"Give me love like I've never before
Cause lately I've been craving more
And it's been a while but I still feel the same
Maybe I should let you go."
Ed Sheeran, Give Me Love
"Va bene, vengo con te al Luna Park." mi arresi, ma senza nascondere un'alzata di occhi al cielo. Adrian mi stava implorando di andare con lui da giorni ed io lo avevo rifiutato ogni singola volta a causa della mia paura delle altezze, ma potevo vedere nei suoi occhi quanto lo desiderasse ed avevo finito per cedere. Ogni secondo con lui non era mai sprecato e dovetti ammettere a me stessa che dire di si era valsa la pena per vedere il suo immenso sorriso.
"Ti adoro. Adesso vado, ho appuntamento con Mandy." mi diede un bacio sulla guancia nonostante la mia faccia disgustata e io gli feci solo un cenno. Lei era la sua bionda del momento e anche se non l'avevo mai conosciuta, mi dava il voltastomaco comunque.
Il gridolino di Nik mi fece sobbalzare e le riservai un'occhiata di fuoco mentre mi portavo una mano al petto.
"Ma sei impazzita?!" le domandai con le sopracciglia arricciate.
"Hai un appuntamento!!" gridò lei in risposta, cominciando a saltare tutt'intorno a me. Ci misi un secondo a recepire ciò che stava cercando di dirmi.
"Ferma. Fermati subito." Il mio tono la fece immobilizzare sul posto, ma fu la mia espressione a farla preoccupare.
"Non è un appuntamento. Io non sono pronta e non voglio rovinare l'amicizia con lui. Poi lui si vede con una bionda. E- e no, non è un appuntamento." parlai con fretta ed il cuore che mi batteva a mille, ma non sapevo se fosse la felicità di avere un appuntamento con lui o la paura che lo fosse realmente.
"Calmati Bree okay? Respira. Non credo sia un appuntamento, voi uscite sempre insieme ed avete chiarito già le cose. E' tutto okay."
"Non è tutto okay."
"Allora scrivigli e chiediglielo." io annui e presi il cellulare. Fui diretta. Chiesi precisamente se era un appuntamento e riuscì a calmare il respiro solo quando ricevei un no secco come risposta. Mai avrei saputo che lui dall'altra parte aveva una smorfia di delusione sul viso.
"Te l'ho detto, siamo solo amici." le ripetei dopo averle mostrato il cellulare. Una morsa al petto però mi attanagliò.
"Allora perchè non sembri sollevata dalla sua risposta?" ignorai la domanda della mia migliore amica e semplicemente mi allontanai, andando in classe.
Il mio abbigliamento semplice con degli skinny jeans neri ed un crop top rosso rendevano ancora più chiaro che non era un appuntamento. Trucco leggero, coda alta e vans non erano di certo quello che riservavo ai ragazzi con cui uscivo sul serio. Dopo essermi guardata allo specchio per un'ultima volta gridai a Brandon che stavo uscendo e raccolsi le chiavi dal comò.
Adrian era fuori ad aspettarmi in macchina, in anticipo come sempre e quando lo vidi con il braccio poggiato al finestrino aperto il mio cuore saltò un battito: era proprio bello.
Salì al mio posto e mi voltai verso di lui. Non lo avevo più sentito da quando gli avevo scritto quel messaggio ed ero spaventata che potesse essere infastidito da me, ma quando si voltò e mi sorrise capì che era tutto okay.
Il parco era ad un'ora e mezzo di distanza perciò per colmare il vuoto decisi di collegare il mio cellulare al suo stereo ed iniziai semplicemente a cantare. Lui non potè non scoppiare a ridere nel momento in cui cercai di raggiungere una nota alta, fallendo miserabilmente.
"Stai uccidendo le mie povere orecchie, lo sai vero?" in tutta risposta gli feci la linguaccia e continuai a cantare, ignorando le sue lamentele. La mia playlist fece partire I Won't Give Up di Jason Mraz ed io mi zittì quasi subito perchè quelle parole mi parlavano troppo di me.
Lui lo notò e senza nemmeno guardarmi cominciò a cantare.
"Well I won't give up, on us
even if the skies get rough
I'm giving you all of my love
I'm still looking up.
And when you're needing your space
to do some navigating
I'll be here patiently waiting
to see what you find
Cause even the stars, they burn
some even fall to the earth
we've got a lot to learn
God knows we're worth it
No, I won't give up."La sua voce riempì l'auto ed io rimasi ammaliata. Era una voce roca, grigia, eppure tanto intensa quanto bella. Lui si che sapeva cantare. Quelle parole sembravano dirette a me ed io mi resi conto, in quel preciso momento, che non avevo paura se avevo lui al mio fianco.
Cercai di nascondere gli occhi lucidi e lasciai che ancora una volta l'ironia si facesse avanti.
"Wow, posso portarti a X-Factor? Solo promettimi che ti ricorderai di me quando sarai famoso." lui mi guardò negli occhi per un istante, come a voler capire se avevo recepito il testo, quello che intendeva e poi sorrise. Per il resto del viaggio non fece altro che cantare insieme a me ogni singola canzone.
"Vuoi una birra?" mi domandò lui prima di dirigersi ad uno dei vari stand. Io deglutii e scostai lo sguardo da una montagna russa che mi pareva immensa.
"Una limonata, grazie." lui annuì e si incamminò. Io rimasi lì a cercare un modo per superare il terrore che stavo provando in quel momento. Una volta da bambina mi ero arrampicata sul tetto ed ero caduta, rompendomi il polso. Da lì ogni cosa alta mi pareva un muro invalicabile. Non ero una persona che di solito si bloccava per il panico, ma questa era la mia più grande fobia e sebbene avessi Adrian affianco non ero sicura che sarei riuscita a superarla.
"Ecco tieni." mi porse il bicchiere e io lo presi dopo un cenno di ringraziamento. Aprì la mia borsa e quando ne tirai fuori una fiaschetta rosa lui quasi non sputò la sua birra dal ridere.
Io ne versai abbastanza nella mia limonata e prima di rimetterla via ne presi anche un sorso da lì.
"Credevi che avrei affrontato la mia fobia senza un po' di vodka d'incoraggiamento?" domandai io e lui rimase a fissarmi per un secondo che parve interminabile.
"Mi piaci ogni giorno di più rossa." io sorrisi e mi affrettai a bere il mio coraggio liquido. Quando lo finì però stavo ancora tremando.
"Partiamo con qualcosa di piccolo, va bene?" domandò lui ed io annuii solamente. Ci incamminammo verso una montagna russa per bambini e non so come ci fecero passare, forse videro il terrore sul mio volto. Riuscì anche a divertirmi, essendo piuttosto bassa, ma sapevo che lui non mi avrebbe permesso di cavarmela con così poco. Ogni volta che sceglieva un'attrazione era sempre più alta, come se credesse che facendomi integrare piano piano io non me ne sarei accorta. Si sbagliava di grosso.
Quando mi portò davanti ad una delle montagne russe più alte io mi gelai sul posto.
"Tu sei pazzo. No." dissi subito ed indietreggiai di qualche passo.
"Non ti credevo così cagasotto Evans."
"Senti, pensa di me quello che vuoi, ma io su quel coso non ci salgo. E se cadiamo? E se si rompe? E se si blocca a mezz'aria come in un film? No. No. No." scossi ripetutamente la testa mentre fissavo l'attrazione. Lui sospirò, probabilmente pensava mi stessi comportando da bambina, ma i miei non erano capricci. Lui fece per aprire bocca, ma io lo interruppi di nuovo.
"Adrian, io davvero non credo di farcela."
Lui mi prese la mano e la strinse. Si avvicinò a me e mi guardò con quegli occhi blu che avrebbero potuto far svenire chiunque.
"Ti fidi di me?" era una semplice domanda ed io già sapevo la risposta. Mi fidavo ciecamente di lui e nemmeno sapevo perchè. Annuii solamente e lui mi sorrise, trascinandomi in fondo alla fila. Non mollai la sua mano nemmeno per un secondo, ne quando ci fecero salire ne durante. Urlai fino a perdere la voce e piansi anche, ma una volta terminata la corsa io lo guardai negli occhi e gli chiesi di rifarlo. La mia fobia non sarebbe andata via, ma quello era il passo più grande che fossi mai riuscita a fare ed era stato solo grazie a lui.
Stavo comprando degli hotdog mentre lui era a sedere al tavolo ad aspettarmi. Adoravo che tra noi non ci fossero mai stati problemi sulla questione di chi dovesse pagare. Facevamo a turni e già lo sapevamo. Stavo aspettando che chiamassero il mio numero per ritirare l'ordine quando un ragazzo mi si avvicinò. Aveva dei capelli ricci neri come la pece ed un sorriso estremamente dolce.
"Ciao. Perdonami se ti disturbo, ma è tutta la sera che ti vedo a giro e non riesco proprio a toglierti gli occhi di dosso, ho un debole per le rosse. Quello con cui sei qui è il tuo ragazzo?" non potei non arrossire alle sue parole e mi passai una mano tra i capelli come quando facevo quando ero in imbarazzo.
