Capitolo 12

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25 Marzo, ore 11:40, pianure di Erha

“Domani arriveremo nella valle di Burhgont”, avvisò il Capitano, mentre camminavano nel bosco, attenti a tutto ciò che avevano intorno. Tenevano stretti il fucile, alcuni di loro avevano preso la mitragliatrice, altri avevano affilato il coltello prima di partire. Garcia iniziò a giocherellare con una mela che gli era caduta sulla testa, qualche minuto prima. “Capitano, secondo te,  quando tornerò dalla guerra e mi troverò una bella ragazza, dovrei sposarla, oppure no?”

“Dubito che un culo grosso come te troverebbe la ragazza”, sogghignò.

“Questa era pesa eh!” rise Scott, mentre scostava i rami degli alberi che gli ricadevano sull'elmetto.

“Zitto, tu sì che rimarrai solo.”

“Perché dovrei? Io non ho il culo grosso!” Una risata generale scoppiò, ma Anna non capiva affatto la situazione: “Perché culo grosso?”

“Troppo lunga da spiegare, quando la guerra sarà finita te lo racconteremo”, già, Anna ci sperava tanto. Arrivarono davanti ad un sentiero e si bloccarono tutti, istintivamente. Il Capitano fece cenno alla sua squadra di nascondersi fra la vegetazione, mentre lui stesso andò vicino al sergente, dietro ad un cespuglio per controllare la cartina. “Perché c'è un sentiero e qui non ci è segnato?”, imprecava mentre ripercorreva tutto il percorso che avevano fatto dal giorno prima. Il percorso era giusto, ma erano sboccati in un sentiero che non doveva neanche esistere. “Di quanto tempo è questa cartina?”, domandò Smith.

“Credo di uno o due anni fa”

“Allora questo sentiero è stato costruito da poco. Il colonnello ha fatto una cazzata a non informarsi meglio sul percorso da fare.”

“Siamo nella merda. Se non troviamo subito una scorciatoia rischiamo di morire ammazzati da un carro armato o dai bombardamenti aerei.”

“L'unico sentiero è questo, guarda ai lati: la vegetazione è talmente fitta che non riusciremo a passare fra gli alberi. Ci conviene utilizzarlo almeno per pochi chilometri e stare attenti”

“Che Dio ci protegga, allora”, per Smith fu una cosa inaspettata quest'ultima affermazione del Capitano: non lo aveva mai sentito dire una parola su Dio, né pregandolo, né offendendolo. “Forza, proseguiamo per il sentiero, fate attenzione! Scott, apri la fila, Smith, chiudila.”

“Signor sì sissignore!”

Una leggera brezza attraversava i volti dei soldati mente si incamminavano in un paese da loro sconosciuto. Molti di loro non sapevano neanche dove sarebbero andati a finire, cosa sarebbe accaduto, se sarebbero sopravvissuti e quando sarebbero tornati a casa. Anna teneva in braccio il fucile, lo stringeva a malapena, perché era stanca di portarselo sempre appresso. Le armi non le erano mai piaciute, ma questa volte doveva farci i conti. Si avvicinò a Tennessee, che scrutava da lontano per paura di incontrare qualcuno. “Tutto bene?”

“Diciamo di sì...Non sono stanco, ma neanche così vivace. Tu?”

“Non c'è molto da dire. Ci sentiamo più o meno tutti alla stessa maniera.”

“Anna, è vero che a scuola eri una secchiona?”, gli chiese Davis.

“No, chi te lo ha detto?”

“Sì che è vero! Guarda che bugiarda!”, si mise a ridere, ma Anna lo interruppe di nuovo, sembrava che si parlassero sopra: “No, assolutamente, chi lo ha detto?”

“Dai, hai la faccia da secchiona!”, Anna non riusciva a non rispondere alle provocazioni di Mark Davis: “Ma cosa dici! Chi lo ha detto?”

“Me lo ha detto Deborah.” Il sorriso di Anna si spense per qualche secondo, poi riaffiorò per raccontargli di come andava a scuola: “A scuola non sono mai stata un genio, ma ero abbastanza brava. Deborah diceva 

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