Profonda oscurità

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7. PROFONDA OSCURITA’

“I’ll walk to the depths of the deepest dark forest,
Where people are many and their hands are all empty,
Where hunger is ugly and the souls are forgotten,
Where black is the colour and none is the number.”
(A Hard Rain’s Gonna Fall, Laura Marling)

Il giorno dopo
Un brivido di freddo percosse Amabel costringendola a cercare calore in Tommy. Quando la sua mano toccò il vuoto, spalancò gli occhi e non trovò nessuno.
“Thomas?”
Non ricevette risposta. Il caravan era vuoto, non c’erano rumori di nessun tipo e le lenzuola erano tiepide. Fuori era ancora buio, l’orologio da taschino di Tommy segnava le due del mattino. Amabel scostò la tendina e scorse una figura che avanzava nell’oscurità. Era Tommy. Aprì la fine stretta e si sporse oltre il bordo.
“Thomas! Thomas! Torna qui!”
Il vento fischiava forte e sferzava la superficie del fiume come fossero colpi di frusta. Amabel si infilò il soprabito e le scarpe per uscire nella tempesta ventosa.
“Thomas!”
Tommy non si girava, sembrava che non la stesse ascoltando affatto, anzi continuava a camminare senza esitare. L’acqua del fiume schizzava sulla camicia da notte facendo rabbrividire Amabel, che invano si stringeva nel soprabito. Tommy era giunto a riva, si fermò un momento e poi si immerse nel fiume.
“No! Thomas!”
Con quella temperatura bassa rischiava un’ipotermia che lo avrebbe ucciso. Amabel corse verso di lui, le scarpe affondavano nella terra umida e rallentavano i suoi passi come sabbie mobili.
“Thomas! Thomas! Thomas!”
Amabel si gettò in acqua e fatica tentò di raggiungere Tommy. La camicia da notte e il soprabito erano bagnati e appesantivano la sua avanzata, ma lei non si fermava. Stava per cadere quando riuscì ad afferrare la mano di Tommy. Lui si bloccò e si voltò lentamente, il suo volto era bianco come un cencio e il suo sguardo era perso nel vuoto.
“Thomas!”
Amabel gli tirò uno schiaffo tanto forte da lasciargli il segno sulla guancia. Come se un incantesimo si fosse spezzato, Tommy emise un rantolo e sbatté le palpebre.
“Bel! Che cazzo …”
“Thomas, dobbiamo uscire dal fiume. Andiamo, dai!”
Mano nella mano tornarono a riva e da lì verso il caravan. Erano fradici, infreddoliti e con la pelle coperta dai brividi. Tommy si accasciò sul letto e si passò le mani fra i capelli. Amabel gli mise una coperta sulle spalle e iniziò a sfregare le mani lungo le sue braccia per riscaldarlo.
“Che cosa è successo?”
“Un incubo ad occhi aperti.” Disse Tommy.
“Adesso ci cambiamo i vestiti e dopo parliamo. Ci verrà un malanno altrimenti.”
I minuti successivi furono dominati dal silenzio mentre si toglievano i vestiti bagnati per indossarne altri asciutti, dopodiché Amabel mise sul fuoco la teiera perché una bevanda calda sarebbe stata ottimale. Trasalì quando Tommy l’abbracciò.
“Stai bene.” disse lui a bassa voce.
Amabel gli circondò il collo con le mani e gli diede un casto bacio sulle labbra.
“Sì, sto bene. Ero in pericolo nel tuo incubo?”
“Tu stavi gridando, eri ricoperta di sangue, con te c’era Charlie. Poi ho visto anche John, lui mi diceva di entrare nell’acqua e lasciarmi affogare. E ho visto la guerra, ho sentito le esplosioni, ho assaporato di nuovo la terra. C’era sangue dappertutto. Cazzo!”
Tommy diede un pugno alla mensola della cucina e questa cadde trascinando con sé i sacchetti di spezie. Amabel gli prese le mani e lo fece accomodare sul letto.
“Ehi, calmati. Sei qui e sei vivo. Io sono qui e sto bene.”
“Non facevo incubi da mesi, cazzo. Sono un fottuto casino.” Disse Tommy, affranto.
“E’ normale che gli incubi siano tornati. E’ lo stress causato dalla faccenda di Bobby che ti sta destabilizzando. Lo stress post traumatico non passa, si mette da parte e poi torna a galla nei momenti di tensione.”
“E qual è l’effetto che lo stress post traumatico ha su di te?”
Amabel non si aspettava quella domanda, in fondo era lei che di norma consolava gli altri ed essere scoperta non le piaceva.
“Mi ammazzo di lavoro per cercare di salvare le vite che non ho salvato in Francia.”
“Siamo due cadaveri che camminano, Bel.”
Quelle parole facevano male perché erano vere: le loro anime erano morte su quel campo di battaglia, solo i loro corpi avevano fatto ritorno dalla guerra.
“E’ per questo che ci siamo ritrovati, no? Per essere cadaveri insieme.”
Tommy fece una messa risata e le diede una gomitata giocosa nelle costole.
“Tu sei un cadavere piuttosto attraente.”
Amabel rise mentre si sforzava di trattenere le lacrime.
“Neanche tu sei tanto male.”
Tommy l’attirò a sé e si lasciò confortare dal calore di Amabel che gli ricordava casa.

Red right hand 3 || Tommy Shelby Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora