Capitolo Trenta

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Tornammo a Kandrakar e dopo cena andammo tutti a dormire e ormai come fosse un'abitudine feci strani sogni: non il solito sogno ricorrente della mano anzi sta volta ero davanti ad una montagna molto alta e faceva freddo, davvero tanto freddo, notai che la montagna aveva sette grotte tutte molto vicine tra loro poi arrivò una follata di vento pazzesca e caddi verso le grotte e mi ritrovai in una valle enorme con due specie di fortezze: una aveva all'entrata due statue di due donne con un elmo molto particolare perché aveva le ali laterali e le donne erano vestite con un'armatura che aveva un mantello, avevano una spada e uno scudo, oltre queste due statue si ergeva questo palazzo, molto distante si ergeva un'altra fortezza ed non era il solito palazzo anzi era fatto forse di oro e di un materiale nero che però brillava come l'oro ma prima dell'entrata come come l'altra aveva due statue anch'esse di donne ma molto diverse, avevano delle armature più selvagge, entrambi i palazzi erano circondati dall'acqua e avevano un ponte che li collegava e che andava anche verso un campo che a giudicare dai cadaveri e dalle armi che c'erano direi che era un campo di battaglia.

Cercai di avvicinarmi per vedere chi ci poteva abitare ma una folata di vento mi spazzò via.

Mi risveglia nel mio letto tutto molto sudato e con il cuore che andava come un treno, guardai l'orario ed erano le sette e ne fui contento perché voleva dire che non sarei rimasto molto tempo sveglio rispetto agli altri.

Mi alzai dal letto e mi feci una doccia per darmi una calmata e poi mi diressi in biblioteca e presi ogni libro sui luogo delle leggende e non di Idris per cercare la valle che avevo appena sognato e rimasi scoccato.

Scoprì che i palazzi che avevo sognato erano impregnati sulla carta esattamente come li avevo sognati e quella valle si chiamava Decimo Cielo, il luogo secondo il quale Dominazioni e Virtù si erano nascoste ma non diceva che fosse oltre quell'enorme montagna che avevo sognato che scoprì faceva parte di una catena montuosa che si chiamava Monti Sibillini, forse nessuno lo sapeva?

Presi i libri che parlavano del Decimo Cielo e andai nella stanza olo per aggiornare la mappa e cercai la montagna con sette grotte al suo interno e scoprì che era la più alta, un raggio di sole attraverso la finestra e vidi l'alba in tutto il suo splendore e feci caso a un cameriere che stava arrivando verso di me <<Mio principe ha bisogno di qualcosa?>>

<<Sveglia tutti gli Arcangeli, mio zio e Nimue e portali qui per favore.>> si inchinò e si allontanò.

Passò un po' prima che tutti arrivassero infatti era ora di pranzo e prima mangiammo e poi potei aprire il dialogo, e devo dire che ero un po' seccato al riguardo del ritardo e il primo che evidentemente voleva seccarmi era Ithuriel.

<<Rimasto sveglio tutta la notte amo.>>

<<No non è da molto che sono sveglio e prima che parliate che diciate qualsiasi cosa fatemi finire, questa notte ho fatto un sogno anche se non credo che fosse solo un sogno.>>

<<Il sogno della mano?>> mi chiese Ithuriel.

<<Non quello.>>

<<Quale sogno e quale mano?>> mi chiese mio zio.

<<Ho fatto per parecchie notti lo stesso sogno, ogni notte ricordavo dei dettagli in più ma nel complesso sono ad Alicante e fuori dalle porte in un mare di cadaveri una mano esce dal terreno coperta di sangue e ne esce una creatura buia come la notte.>> <<Devi stare tranquillo è solo un sogno.>> mi rispose lui.

<<Non lo so zio, ho già sognato in questi anni ma mai così vivamente e inoltre ho sognato anche la grotta di Raziel dove ci siamo incontrati e non credo che siano solo sogni questi e ve lo proverò con il sogno di questa notte.>> accesi la olo mappa.

<<Il Decimo Cielo?>> dissero tutti insieme.

<<Esatto, questo l'ho sognato fino ai minimi particolari ma io non lo avevo mai visto neanche per sbaglio e se lo avessi visto non potrei ricordarmi tutti i particolari.>>

<<Il luogo secondo cui si sono nascoste le Dominazioni e le Virtù>> disse Michael.

<<Se ci credi.>> Israfiel continuava a difendere il fatto che fossero una leggenda.

<<Comunque non sappiamo dove si trovi, molti l'hanno cercato il Decimo Cielo ma mai nessuno l'ha trovato.>> mi disse Jophiel.

<<Se io vi dicessi che prima di vedere il Decimo Cielo ero davanti hai Monti Sibillini e che una folata di vento me li ha fatti attraversare?>>

<<Impossibile...Alcuni sovrani prima di te hanno setacciato l'intera Idris e non le hanno trovate, i Monti Sibillini sono stati perlustrati a fondo e nessuno a mai trovato niente.>> mi spiegò Arariel.

<<Pensateci è come per la spada, se non fossimo andati alla grotta non avremmo la spada Mortale.>>

<<Ci stai chiedendo di dare un giorno in più hai nemici per potersi organizzare per seguire questi tuoi sogni premonitori?>> mi attaccò Eddriel.

<<NO se volete attaccare fatelo ma non con il mio aiuto, io andrò con o senza il vostro consenso.>> risposi duro e secco.

<<Senza di lui nemmeno gli Cherubini ci aiuteranno.>> rifletté Jophiel.

<<Si, se glielo ordino e forse dovrebbero ubbidire anche e te zio appartenendo alla famiglia reale.>>

<<Non attaccheremo senza di te, il popolo potrebbe essere intimorito dalla tua mancanza... Ti do un giorno se alla scadenza non sei qui con o senza i rinforzi dolente o nolente noi attacchiamo con chi c'è.>> mi diede l'ultimatum mio zio.

<<D'accordo zio partirò da solo prima del sorgere del sole di domani.>>

<<No, te lo scordi le Dominazioni e le Virtù hanno infranto il voto di lealtà alla corona quindi non è detto che quando ti vedranno ti accoglieranno a braccia aperte, io vengo con te sono ancora il capo degli Arcangeli e non ti lascio da solo e siccome nei Monti Sibillini fa freddo dovremmo aspettare quando il sole sarà già caldo a meno che tu non voglia morire assiderato.>> mi bloccò Ithuriel.

<<D'accordo va bene>>anche se avrei fatto di tutto per andare da solo.

Saremmo potuti andare quel giorno stesso ma era giù pomeriggio inoltrato e avremmo rischiato di incrociare il freddo il che non era il massimo.

Andai in camera mia nel mio solito posto sul balcone e come sempre quando ero preoccupato, o avevo l'ansia, o ero triste , o anche se ero felice in effetti c'era sempre una ragione per lui di venire da me.

<<Sento che c'è qualcosa che non va?>>

<<In effetti non so se vorrei trovarle per confermare di avere ragione o non trovarle per dimostrare che non sempre ho ragione.>>

<<Per il sogno della mano?>>

<<Già, se ho torto adesso vuol dire che c'è una possibilità che io mi sbagli anche su quello e che non ci sarà nessuna creatura che uscirà dalla terra.>>

<<Anche se tu avessi ragione sul sogno della mano non hai sognato la morte di tutti il che vuol dire che può essere affrontata e sconfitta.>> e io non risposi ma lo guardai con uno sguardo che appoggiava ampiamente quello che aveva detto.

Cenammo e poi io andai a dormire presto, usai la scusa di essermi alzato presto e nessuno si fece domande al riguardo.

L'ultimo eredeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora