UNO

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Sono le 8:00.
É il mio primo giorno di scuola. Comincio più tardi, ma non posso prendere l'abitudine di svegliarmi a quest'ora.
Mi sento fortunata; mia madre é già a lavoro, verró risparmiata dalle sue urla per un po'.
La voglia di alzarsi dal letto é pari a zero. Proprio come la voglia di affrontare un altro anno di scuola.
La mia curiosità però é stimolante e mi convince ad alzarmi.
Ho immaginato questo giorno per tutta l'estate, ho pensato a cosa potrebbe succedere, alle possibili differenze con l'altra scuola. E continuo a sperare in un totale cambiamento.
Vorrei che da oggi, Jane, abbia davvero degli amici. Vorrei che da oggi possa essere davvero felice.

**

Sono già le 9:00
La mia lentezza nel prepararmi sarà una cosa alla quale dovrete abituarvi. Ho mezz'ora per essere a scuola, e se arrivo tardi posso considerarmi spacciata.
Primo giorno in una nuova scuola: arrivare tardi é come scavarsi la fossa.
Sollevo la borsa da terra e la metto in spalla. Scendo rapidamente le scale e mi fiondo fuori di casa, lasciando sbattere la porta dietro di me.
Chiudo a chiave e mi dirigo a scuola, con passo lestro; fortunatamente non sono molto distante dall'istituto.

**

Okay riesco a vederla, la scuola é laggiù. Provo una certa soddisfazione, non so bene il perchè.
La mia espressione felice però, il sorriso che fino a qualche secondo fa avevo dipinto sul volto, non è durato a lungo.
La mia convinzione viene interrotta da una strana sensazione al piede sinistro, che con leggero ribrezzo alzo per controllare.
"Oh merda!" Esclamo -o meglio urlo- proprio fuori dal cancello scolastico.
Non riesco a credere che sia appena successo. Sono stati tanti i film mentali che mi sono fatta durante l'estate, provando ad immaginare questo primo giorno, ma non pensavo di finire letteralmente nella merda.
Credo di avere un'espressione terribile sul volto, perché un ragazzo si avvicina a me con premura.
"É tutto apposto?"
La luce del sole colpisce i suoi occhi, così particolari. Sono di un color marrone molto chiaro, e con quella luce si definisce un contorno scuro, quasi blu. Non ho mai visto occhi così.
Dei ragazzi mi hanno sempre colpito gli occhi e, fino a poco fa, trovavo speciali gli occhi verdi, blu, azzurri o qualsiasi colore che non avesse a che fare con i miei.
Il suo sguardo però ha ribaltato la situazione; mi affascina. I nostri occhi sono molto simili e quei suoi capelli neri, quella corporatura muscolosa camuffata da una maglia larga.
Credo di essermi persa a guardarlo, perché mi fissa incuriosito. Ancora non gli ho risposto.
"Ehm sì, tutto bene, ti ringrazio. Non preoccuparti."
Abbasso lo sguardo per vedere in che stato é la mia scarpa. Grande errore:
ha seguito il mio sguardo e adesso se la ride.
"Oh adesso capisco!" dice cercando di trattenere una rumorosa risata.
"Vuoi che ti dia una mano?"
Una mano a fare cosa? A pulirmi la merda da sotto le scarpe? No grazie.
"Non ce n'è bisogno, e poi non ho idea di come potresti aiutarmi. Grazie lo stesso."
Il suo viso si annebbia, ma dopo poco si rassegna.
Cerco di deviarlo per continuare a correre verso l'entrata principale, quando mi accorgo che un aiuto, in realtà, me lo potrebbe dare.
"Aspetta! Potresti dirmi dove sono i bagni e dove trovo l'aula 112?"
Gli occhi gli si illuminano. Si avvicina a me e con un grande sorriso cerca di rispondere alle mie questioni.
"Se ti va in aula 112 ti ci porto io, credo che ci toccherà frequentare lo stesso corso." Lo dice finendo con una smorfia. E se i suoi occhi mi attraevano, il suo sorriso era la fine del mondo.
"Ah e i bagni sono proprio lì. Giri a destra subito dopo l'entrata e sei lì. Prego."
Un po' smorfioso ma non fa nulla, mi sta aiutando, questo è l'importante.
"Va bene, ti ringrazio. Allora mi accompagni?"
Annuisce, mi porge la mano e mi strattona in direzione dei bagni.

**

"Finalmente, pensavo non uscissi più! Ti ricordo che mancano due minuti, non credo tu voglia arrivare in ritardo."
Me la rido pure io. É la mia preoccupazione piú grande, quella di non fare in tempo, ma se devo arrivare in ritardo con lui, allora non c'è da dispiacersi.
Prima di entrare nella 112, si volta verso di me e mi guarda intensamente.
"Tutto questo trambusto e ancora non ci siamo presentati. Io sono Dylan, molto piacere."
Mi porge nuovamente la mano, credo di dovergliela stringere questa volta.
"Il piacere é tutto mio. Jane."
Insieme prendiamo un bel respiro. Lui appoggia la mano alla maniglia e fa leva con cautela.
Per essere lá prima mattinata non é niente male -per ora- ma come sarà lì dentro?
Per qualche secondo il terrore mi pervade, ma prima di scorgere i volti di tutti i miei nuovi compagni, voglio guardarlo ancora. I suoi occhi mi rassicurano, mi guarda accennando ancora uno di quei sorrisi da favola e finalmente ci decidiamo ad entrare.

SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti quanti voi lettori, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Cercherò di aggiornare ogni volta che posso.
Grazie a voi che continuerete a leggere e buona fine giornata.

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