Il veleno della discordia

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2. IL VELENO DELLA DISCORDIA

I drank some dirty water
Shook evil hands
I’ve done some bad things
And they get easier to do.”
(Rocking Horse, The Dead Weather)

Sei mesi dopo, Londra.
Il Parlamento di Londra era un viavai di gente, funzionari, parlamentari, cittadini. Tommy si fece strada a fatica per entrare nell’austero edificio e dirigersi nel suo ufficio. Quella mattina il Parlamento si riuniva e lui doveva proporre una diminuzione delle tasse nei quartieri poveri di Birmingham. A tal fine Ada aveva scritto un discorso efficace che convincesse gli altri membri a cedere alla richiesta, e poco importava se le parole fossero dettate da una comunista per un laburista: l’importante era vincere a qualunque costo. La sua segretaria – Danielle – si alzò non appena lo vide varcare le porte dell’ascensore.
“Buongiorno, signor Shelby.”
“Buongiorno. Quali sono i miei impegni per oggi?”
Danielle, una giovane donna dai capelli rossi sempre ben pettinati e un paio di occhiali tondi sul naso, sbirciò tra le pagine dell’agenda.
“Tra un’ora c’è la riunione del Parlamento. A pranzo siete ospite di Walter Chase per la questione dei treni. Poco fa ha chiamato vostra moglie per avvisarvi che lavorerà fino a tardi in clinica.”
Tommy sospirò, lui e Amabel non avevano avuto un momento di pace quella settimana. Si erano addormentati separati a orari diversi, si erano incontrati casualmente una mattina prima di andare a lavoro, e avevano scambiato poche parole su Charlie e sul party che stavano organizzando.
“Va bene. Grazie, Danielle. Un’ultima cosa: manda un mazzo di fiori a mia moglie firmato ‘Thomas’.”
“Certo, signor Shelby.”
Tommy si chiuse in ufficio, prese posto sulla comoda poltrona e si accese una sigaretta. Tirò fuori dalla valigetta il taccuino in cui Ada gli scriveva i discorsi e indossò gli occhiali da vista per ripassare.
Una ventina di minuti dopo Danielle fece capolino nella stanza.
“Mi dispiace disturbarvi, signor Shelby, ma c’è una visita per voi.”
“Prego.”
Tommy aggrottò la fronte quando vide entrare un prete: abito lungo e nero, calvo, piccoli occhi grigi e barba curata.
“Hugo? Sei proprio tu?”
Hugo Keller in passato era stato un soldato della marina che aveva combattuto a Somme con Tommy. Durante un attacco un pezzo di metallo gli aveva danneggiato i tessuti ossei e la gamba gli era stata amputata da Amabel.
“Sono proprio io. E tu sei arrivato al Parlamento, sergente maggiore Shelby!” disse Hugo sorridendo. I due uomini si salutarono con breve abbraccio.
“Nessuno mi chiama così da molto tempo. Arrivare in Parlamento non è stato facile, ma alla fine ce l’ho fatta. Nulla sfugge al mio controllo. Prego, siediti. Ti posso offrire un whiskey?”
“Volentieri.”
Hugo si sedette mentre Tommy riempiva due bicchieri col suo whiskey irlandese preferito che arrivata direttamente dal Garrison.
“Sei diventato prete, eh? Da non credere.” Disse Tommy, e mando giù un sorso di alcol.
“Dopo la Francia la mia vita era distrutta. Ho impiegato tre anni per accettare la perdita della gamba e per imparare ad usare le stampelle. Ora uso una gamba di legno, non è il massimo ma almeno appaio normale. La fede mi è stata molto d’aiuto. Sono il parroco della Saint Augustine.” Spiegò Hugo, la mano che sfiorava il supporto di legno sotto la toga.
Tommy lasciò perdere il bicchiere, il whiskey si era fatto improvvisamente amaro.
“La Francia ha distrutto tutto: c’è chi ha perso la vita, chi la gamba, e c’è chi ha perso la testa. Tutti abbiamo perso qualcosa su quel fottuto campo di battaglia.”
“Tu, invece, sembri aver guadagnato molto dalla fine della guerra. A Birmingham circolano delle voci sulla tua famiglia.” disse Hugo con nonchalance.
Tommy ebbe l’impressione che quell’incontro non fosse una visita di cortesia.
“Perché sei qui, Hugo? Ormai sono a Londra da sei mesi, eppure tu mi vieni a trovare soltanto ora. Se hai sentito delle voci sulla mia famiglia, sai che tendo a non fidarmi molto.”
Hugo ruotò il bicchiere e il whiskey macchiò la toga, ma lui continuava a fissare Tommy con i suoi occhi vagamente divertiti.
“I Peaky Blinders sarebbero disposti a fare affari con un prete?”
“Che genere di affari?”
Tommy si guardò la fede e avvertì una morsa allo stomaco al pensiero di deludere Amabel.
“La settimana prossima arriverà a Londra un carico di oppio che verrà poi smistato tra i gangster della città. Io ho intenzione di comprare un paio di chili per creare un mio business. La chiesa è la copertura perfetta per la vendita di droga. Non ho abbastanza soldi e protezione per l’acquisto, perciò vorrei che tu diventassi il mio socio.” Disse Hugo.
“Tu vuoi i miei soldi e i miei uomini per comprare due chili di oppio? E’ assurdo.”
“Invece è una mossa intelligente. Non appena venderò le prime dosi, ti restituirò i soldi. Se diventassimo soci in affari il nostro guadagno potrebbe triplicare. Andiamo, Tommy, tutti vogliono più denaro.”
Tommy ghignò, quell’offerta era ridicola per uno che veniva dai bassi fondi. L’oppio nelle grandi città era lo sballo dei poveri, i ricchi si orientavano verso nuove droghe ed erano disposti a pagare fiumi di denaro.
“Io sono già ricco, non ho bisogno dei tuoi fottuti soldi. Spacciare porta sempre una marea di problemi. Tieniti quella merda per te. I Peaky Blinders non si immischiano negli affari di droga.”
“Parli così perché sei un parlamentare oppure perché hai sposato la bella dottoressa? Cazzo, Amabel Hamilton è tua moglie!” esclamò Hugo ridendo.
Tommy in un raptus di rabbia afferrò Hugo per il colletto e lo sbatté contro la scrivania, i suoi occhi azzurri erano quasi neri.
“Non nominare mia moglie. Se tu provi ad avvicinarti a lei in qualche modo, giuro che do fuoco alla tua fottuta gamba di legno e poi te la faccio ingoiare. Sono stato chiaro?”
Hugo deglutì, spaventato. Annuì piano e allontanò le mani di Tommy dalla propria gola.
“Sei stato cristallino.”
“E adesso sparisci, Hugo. Non farti più vedere.”

Red right hand 3 || Tommy Shelby Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora