Capitolo 9

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21 Marzo, ore 16:00, anno 1970, monti Youtha

Erano giunti, in pochi giorni, al confine con le forze nemiche: si trovavano su un versante di una montagna, e si poteva scorgere, in lontananza, le 

truppe repubblicane che si ammazzavano con le truppe imperiali: vi era una grande linea che continuava per chilometri e chilometri, ma, in mezzo al campo di battaglia, c'era un fitto bosco dove non vi si avventurava nessun soldato. Il Capitano aprì la cartina e vide la linea rossa dirigersi verso il sottobosco. Il volto del sergente era chiaramente allibito: osservava quella cartina con degli occhi provati dalla lunga marcia e ansiosi di scappare da quell'incubo che si ritrovava davanti. Smith indicò la linea rossa e percorse tutto il tragitto con l'indice della mano: “In pratica dobbiamo attraversare il bosco in mezzo alle linee nemiche senza farci individuare, giusto?”

“Si, sergente.” Sospirò Barley osservando prima la cartina e poi il bosco. Anna guardò attraverso il binocolo la zona che dovevano attraversare: c'era la linea difensiva amica che finiva all'inizio del bosco, mentre i soldati nemici si riparavano ai lati della foresta, scavando buche nel terreno o riparandosi nelle conche scavate dalle bombe. C'erano molti morti e feriti in entrambi i campi, ma molti di più verso le linee nemiche. “Sono disorganizzati, si stanno facendo ammazzare.” Avvisò Anna, passando il binocolo a Samuel. Il Capitano si sedette su una roccia per formulare un piano ben preciso, osservando ogni tanto la cartina ed il bosco. Williams iniziò a pulire la mitragliatrice, sputandoci sopra, mentre Scott si inginocchiò accanto a Samuel per guardare quello che succedeva sotto di loro. “Cazzo, c'è un caos! Capitano, dobbiamo andare là?”

“Scott, vieni qua”, il soldato si sedette davanti al Capitano, mentre quest'ultimo gli appoggiò le mani sulle spalle. “Voglio che tu faccia una cosa. Però mi devi ascoltare bene: sei uno dei migliori soldati che ho e ti affido questo compito importante e pericoloso. Vedi quel punto in alto?”, gli indicò un piccolo spazio vicino alla cima della montagna, “Devi andare lassù e far fuori la stazione radio degli imperiali. Si trova a due chilometri da qui, guarda, è quella là!” Indicò l'avamposto nemico, dove doveva esserci situata la stazione delle comunicazioni nemiche. “Credevo che i cecchini avessero questo compito...”

“Negativo. Ti spiego perché”, si alzò mettendosi davanti a tutta la sua squadra: “Mentre tu sali sulla montagna e fai fuori la stazione radio, Tennessee deve far fuori, da questa postazione, i soldati nemici che sono troppo vicini alla foresta, così, nel frattempo, abbiamo il tempo di scappare nel bosco.”

“Si, ma noi?” Chiese Tennessee.

“Quando Scott avrà distrutto la stazione radio, si dirigerà nel bosco e Tennessee lo coprirà. Infine, appena Scott entrerà nel bosco, lo seguirai. Dovrete correre molto velocemente, prima che gli stronzi vi raggiungano.”

“Nel caso ci raggiungessero?” Chiese Scott sistemandosi l'anticarro di Davis dietro alla schiena.

“Beh...In quel caso dovrete nascondervi e camminare piano per non farvi notare troppo. Se non ci riuscite non dovete assolutamente farvi catturare vivi. Dovete trovare un modo per farla finita, se rivelerete la missione metterete a rischio l'intera operazione e la squadra. Non posso permettere che accada. Intesi?”

I loro sguardi erano estremamente preoccupati, ma Tennessee esibì il suo fucile rigirandoselo tra le mani: “Se falliremo ci penserà il Signore a noi!” Anna sentì una morsa al cuore e dovette bere un lungo sorso d'acqua prima di prepararsi per l'operazione. Samuel si posizionò dietro ad un cespuglio, riuscendo a mimetizzarsi come meglio poteva. Anna andò accanto a lui, gli accarezzò la schiena per augurargli buona fortuna: “Anna, voglio ritrovarti viva. Intesi?”

“Anche io voglio ritrovarti vivo.”

“Forza, iniziamo!” urlò il Capitano, avviandosi verso il campo di battaglia. 

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