Capitolo 6

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18 Marzo, ore 8:25, anno 1970, Fheran

In pochi giorni, i soldati, erano riusciti ad arrivare a Fheran, la cittadina abbandonata che il colonnello aveva segnato loro sulla cartina: avevano incontrato soltanto due imprevisti in tutto il tragitto, da quando erano partiti da Sestry, la cosa era buona. Fheran era, a differenza di qualche altra città, ancora intatta per metà. I bombardamenti erano giunti l'anno prima, quando gli aerei della Turhanar avevano raso al suolo la parte est della cittadina, dove risiedeva un ippodromo, almeno quattro bar, un aggrovigliamento di case e palazzine, qualche ristorante e negozi di abbigliamento. La bellezza e l'accoglienza della cittadina, era quasi del tutto svanita, la popolazione era emigrata in qualche altra città, oppure era rimasta vittima dei bombardamenti. Un destino che aveva accolto molte altre città, cittadine, paesi, della Repubblica delle Tre Terre. 

“Il colonnello ci ha dato l'incarico di distruggere la base aerea che causa tutto ciò?”, chiese Garcia, avvicinandosi al Capitano che apriva la fila. Erano disposti a coppie di due, in fila indiana. Camminavano all'entrata della cittadina, dove vi era un grande portico di marmo e subito dopo una lunga via che portava ad un monumento ed una piazza. 

“Garcia, lo ascolti il colonnello quando parla, oppure guardi estasiato le sue croci di ferro?”

Garcia non rispose a quella domanda, ma si limitò ad aggiungere:“Che 

onore. Proprio a noi è capitata questa missione, dovremo sentirci onorati!”

“Io non mi sento onorato: sparare alla gente, vedere corpi smembrati in mezzo a campi di battaglia per una cazzo di conquista che vogliono fare quei maledetti imbecilli, mi fa salire il sangue al cervello”, aveva preso la parola Tennessee che si trovava dietro di loro, in coppia con il sergente. 

“Ascoltate le sue parole!” Affermò il Capitano a tutta la squadra, sorridendo. Erano arrivati a metà viale, quando sentirono uno sparo provenire dalla piazza che dovevano raggiungere: si misero in posizione di difesa, sistemandosi ai lati della strada, cercando di mimetizzarsi agli angoli delle case. Una voce straniera urlava un comando, mentre un altro sparo riecheggiò nella cittadina fantasma. I soldati erano rimasti in silenzio, ad ascoltare, ma non a guardare: alcuni fissavano per terra, altri guardavano il cielo. Un altro sparo e l'urlo di un comandante. Due furgoncini partirono verso la lunga via che portava all'entrata della cittadina. Tennessee, Ross, Davis, Garcia, Scott e Smith erano pronti per assaltare il furgone di sinistra, mentre Barley, Cates, Turner Williams, Allen e Martinez erano pronti per quello di destra. Imbracciarono le mitragliatrici e, appena il furgone si avvicinò abbastanza alla loro postazione, tutta la squadra, uscì dal nascondiglio e corsero come delle  schegge verso i due furgoni, sparando a più non posso ai due guidatori e ad altri due soldati che erano dietro ad essi: i finestrini del furgoncino esplosero in mille frammenti, arrivando sugli occhi del guidatore e conficcandosi anche sulla testa, mentre i soldati che si trovavano sul sedile posteriore si ripararono dai proiettili e dai frammenti di vetro. Imbracciarono il fucile d'assalto, ma non potevano competere contro dodici soldati con le mitragliatrici: i proiettili attraversarono il cuore, la testa, lo stomaco dei nemici e caddero a terra sgocciolando sangue. “Tennessee, dietro al muretto di quella casa, Cates va' avanti e appostati nell'angolo di quel vialetto, il resto della squadra rimanga con me!”, urlò il Capitano. Si rifugiò dietro al furgoncino che avevano assaltato insieme a Ross, Martinez, Allen e Smith, mentre Turner, Williams, Scott, Davis e Garcia si ripararono 

nell'altro. Nel frattempo, i nemici, si erano appostati in posizione di difesa, per non far passare i repubblicani: c'erano due cecchini sui tetti di due palazzi che si trovavano ai lati dell'entrata della piazza, almeno dieci soldati che si riparavano lungo la linea difensiva costruita l'anno prima, pochi mesi dopo il bombardamento e il definitivo abbandono della cittadina, da parte dei suoi abitanti. 

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