EPILOGO: RISORGERE
"He's a god, he's a man
He's a ghost, he's a guru
They're whispering his name
Through this disappearing land
But hidden in his coat is a red right hand."
(Red Right Hand, Nick Cave and the Bad Seeds)Sei mesi dopo, agosto
Amabel guidava verso la periferia di Birmingham con le dita che tamburellavano sullo sterzo per il nervosismo. Pochi minuti prima Johnny Dogs l'aveva chiamata in clinica perché raggiungesse il Red Dragon, un enorme magazzino militare abbandonato che i cinesi avevano trasformato in una palestra. Uscita dai confini cittadini, si ritrovò immersa nel buio pesto. I fari illuminavano un sentiero stretto e sterrato che si dirigeva verso la zona nord. La campagna intorno sembrava sterminata e pericolosa, i rami degli alberi simili a braccia rachitiche pronte a ghermirla. Sussultò quando un gufo planò sopra il tettuccio dell'auto. La campagna non faceva per lei. Mezz'ora dopo intravide due pire bruciare e capì che il luogo era quello. Lo spiazzale del magazzino era gremito di persone, uomini ubriachi e sotto l'effetto di qualche droga, giovani ragazzi che brindavano e alcune donne che civettavano fra di loro sedute sui cofani delle auto.
"Ehi, bella signora, cerchi divertimento?" domandò un uomo, accasciandosi contro il finestrino.
"Non ti conviene darmi fastidio." Disse lei in tono perentorio.
"E perché? Tu chi cazzo sei?"
"Amabel Hamilton Shelby."
L'uomo si tirò indietro con la paura stampata in volto, nessuno voleva inimicarsi Tommy Shelby.
"Scusatemi, dottoressa. Cercate vostro marito?"
"Ci penso io, Jim. Torna a ubriacarti." Intervenne Johnny Dogs.
Amabel parcheggiò nei pressi del cancello, lontano dalla folla, e recuperò la valigetta. Johnny le tolse la borsa di mano un po' bruscamente, sebbene il suo gesto avesse l'intenzione da gentiluomo.
"Che ha combinato questa volta Thomas?"
"Venite con me, dottoressa."
Amabel fu condotta all'interno del magazzino, uno spazio grande e arredato solo da un ring da combattimento, sacchi e altri attrezzi da allenamento. Tommy stava fumando accanto ad un lottatore col viso insanguinato. Si illuminò quando vide Amabel andargli incontro. I tacchi picchiettavano sul pavimento come se una pistola scaricasse proiettili per terra. Camminava a testa alta e schiena dritta, il portamento di una donna pronta a tutto.
"Bel, eccoti."
"Sono reduce da un turno di sedici ore in clinica, sono stanca e vorrei tornare a casa dai bambini. Quindi che diavolo avete combinato questa volta?"
Tommy la prese da parte per parlarle lontano da orecchie indiscrete.
"Non avrei voluto trascinarti qui, ma Arthur ha fatto un casino a cui dobbiamo rimediare."
Amabel avrebbe voluto andarsene seduta stante, era troppo sfinita per sopportare altri problemi, ma Tommy aveva quello sguardo supplichevole che riusciva sempre a convincerla.
"E va bene. Che devo fare?"
"Arthur e Johnny Dogs hanno organizzato un combattimento clandestino con il figlio dei cinesi senza chiedere il permesso a nessuno. Arthur lo ha ridotto male, gli ha spaccato la faccia e non smette di sanguinare."
"Se il ragazzo muore, i cinesi faranno guerra ai Peaky Blinders." Aggiunse Amabel.
"Esatto. - disse Tommy - Devi salvare il ragazzo. Non è il momento per una fottuta guerra con i cinesi. E devi farlo prima che il padre e i fratelli lo scoprano."
"Questo ti costerà caro, Shelby."
Tommy le prese la mano di nascosto, non voleva che qualcuno lo vedesse compiere un gesto affettuoso.
"Farò tutto quello che vorrai. Ora, per favore, aiutaci."
Amabel alzò gli occhi al cielo e annuì, non avrebbe mai lasciato la città sull'orlo di un'ennesima diatriba.
"Dov'è il ragazzo? E Arthur sta bene?"
"Quello stronzo di Arthur sta benissimo, ci penso io. Johnny ti porterà dal ragazzo."
Mentre Amabel seguiva Johnny, scorse Tommy schiaffeggiare Arthur e rimproverarlo per la sua pessima iniziativa.
"E' qui." Disse Johnny Dogs.
Amabel varcò una tenda sgualcita e unta ed entrò in una stanzetta che un tempo doveva essere il deposito delle provviste. Il ragazzo in questione stava sdraiato su una brandina malmessa, si lamentava e si dimenava. La sua faccia era spaventosa, una poltiglia di carne massacrata e sangue. La spalla era chiaramente lussata. Dalla maglietta spuntava una costola. Una delle gambe non si muoveva.
"E' mostruoso." Mormorò Amabel, turbata da quella vista.
Johnny guardò il ragazzo e scosse la testa, del resto era anche colpa sua se adesso rischiavano una faida con i cinesi.
"Tommy dice che potete aiutarlo. Ce la fate?"
