Capitolo Undici

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La mattina dopo mi misi già la tuta di addestramento e scesi e andai in aula di addestramento da Ariel.

<<Sei pronto?>>

<<Si sono pronto, come ci alleniamo.>>

<<Con questi.>> si spostò e mi mostrò un tavolo con una scacchiera.

<<Ci alleneremo con quello?>> chiesi io molto perplesso.

<<Si non ci alleneremo con il corpo ma con la mente, essendo futuro Re dovrai fare scelte strategiche e scelte militari in caso di guerra anche se avrai dei consiglieri ma devo allenarti.>>

<<Con gli scacchi?>>

<<Si con gli scacchi, vediamo quanto sei bravo.>>

Cominciammo a giocare e si capì da subito che avrebbe vinto lei non solo perché faceva partire me e di solito si fanno partire i principianti, ma anche perché da subito mi mise in difficoltà e alla fine persi.

Passarono le ore, passarono le partite e all'inizio ne persi una, poi cinque, poi una decina e poi mandai tutto a quel paese lanciando la scacchiera per terra stufo di perdere.

<<Se non riesci a vincere una semplice partita a scacchi come pensi di poter vincere la guerra una volta presa la spada e chiamando a raccolta il tuo esercito.>> disse lei senza muoversi.

<<Non è la stessa cosa.>>

<<Si hai ragione lo scacchi è solo un gioco senza che nessuno perda la vita in caso di sconfitta ma apri gli occhi la guerra non è un gioco, non si vince una guerra senza delle perdite quindi riprendi i pezzi e la scacchiera, dobbiamo tornare a giocare.>>

Le ore passarono ma i risultati non cambiarono, persi con più dignità ma persi lo stesso siccome credo che si stesse stufando di non vedermi fare miglioramento mi disse <<Okay accantoniamo un attimo le strategie>>.

Si avvicinò ad una porta e dopo qualche minuti tornò con una specie di macchina del fumo, forse non ne ero sicuro.

La poggiò in mezzo alla stanza e disse <<Sei pronto?>>

<<A cosa?>>

<<Lo prendo per un si.>>, premette il pulsante rosso in mezzo e divenne una specie di cannone spara raggi, per proteggermi usai le ali come scudo ma erano troppi mini raggi e facevano male.

<<Non parare, schiva.>> ritrassi le mie ali e cominciai a schivare con ruote, salti mortali e poi atterravo con una perfetta parallela, qualche raggio mi colpì ma mi fece relativamente male.

<<Come posso essere così agile.>>

<<Siamo angeli, siamo agili di natura e hai i marchi.>>

Dopo un po' che schivavo chiesi <<Quanto ancora devo andare avanti?>>

<<Questo è un allenamento della mente, trova un modo per uscire da questa situazione.>>

<<Come posso trovare una soluzione se sono impegnato a schivare.>>

<<Semplicemente stando zitto, schiva e cerca un modo per fermarla.>>

Ci pensai su e capì che l'unico modo per fermarla era anche il modo di farla partire, okay avevo trovato il come spegnarla ma avvicinarsi era impossibile e non avevo armi da lancio e allora come avrei fatto.

Poi ebbi l'illuminazione usare il mio raggio per spegnare la macchina infernale, dopo l'ennesima schivata di raggi mi fermai e cercai di usare il mio raggio, chiusi gli occhi, tesi la mano e concentrai la mia energia per far uscire il mio raggio dal palmo della mano e un fascio di luce uscì dalla mia mano e contrastava gli altri raggi come speravo ma per quanto mi concentrai il raggio non riusciva a superarli.

Dopo svariati minuti in cui ero in quella situazione cominciai a indietreggiare per la forza della macchina, i miei amici non si sbagliavano quando mi dissero che il raggio consumava molta energia così decisi di fermare il flusso di energia e con capriole e salti mortali arrivai dietro una colonna e mi riparai.

Dopo aver usato il raggio mi sentivo più debole e le acrobazie per ripararmi dietro alla colonna non le feci con la solita facilità e non ero preciso con i movimenti.

Avevo trovato il modo di contrastare i raggi ma non di superarli e di certo non sarei riuscito a schivare per sempre i colpi né a produrre il raggio ancora per lo stesso lasso di tempo, non vedevo vie di uscita nessuna scappatoia.

Visto che era una prova di cervello e non di forza bruta decisi di vedere le cose da un altro punto di vista così usai le ali per salire in alto ma rimanendo sempre dietro la colonna e vidi qualcosa che non avrei visto che fossi rimasto giù ovvero che lo spara raggi era proprio nel bottone che Ariel aveva usato per attivarlo ma il bottone non era grandissimo era quasi minuscolo così feci un altro piano ma metterlo in pratica non sarebbe stato facile come pianificarlo.

Mi sarei dovuto dare una spinta verso il basso e poco prima di toccare terra avrei dovuto ridurre il mio raggio alla stessa grandezza di quelli emessi dalla macchina di merda così da superarli e colpire la macchina.

Mi attaccai al muro e quando vidi un varco per tornare giù mi buttai in picchiata e poco prima di toccare terra tesi il braccio e mi immaginai un mini raggio di luce che scaturiva dal mio palmo e quando toccai terra il raggio scaturì e prima che il mio raggio spense la macchina mi beccai qualche altra ferita ma niente di grave.

Mi voltai verso Ariel che devo dire non aveva una faccia stupita anzi sembrava compiaciuta <<Ti senti soddisfatta?>>

<<Molto visto che finalmente tu sei riuscito a superare una delle mie prove ma comunque devi battermi anche a scacchi e da quello che abbiamo visto ne hai le capacità.>> feci un sospiro di arresa.

<<Okay va bene giochiamo.>>

<<Non oggi è ora di pranzo e poi hai combattimento in cielo con Ithuriel.>>

<<Okay anche perché ho una fame>> rise e ci avviamo a tavola.

L'ultimo eredeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora