Capitolo 4

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Al rientro del nonno evitai di lanciargli occhiate fulminanti. Aveva un cipiglio fin troppo corrucciato per scaricargli addosso il fastidio per avermi abbandonato prima alle grinfie della nonna.

Mi avvicinai a lui "Cosa è successo nonno?"

Sembrò risvegliarsi con una scrollata di spalle per mezzo della mia voce "Alaric mi ha chiesto di allenare un gruppo ristretto di lupi."

Lo guardai confusa "Non se ne occupa papà di questo?"

"Allenarli per farli entrare nel branco Sanctus."

Le mie labbra formarono una piccola o. In fondo il nonno era un guerriero del branco Sanctus, aveva cambiato branco solo per seguire mia nonna che al tempo faceva parte del branco Wayra, che era noto per le doti mediche "C'è veramente qualcuno che vuole tentare di entrare nel branco di Alpha Serse? Devo essermelo perso."

"Già, sembra strano anche a me" concordò.

"C'è davvero qualche ragazzo che ha delle possibilità di entrare?"

"Devo parlare con tuo padre, probabilmente sarà qualcuno dei ragazzi che allena la mattina."

"Vorrei poterti dare qualche dettaglio in più nonno, ma non ne ho idea."

"Comunque più tardi verremo a casa vostra, così potrò scambiare due chiacchiere con Adam" poi allungò una mano e mi diede una pacca sulle spalle "Non preoccupartene."

Feci una smorfia divertita "Mi preoccupo più per i ragazzi che addestrerai che per te nonno."

Lui ricambiò con un sorriso malizioso "Veramente?"

Risi.

"Ezra, Elizabeth! Venite in cucina è tutto pronto!" urlò la nonna.

Mi coprii le orecchie "Quante volte devo ricordarle che non c'è bisogno di urlare?"

"Oh tesoro è inutile. Ci provo da più di un secolo, ci conviene sbrigarci se non vogliamo risentirla urlare."

***

Io e Noe passammo tutto il primo pomeriggio dai nonni e solo alle cinque riuscimmo ad andare via, con la promessa che qualche ora dopo ci saremmo rivisti a casa nostra.

"Mi dispiace Noe, non puoi prendertela con me però."

L'avevo portata lo stesso da Phil, ma invece di comprarle un pranzo intero mi ero limitata a prenderle un dolce e una porzione di patatine.

"Ma lo avevi promesso El!" si lamentò Noe.

"Sai che non riesco a dire di no alla nonna e non mi guardare male, perché neanche tu ci riesci."

Lei si limitò sbuffare mentre mangiucchiava le patatine. Mi allungai rubandogliene due e beccandomi un piccolo urlo infastidito "Smettila El! Sono mie!"

"Ehy mostriciattolo le ho pagate con i miei soldi, quindi un assaggio mi aspetta per diritto" dissi finendo di mangiare il bottino ancora caldo.

"Bene, ma adesso non puoi prenderne più!"

Risi "Va bene, va bene."

Stavamo camminando per ritornare dentro i confini del branco. Phil si trovava appena oltre la linea di confine ed era una zona neutrale in cui i lupi di tutte le zone limitrofe e gli umani si ritrovavano. Ogni astio in quel pezzo di terra scompariva, ed era stata la soluzione perfetta per permettere ai ragazzi dei branchi di familiarizzare e in alcuni casi anche di stringere amicizie o trovare i propri compagni.

Non appena superammo la linea di confine provai un misto di sollievo e piacere: era come entrare dentro una vasca di acqua calda. Ovviamente le mi difese fuori dalle terre del branco schizzavano alle stelle in maniera automatica ormai, anche se all'inizio non era così. Avevo preso così tante botte da Ermes che a forza di colpi il mio corpo aveva imparato a rimanere in difesa, anche nelle situazioni che potevano sembrare meno pericolose. C'era stato anche un periodo in cui, sempre per colpa di Ermes, avevo passato delle notti fuori in campeggio e quando meno me lo aspettavo lui arrivava dal nulla e me le dava di santa ragione, soprattutto se vedeva che non ero vigile e non mi svegliavo sentendolo arrivare. Non ero riuscita a chiudere occhio per una settimana prima di riuscire a trovare il giusto equilibrio che mi permettesse riposare e rimanere vigile allo stesso tempo.

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