SETTE

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Continuo a vagare tra i miei mille pensieri.

Mi sono lasciata ingannare come una sciocca.

Fisso le mie scarpe, con la speranza di poter pensare ad altro.

Qualcuno entra improvvisamente in bagno, facendo un rumore tale da compensare la mia rabbia.

Sarà una ragazza nella mia stessa situazione.

Si avvicina sempre più al gabinetto dove mi trovo rinchiusa.
Passi svelti si fanno sempre più vicini.

"Chi c'è? Tutto bene?" dice con fare preoccupato.

Ha una voce soave, piacevole da sentire.

Anche se non rispondo, noterà la mia presenza, perciò tanto vale.

Mi sollevo, alzo lo zaino da terra e apro la porta.

Uscendo mi imbatto in questa stramba ragazza.

Bassina, capelli scuri e mossi, sorriso accennato e occhi neri come la pece.

Ha uno stile tutto suo, un po' cupo, un po' curato. Insomma, particolare ma originale.

"Ciao, tu chi sei?" mi limito a dire.

"Mi chiamo Dalila. Tu piuttosto, chi sei? Che ci facevi chiusa lì?"

Mi guarda stranita, forse per il fatto che non mi ha mai vista prima.

"Oh, nulla di che. Io sono Martina, piacere." le sorrido.

Ricambia il sorriso.

"Scusami, magari ti sono sembrata scortese..solo che, oggi è una di quelle giornate 'no'." sospira.

"Puoi dirlo forte." cambio espressione del viso e guardo a terra.

Scambiamo due chiacchiere.

Le racconto ciò che mi succede e lei racconta a me che le è accaduto.

In pratica è stata mollata dal suo ragazzo, proprio ieri sera. L'ha lasciata con la scusa di avere problemi in famiglia, che è una situazione complicata e che non la vuole coinvolgere.

Lei sospetta che in realtà, esista un'altra ragazza. Cosa molto probabile.

Insomma, siamo messe abbastanza male. Addirittura una peggio dell'altra.

Finiti questi discorsi, decidiamo di dirigerci nelle varie classi.

A 2 ore di inglese posso resistere, al resto non lo posso assicurare.

"Ehi, se ti va possiamo continuare a parlare in pausa." dice lei.

"Ma certo, ci vediamo dopo."

Ci dividiamo e mi dirigo verso l'aula 117.

Devo fare a meno di Dylan, per questa lezione. Dimostriamo alla classe che sono brava in questa lingua.

Devo concentrarmi sullo studio quest'anno, al diavolo i ragazzi.

Entro in aula. Nonostante la sosta in bagno, sono in anticipo di un paio di minuti.

Vedo un banco libero a metà della classe e decido di occuparlo.

Ho intenzioni di rimanerci sola soletta.

Ci sono tutti, persino Thomas, ma Dylan ancora non è presente.

Sarà da qualche parte a sbaciucchiarsi quella Bethany del cavolo.

Vabbe, calmiamoci.

Il prof di inglese, Christopher Carson, si presenta.

Forse fa maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora