"Am I the only one
wishing life away?
Never caught up in the moment
busy begging the past to stay
Memories painted with much brighter ink;
they tell me I loved, teach me how to think."
― Dodie Clark; When.
"Hai deciso cosa metterti?" mi domandò sottovoce Annika, senza alzare lo sguardo dal proprio quaderno. Prima di risponderle finì di scrivere la spiegazione del professore con la mia calligrafia disordinata. Odiavo perdermi cose importanti perché avevo sempre paura che se non avessi scritto qualcosa, all'esame mi sarebbe stato chiesto proprio quello, per il karma.
"No, ma sono sicura che avrò un'illuminazione non appena aprirò l'armadio. Tu piuttosto ricordati di passare a prendere il regalo." le sottolineai rivolgendole un'occhiataccia, perché alle volte era come se fosse affetta da perdita di memoria a breve termine.
"Tanto sono convinta me lo ricorderai tu in ogni caso. Dovremmo essere all'incirca trenta persone di cui ne conosciamo solo la metà perciò potrebbe essere un'occasione per incontrare qualcuno!" mi fece l'occhiolino in maniera zelante. Sarei stata felicissima per lei se avesse trovato l'amore, credevo che nessuno lo meritasse più di lei, ma per me era un mondo in cui non ero pronta a tuffarmi nuovamente. La incoraggiai con un sorriso, ma non dissi niente e lei capì.
"Tu hai intenzione di sbronzarti? Perché io no. Insomma, se facessi danni sarebbe irrispettoso nei confronti di Chloe. Però sai anche che non mi diverto senza alcol. E' proprio una situazione difficile e--" la richiamai per interrompere il suo monologo, ma non potei fare a meno di farmi sfuggire una risata. Seguire le lezioni con lei era impossibile, la sua parlantina prendeva sempre il sopravvento, ma per fortuna capitava di rado in quanto seguivamo due corsi diversi, sebbene simili e con qualche materia in comune.
"Io vivo la vita come viene Niki, perciò andrò lì, berrò una razione umanamente tollerabile di alcol e se poi mi andrà di bere ancora lo farò. Se invece vedrò che tu stai bevendo troppo, farò un passo indietro e controllerò che tu non molesti la gente. Che ne pensi?" in risposta lei annuì con un sorriso pieno di allegria e io scossi la testa in risposta, tornando con la testa sul mio quaderno.
Rimasi a fissarmi allo specchio per almeno dieci minuti, non sicura di aver trovato il mio outfit per la serata. La gonna nera a metà coscia con lo spacco laterale era perfettamente abbinata ai miei stivali alti con il tacco, ma era il top grigio incrociato che non mi convinceva. Decisi di cambiarlo con un altro rosso a fascia proprio mentre Brandon bussò alla porta. Entrò senza nemmeno aspettare la mia conferma, come infondo facevo anche io e rimase appoggiato al muro con le braccia strette al petto. Raccolsi la mia borsa nera e la mia immancabile giacca di rossa e gli feci cenno che ero quasi pronta mentre mi dirigevo al bagno.
"Stasera dormi con le cuffie. Più tardi passa Julia." lui non poté vedermi mentre roteai gli occhi al cielo, ma ero sicura che la mia reazione se la fosse immaginata. Quella ragazza non mi piaceva per niente, era sempre stata maleducata nei confronti di ogni amicizia di Brandon ed in più aveva chiarito con lui di non volere niente più del sesso. Lui sosteneva che l'idea fosse sua, ma io conoscevo mio fratello abbastanza da sapere che stava mentendo e che lei lo stava tenendo al guinzaglio.
Ripassai velocemente le labbra con il rossetto e mi affiancai alla mia metà.
"Devo rispolverare anche le mie di cuffie dal cassetto?" mi domandò e io mi gelai sul posto. Era il suo modo di chiedermi se ero andata avanti senza aprire l'argomento, perché sapeva quanto non ne volessi parlare, quanto mi imbarazzasse. Alzai lo sguardo per vedere i suoi di occhi fissarmi con apprensione, in attesa di una risposta che per me era scontata.
"No. E non le dovrai rispolverare per ancora molto tempo." e così chiusi l'argomento.
Annika e Will passarono a prenderci, evitando così di avere troppe macchine e in meno di dieci minuti fummo a destinazione. La casa di Chloe era abbastanza grande infatti lei la divideva con il suo ragazzo e altre due coinquiline, per riuscire a mantenerla. Ci ero stata talmente tante di quelle volte negli ultimi due anni che non ebbi nemmeno bisogno di guardarmi intorno, ma piuttosto corsi verso la mia bionda preferita e l'abbracciai da dietro.
"Ma come siamo sexy stasera! Non si direbbe proprio che stai invecchiando." le bisbigliai all'orecchio, aprendomi in un enorme sorriso quando si voltò. "Tanti auguri bionda." aggiunsi, abbracciandola nuovamente e consegnandole il regalo da parte di noi quattro.
"Sono così contenta che siate qui! Molti devono ancora arrivare, ma voi lo sapete, fate come se foste a casa vostra." mi disse lei e io annuì, andando a lasciare la giacca sull'attaccapanni.
Alle feste adoravo riempirmi la mano di noccioline e mangiarne fino a sentirmi sazia, erano il mio guilty pleasure. Riuscivo sempre a sciogliermi meglio dopo il secondo bicchiere di champagne ed infatti solo un'ora dopo la festa già sembrava più divertente.
Stavo cercando di tenere Zach nell'angolo più remoto della mia testa e per il momento stava funzionando. Chloe era appena andata ad aprire alla porta agli ultimi arrivati e siccome immaginavo ce li avrebbe presentati, buttai giù in un boccone le noccioline restanti che avevo nel palmo, mi spolverai le mani l'una contro l'altra e mi alzai dal divano su cui mi ero accomodata. Fu nel momento in cui alzai lo sguardo ed incrociai il suo mentre veniva verso di me che lo riconobbi.
"Tu sei il ragazzo del bar!" esclamai, prima che Chloe potesse aprire bocca per presentare lui e il suo gruppo. Lui alzò un sopracciglio in contemporanea ad un angolo delle labbra e fece un passo avanti.
"Ebbene si, in carne ed ossa. Tu sei la scorbutica invece. " si pronunciò lui, facendomi sfuggire una piccola risata dalle labbra. Feci anche io un passo avanti ed allungai la mano, stringendo consecutivamente la sua.
"Il mio vero nome è Brianna, piacere." strinsi la sua mano, la quale era almeno il doppio della mia.
"Adrian." rispose lui prima di staccarsi. Fu in quel momento che mi resi conto che tutta la sala ci stava fissando, così mi passai una mano tra i capelli per interrompere quel momento e mi presentai anche a tutti gli altri. Sentì Annika darmi una gomitata del fianco e mi voltai, con lo sguardo truce.
"Ahia! E questo per cosa diamine era?" domandai, prendendo un sorso del mio terzo bicchiere di champagne.
"Quando mi hai raccontato del ragazzo del bar non mi avevi detto che era così figo! Diamine, com'è che tutti i ragazzi belli li trovi tu?" quando si accorse di aver fatto un'allusione a Zach si portò una mano alla bocca, cambiando immediatamente espressione.
"Mi dispiace Bree, è stato istintivo. Scusami." le feci cenno di non preoccuparsi e con un sorso mandai giù l'intero contenuto del bicchiere, indicandole che sarei andata a riempirlo nuovamente.Erano quasi le una e la serata stava proseguendo alla grande. Dopo il beer pong, o meglio il tequila pong, avevamo ballato un po' ed adesso tutti avevano deciso di giocare ad obbligo o verità. Non volendo rischiare di dover baciare qualcuno, o peggio, decisi di passare e con il mio sesto bicchiere di champagne e le mie fidate noccioline andai a prendere una boccata fuori.
Il vento fresco di Bristol mi accarezzò le guance e io feci un respiro profondo, appoggiandomi alla staccionata che circondava il giardino. Avrei voluto che la vita fosse così semplice, avrei voluto essere capace di dimenticarmi Zach per molto più di qualche ora. Non era solo il pensiero la tortura, ma anche quella fitta al petto che mi raggiungeva ogni volta, come se la coltellata l'avessi ricevuta in quel momento esatto. Un po' era così però. Mi sentivo come se lui mi stesse ferendo ogni giorno nuovamente e per quanto ci provassi, per quanto dessi tempo al tempo, mi sentivo bloccata in quel limbo ed avevo paura che non sarei mai riuscita ad uscirne.
"Non ti piace quel gioco?" la sua voce mi fece sobbalzare, interrompendo i miei pensieri. Scossi la testa leggermente, lasciando che i capelli mi circondassero il viso.
"Non al momento, no." e lo trovai ironico, perché un tempo sarei stata la prima a proporlo.
"Allora, sei sempre così scorbutica oppure ti ho trovata in una serata no?" domandò lui, appoggiandosi di fianco a me. Mi voltai incrociando i suoi occhi blu come due pozzi, che parevano avere il potere di scrutare chiunque nell'anima.
"Non sono sempre così scorbutica, almeno non con le persone che mi piacciono."
"Quindi io non ti piaccio?" domandò lui, fingendo un'espressione scioccata mentre si portava la mano al petto.
"Non ti conosco abbastanza per poterlo giudicare, ma dal modo in cui approcci le ragazze al bar mi verrebbe da dire che non sei proprio il mio ideale di simpatia, no."
"Ahia, così mi ferisci. Vediamo se riesco a farmi piacere un po' di più. Ho quattro sorelle, io sono quello nel mezzo. Ho ventitré anni, ma non ho mai frequentato l'università perchè non ero interessato a nessun indirizzo, perciò lavoro. Amo tutti gli animali, ma in particolare i cani, il mio cibo preferito sono gli hamburgers, preferiso il whiskey al rum ed ho una cicatrice a forma di fulmine tipo Harry Potter nella parte bassa della schiena perchè da piccolo nel tentare di fare un backflip con un pallone sull'erba sono scivolato e sono atterrato su un sasso."
Non riuscì a trattenere una risata quando quell'immagine si formò nella mia mente e lui mi seguì a ruota. Ridere era bello e me ne ero quasi dimenticata.
"Non so proprio perché credi di piacermi di più adesso. Insomma, non mi hai mica rivelato di essere Spider-man." risposi con un'alzata di spalle, ritrovando quell'ironia che da sempre mi caratterizzava.
"Non ancora, certi segreti hanno bisogno di una rivelazione ad effetto. Tu invece, fammi pensare... sei una secchiona, studi legge, il tuo drink preferito è il mojito, preferisci il sushi alla pizza e da bambina sei caduta in una piscina. Oh, hai anche un fratello gemello, ma questo lo so perché l'ho visto dentro e wow, siete identici. " Spalancai la bocca alla sua affermazione sulla mia infanzia, perché era forse l'unica che aveva azzeccato.
"Wow, sei proprio incredibile. Sei riuscito ad indovinare l'unica impossibile. Chi te l'ha detto?"
"Che preferisci il sushi alla pizza? Nessuno, ma basta guardarti per capire che--"
"No, idiota. Che sono caduta in piscina da piccola! E' vero, mi è successo e non sapevo nemmeno nuotare. Ma no, non preferisco il sushi. Il mio cibo preferito sono i McNuggets del McDonald, non sono una secchiona, ma si frequento l'università di biologia e il mio drink preferito è il gin tonic." lo bloccai prima che potesse finire la frase e senza rendermi conto gli rivelai molto più di quanto avessi voluto inizialmente.
"Ahia, sono andato proprio male. Qualcosa in comune almeno ce l'abbiamo?" domandò lui, inclinando la testa di lato mentre il vento gli scompigliava i capelli biondo platino.
"Amiamo entrambi gli animali, i cani specialmente."
"Ottimo! Possiamo...andare al parco ad accarezzare i cani altrui allora."
"Cosa ti fa pensare che io voglia fare una qualche attività con te?" domandai, incrociando le braccia al petto, sotto il seno.
"Tutti vogliono passare del tempo con me. Sono uno spasso e in caso non riesca a far ridere, sono bello da guardare."
"Meglio che torni dentro, il tuo ego mi sta soffocando e siamo all'aperto." risposi, cercando di trattenere una risata perché non solo era riuscito a farmi ridere più volte in una sera quindi era davvero divertente, ma perché era davvero un'opera d'arte da ammirare. Mi voltai, incamminandomi verso l'ingresso.
"Sai, tu mi piaci, scorbutica." a quelle parole mi bloccai sul posto. Una ventata più forte mi fece stringere nelle spalle mentre mi voltavo.
"Credevo ti piacessero le bionde."
"Infatti. Tu non mi piaci in quel modo, ma penso che potremmo essere ottimi amici." puntai i miei occhi nei suoi e rimasi in silenzio per qualche istante prima di rispondere. Non ero pronta a far entrare nessuno nella mia vita, nemmeno per una semplice amicizia.
"Mi dispiace, ma non ho spazio per nessun'altro nella mia vita." e pronunciate quelle parole rientrai nell'abitazione, raggiungendo Brandon.

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Our Pistanthrophobia.
Romance"Avevano entrambi il cuore talmente spezzato da essersi scordati cosa significasse essere felici. E se fossero destinati ad essere l'uno la felicità dell'altra?" Pistanthrophobia: la paura di fidarsi di qualcun'altro.