"Hem ciao. No, lui è solo un amico." risposi accennando un sorriso. Quando posai gli occhi su Adrian però vidi che ci stava fissando ed il suo sguardo non era amichevole.
"Oh, grazie al cielo. Io sono Tristan." ritornai a concentrarmi su di lui e gli andai a stringere la mano che mi aveva posto.
"Io sono Brianna, piacere."
"Di dove sei?"
"Di Bristol, tu?"
"Io di Bath. Non è così lontano." aveva ragione, ero stata a Bath qualche volta e sebbene non fosse immensa era sicuramente una città carina.
"Vero. Allora io non faccio spesso queste cose, ma hai davvero qualcosa di...diverso. Perciò, mi daresti il tuo numero?" chiese lui e dal suo atteggiamento potei notare che era nervoso almeno quanto me. Arrossii nuovamente, ma prima che potessi rispondergli mi ritrovai Adrian alle spalle.
"C'è qualche problema?" chiese con tono cupo e poggiandomi un braccio sulle spalle. Io aggrottai le sopracciglia, confusa dal suo comportamento.
"No nessuno. Puoi tornare a sedere, grazie." il mio tono fu altrettanto secco e sentii il suo corpo irrigidirsi ancora di più. Lui però fece tutto l'opposto di ciò che gli avevo chiesto.
"Lei non vuole il tuo numero, ha standard molto più alti di così. Perciò vattene." prima che potessi realizzare ciò che stava facendo, lui si posizionò di fronte a Tristan, guardandolo torvo dall'alto verso il basso. Il riccio senza dire niente deglutii e si allontanò. Adrian si voltò verso di me con un sorriso trionfante, mentre io invece stavo fumando.
"Che diavolo era quello?!" domandai quasi gridando, cercando di mantenere un contegno.
"Cosa diavolo stavi facendo tu! Stiamo insieme e tu vai a rimorchiare altri ragazzi?!"
"Spero tu stia scherzando! Io non stavo rimorchiando nessuno, ma anche se volessi è una mia scelta così come è mio diritto dire si o no! Tu ti stai frequentando con quella bionda e questi non sono affari tuoi Adrian!" a quel punto urlai. Tutti ci fissarono, ma a me non importava più.
"Non puoi dire a me che non sei pronta per niente di sentimentale e poi dare il tuo numero ad un altro! Ma che razza di ipocrita sei?" feci un passo indietro prima di rispondere, ancora troppo innervosita.
"Brutto stronzo che non sei altro, io gli stavo per dire di no. Ho detto a te che non sono pronta perchè non lo sono, non ti ho mentito. Ma che diavolo ti importa poi?"
"Ho visto come flirtavi, non cercare di prendermi per il culo. Mi hai mancato di rispetto, ecco cosa, ma tranquilla che non importa proprio un cazzo. Vai a cercarlo e goditi la tua serata con lui." le sue parole mi colpirono in pieno e per una frazione di secondo non riuscì a rispondere, finchè non lo vidi allontanarsi.
"Ma dove stai andando? Adrian! Non puoi lasciarmi qui!" gli gridai dietro, ma lui non si girò nemmeno una volta. Sentì le lacrime pizzicarmi gli occhi ma mi costrinsi a ricacciarle indietro. Sentì qualcuno chiamare il numero 42 alle mie spalle e dopo aver fatto un respiro profondo andai a ritirare il cibo che avevo ordinato. Mi sedetti al tavolo dove era seduto lui prima e tirai fuori il telefono, chiamando l'unica persona che sapevo avrebbe mollato tutto subito per me.
La voce impastata di Brandon raggiunse le mie orecchie quando rispose e un senso di tranquillità mi pervase immediatamente.
"Devi venire a prendermi." dissi con voce flebile, cercando di non farlo preoccupare.
"Perchè? Che succede? Dove sei? Non eri con Adrian?" tutte le sue domande erano più che giuste, ma io non avevo voglia di parlarne in quel momento.
"Ti mando la posizione, tu semplicemente...vieni, okay?" riattaccai il telefono dopo aver ricevuto la sua conferma e chiamai invece Annika, per tenermi compagnia. Sarebbero state due lunghe ore di attesa.
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Our Pistanthrophobia.
Romance"Avevano entrambi il cuore talmente spezzato da essersi scordati cosa significasse essere felici. E se fossero destinati ad essere l'uno la felicità dell'altra?" Pistanthrophobia: la paura di fidarsi di qualcun'altro.