"Forse. In guerra ho curato parecchi soldati conciati peggio di lui, ma allora avevo gli strumenti adatti. Non possiamo portarlo in ospedale o in clinica, perciò non so quanto possa essere d'aiuto il mio intervento."
"Puoi farcela." Disse una voce alle sue spalle.
Michael era appena entrato e se ne stava appoggiato alla parete con le mani in tasca. Era da tempo che loro due non stavano insieme nella stessa stanza. Amabel lo ignorò, quindi aprì la valigetta e raccolse il necessario.
"Johnny, prendi un secchio di acqua fredda e degli stracci. Prima pensiamo alla faccia, poi al resto."
Rimasti da soli, Michael fece un passo avanti e Amabel indietreggiò.
"Tommy ti ordina di starmi lontano?"
"Non essere ridicolo, Michael. Non siamo qui per discutere della tua cotta ma per salvare una vita."
"La mia non è una stupida cotta." Replicò lui con disappunto.
Amabel stava per rispondere quando Johnny rientrò con un secchio pieno e una busta di pezze bianche.
"Johnny, ora dovrai gettare l'acqua fredda sulla faccia del ragazzo."
"Sicura? Non è un po' ... barbaro."
Amabel inarcò il sopracciglio.
"Sono io il medico. Il sangue va lavato in fretta e una secchiata d'acqua è il metodo più rapido ed efficace."
Sebbene scettico, Johnny rovesciò l'acqua addosso al ragazzo. Il sangue schizzò sulla parete, sul materasso della brandina e sul pavimento. Il ragazzo imprecò per il dolore, ma Amabel ora poteva costatare per bene i danni.
"L'occhio sinistro è del tutto chiuso, mentre il destro è gonfio. Il labbro e il naso sono spaccati. La mascella è fuori sede. Anche la spalla è fuori sede. La gamba destra, invece, sembra aver perso sensibilità. La costola presenta solo gonfiore ed ecchimosi, per fortuna oserei dire."
"Cazzo, Arthur lo ha fracassato." Giudicò Johnny.
"Già. - disse Amabel - E sarà difficile renderlo presentabile per evitare che i cinesi ammazzino Arthur. Mettiamoci al lavoro."
Michael si levò la giacca e la gettò a terra per avvicinarsi alla brandina.
"Che facciamo?"
"Dobbiamo praticare una riduzione della lussazione, cioè dobbiamo rimettere in sede la spalla grazie alla tecnica di Ippocrate."
Johnny e Michael si scambiarono un'occhiata confusa, al che Amabel sbuffò.
"La tecnica prevede che io tenga il braccio lussato dal polso per applicare una trazione con un angolo di quarantacinque gradi. Voi immobilizzate il ragazzo sul letto e io applico la manovra."
Johnny e Michael premettero il ragazzo sul materasso affinché non si muovesse, Amabel gli afferrò il polso e ruotò il braccio come previsto dalla tecnica ippocratea. Il ragazzo lanciò un urlo simile a quello di un toro ruggente.
"Fatto?"
"Fatto. - confermò Amabel - Ora passiamo alla mascella."
"Ci penso io. Ho rimesso in sesto molte mascelle dei miei uomini." Disse Johnny, fiero di sé.
Amabel lo lasciò fare e, dopo un rumore strano e un altro grido, la mascella era tornata al suo posto.
"Ottimo lavoro. Adesso io penso alla faccia. Voi trovate qualcosa di non troppo duro per tenere la costola."
Nella mezz'ora successiva Amabel si affaticò per disinfettare e ricucire le ferite, per aprire l'occhio sinistro ammaccato, per sistemare la costola, per risvegliare la gamba. Tommy la raggiunse mentre stava controllando di aver curato ogni lacerazione.
"Come va?"
"Non tanto bene. La faccia andrà guarendo nelle prossime settimane e la spalla entro due mesi migliorerà, ma temo che la gamba non tornerà a funzionare. Anche la vista all'occhio è decisamente peggiorata, suppongo che vedrà ombre sfocate."
"Merda. Arthur ha creato un fottuto cadavere!"
Tommy diede un calcio al secchio che si schiantò contro la parete con un forte clangore. Amabel gli cinse il collo con le mani e gli massaggiò la nuca per calmarlo.
"Possiamo risolvere la cosa, Thomas. Ci sono io con te."
"Questi sono i fottuti casini del cazzo a cui abbiamo rinunciato tempo fa."
Tommy tentò di scansarsi ma lei lo tenne stretto.
"Lo so, ma la vita è imprevedibile. Arthur ha combinato un disastro e tocca a noi risolverlo. E se pagassimo i cinesi? Il figlio è comunque vivo, magari una bella somma di denaro placherà la loro voglia di vendetta."
"Tommy, i cinesi sono arrivati!"
Michael irruppe nella stanza obbligandoli a staccarsi. Amabel per qualche assurda ragione si sentì in imbarazzo, non era giusto che Michael soffrisse per colpa sua.
"Arriviamo."
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Red right hand 3 || Tommy Shelby
FanfictionErnest Hemingway ha scritto "ma noi non eravamo mai soli e non avevamo paura quando eravamo insieme''. Thomas e Amabel si sono ritrovati dopo la Guerra, dopo anni di lontananza, dopo le difficoltà che hanno dovuto affrontare. Insieme non devono più...