Capitolo 2

14 0 0
                                    

5 Febbraio, ore 12:35, anno 1970, monti del Sestry

Il Capitano Jake Barley entrò nell'accampamento del colonnello Simon Bury: si trovavano in mezzo alle montagne, in una valle chiamata Valle della Notte, perché il sole toccava la valle soltanto due volte al giorno. Gli accampamenti erano messi al di fuori della città di Sestry, in una pianura circondata da un ampio bosco di abeti. Barley si mise sull'attenti, salutando il colonnello, mentre quest'ultimo si alzò in piedi e gli porse la mano: "Salve Capitano Barley, fortunatamente è riuscito a venire in tempo. Ho delle notizie da comunicarle." Il Capitano si tenne davanti alla scrivania piena di scartoffie del colonnello; dal suo elmetto color verde morto, sgocciolava il sudore e la polvere che accumulava ogni volta che si stendeva per terra per schivare i

proiettili, oppure tutte le volte che si riparava per evitare di farsi ferire dalle bombe che gli scoppiavano accanto. Il colonnello bevve l'ultimo sorso di caffè dalla sua tazza ed incrociò le braccia per mettersi comodo. "Ho bisogno che lei mi ascolti attentamente. Vede...Sta diventando sempre più difficile respingere i nostri nemici e stiamo perdendo molti soldati...La realtà è che non ci bastano e dopo cinque anni i padri di famiglia sono, per la maggior parte, decimati, le donne fanno fatica a tornarsene a casa...Dobbiamo reclutare altri soldati e gli unici che ci restano sono i rimanenti adulti, che non sono stati chiamati, ed i ragazzi." L'espressione del Capitano cambiò improvvisamente, facendo intravedere lo stupore e la preoccupazione per quei poveri ragazzi: "Lei vuole reclutare anche i ragazzi? Intende quelli dai diciotto anni...?", il colonnello scosse la testa, con aria rassegnata. "Purtroppo il governo ha consentito a questa operazione e mi ha dato l'obbligo di richiamare alle armi e all'addestramento i ragazzi dai sedici anni, quelli che hanno la possibilità di combattere, ovviamente." Il Capitano Barley era senza parole: mai era successa una cosa del genere. Se non ce l'avevano fatta uomini adulti dai trenta ai quarant'anni, figuriamoci se ce l'avrebbero fatta ragazzi dai sedici ai venticinque anni. Si mise a sedere davanti al colonnello, accettando molto volentieri il bicchiere d'acqua che gli veniva offerto. Bevve un lungo sorso, si asciugò con la manica della giacca della divisa e guardò esterrefatto il colonnello: "Per caso devo prendere sotto il mio comando alcuni di questi ragazzi che verranno reclutati?", il colonnello incrociò nuovamente le braccia, socchiudendo entrambi gli occhi, "Purtroppo sì. Come è messa la tua squadra? Chi è rimasto?"

"Siamo rimasti: io, il sergente Smith, Caporal Maggiore Allen, Caporale Garcia, Davis, Scott, Williams e Tennesse. Lewis, Micholson e Curtis sono deceduti la scorsa mattinata alle dieci, quando ci hanno attaccati verso ovest, a Forth Vouller. Come vede non siamo rimasti in molti..."

"Bene, avrà qualche nuovo soldato nella squadra. Per quanto riguarda la missione che stiamo per assegnarle, aspetterò il mese prossimo per

descrivergliela. Quando la squadra sarà al completo."

"Sissignore." Pronunciò queste parole con talmente tanta stanchezza che dovette aspettare qualche secondo per alzarsi: il suo animo era già a pezzi a causa della guerra che lo aveva chiamato tre anni prima, ma questa notizia lo aveva devastato. Non voleva avere ragazzini nella sua squadra, non voleva perdere così facilmente altre persone sotto il suo comando, ma questa era la guerra ed era costretto a farla, era costretto a difendere la sua patria e, soprattutto, era costretto a far uccidere dei ragazzini.

6 Febbraio, ore 15:15, anno 1970, Nerly, Capitale della Repubblica

Nella casa di Anna c'era il silenzio. Sua madre piangeva sulla spalla del compagno, sua zia si asciugava le lacrime sulle spalle del figlio e del marito che era riuscito a tornare dal fronte, ma lei non piangeva sulle spalle di nessuno. Neppure su quelle della sua amica Deborah che era dovuta rimanere a casa perché le era arrivata una strana lettera dall'esercito della Repubblica. Anna stava fissando la foto del fratello scomparso in guerra, nel campo di battaglia. "Una mina vagante", aveva scritto un generale, che si occupava dei telegrammi da spedire ad ogni famiglia, che aveva perso un proprio membro. Gli occhi le bruciavano e non riusciva a respirare bene, sentiva le lacrime premere verso gli occhi, ma Anna non voleva farle uscire, non accettava il fatto che suo fratello Daniel fosse morto. La ragazza si alzò in piedi per andare in bagno e si accorse che le tremavano le gambe. Si mosse lentamente attraverso il lungo corridoio che portava alla latrina, le sembrava più lungo del solito e le faceva male lo stomaco. Sentiva le mani sudare e la testa girarle. Raggiunse il bagno, si inginocchiò davanti al wc e vomitò con tutta la forza che aveva: forse si stava rendendo conto di quello che era veramente accaduto al fratello. Si alzò lentamente appoggiandosi al lavabo e si guardò allo specchio: i suoi occhi erano rossi, a causa delle lacrime represse, ma questa volta le versò ripetutamente sul lavabo, urlando

FratelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora