“E questo è il mio lavoro: prendere cose e persone ed incassare i soldi. Non ho tempo per i trattamenti di favore, nemmeno per vostra sorella!”
Evelyn notò che l’uomo per la seconda volta guardava verso la porta come se aspettasse qualcuno. Bobby ci avrebbe impiegato del tempo per tornare da Manchester, quindi chi stava arrivando?
“Aspettiamo qualcuno? Siete agitato.”
“Non sono agitato. E’ solo che odio i ritardatari. Ho chiamato alcuni miei uomini come rinforzo, ma a quanto pare stanno tardando.”
Evelyn stava per propinare la centesima lamentela quando spalancò la bocca per la sorpresa. Amabel era appena entrata nell’atrio.
“Ciao, Evelyn. Contenta di rivedermi?”
“T-tu? Che … che … che diavolo succede?”
Dal corridoio uscirono anche Arthur e Tommy, i cappelli che sottolineavano la loro appartenenza ai Peaky Blinders.
“Già, io. – disse Amabel – Sono qui per te. Per farti aprire gli occhi su tuo marito.”
Evelyn si appiattì contro la parete come se volesse farsi inglobare dal cemento e scomparire.
“Questo è un vostro piano. Come avete fatto?”
Amabel prese posto sulla sedia, accavallò le gambe e sospirò.
“E’ andata più o meno così.”
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Red right hand 3 || Tommy Shelby
FanfictionErnest Hemingway ha scritto "ma noi non eravamo mai soli e non avevamo paura quando eravamo insieme''. Thomas e Amabel si sono ritrovati dopo la Guerra, dopo anni di lontananza, dopo le difficoltà che hanno dovuto affrontare. Insieme non devono più...