2.

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«Sballati un po'!» urla Pierre porgendomi un bicchiere di vodka.

Rifiuto la sua offerta e mi presto a guardare Sofia da lontano.

Coraggio Lando, ce la puoi fare.

«Mi spieghi cosa ti prende? È da un'ora che ti comporti così».

Le parole di Pierre mi destano dai pensieri.

Dovrei dirglielo. In fondo è un mio caro amico.

Lo afferro per un braccio e mi faccio spazio tra la folla per uscire fuori in giardino. Mi siedo su una sdraio e sospiro.

«Io e Sofia siamo scopamici già da un paio di mesi. Io sono innamorato ma lei non sa ancora ciò che prova per me. Quindi ci siamo detti di stare lontani».

Pierre strabuzza gli occhi, incredulo.

«Be', in realtà ti vedevo un po' sottone per lei», borbotta posando il drink che aveva in mano sul tavolino.

«E da quando è iniziato tutto questo?»

«Alla festa che hai organizzato in estate, quella in cui non c'era mia sorella».

Pierre annuisce e si siede accanto a me.

«Guarda il lato positivo: hai fatto sesso con la ragazza più bella della Beacon High! Che cosa vuoi più dalla vita?»

Sospiro nuovamente. Vorrei avere una vita normale, penso.

«Dai, Lando. Sorridi! Vedrai che tutto andrà per il meglio. Ricordati che anche se tu e Sofia siete lontani, io sto ancora aspettando la sesta stagione di Peaky Blinders con l'ansia addosso!»

Lui e questa serie. Argh! Quasi quasi la inizio.

Lo guardo torvo e lui scoppia a ridere.

«E dai! Volevo solo smorzare il momento!»

Ridacchio e prendo il suo bicchiere dal tavolino. Intravedo Sofia ballare e distolgo immediatamente lo sguardo.

Prendo il telefono e sgrano gli occhi nel vedere che sono l'una passate.

«Diamine, è tardissimo! Dobbiamo tornare a casa!» esclamo.

Montiamo in macchina e ascolto Pierre parlare della sua serata. Lo sta facendo solo per farmi estraniare dai miei pensieri.

A quanto pare ha conosciuto una ragazza, ma nulla di serio. Pierre vuole solo concentrarsi sullo studio e diplomarsi con il massimo dei voti per poter accedere all'università di Oxford. A volte vorrei essere come lui: studiare e non pensare più di tanto alla vita sociale, ma prenderne parte solo quando se ne ha voglia. E Pierre è proprio bravo in questo: riesce a gestire tante cose allo stesso tempo e quando partecipa alle feste, si ubriaca ma è capace di svegliarsi senza problemi anche prendendo una bella sbronza. Mi chiedo come faccia.

Il mio amico posteggia l'auto nel vialetto di casa mia e mi augura buonanotte prima di scendere.

Cerco le chiavi in tasca e apro la porta, tentando di non fare rumore, sapendo che mia mamma sta dormendo.

Odio non vederla in casa per colpa del suo lavoro in ospedale.

Riconosco una figura nel buio e accendo una lampada all'ingresso.

«Juliet, cosa ci fai ancora in piedi?»

«Ho sentito dei rumori».

Tolgo il cappotto e lo appendo all'attaccapanni.

Mi dirigo in cucina, verso del latte in un bicchiere e lo bevo tutto d'un sorso. Non biasimatemi, a diciotto anni bevo ancora il latte nel cuore della notte. In fondo sono ancora un bambino che non vuole crescere.

«Scusa se te lo chiedo, c'è qualcosa tra te e Sofia?» domanda di punto in bianco mentre io per poco non mi strozzo.

E ora cosa le dico?

«È complicato da spiegare», mormoro.

Mi appoggio contro l'isola della cucina, resto in silenzio per qualche secondo e poi inizio a parlare.

«Sono più di tre mesi che io e lei andiamo a letto senza essere vincolati da sentimenti o altro. È iniziato tutto ad una festa che Pierre organizzò in estate a cui tu non hai preso parte perché eri in Spagna con Carlos. Io e Sofia ci eravamo ubriacati e finimmo a letto. Da quel momento non siamo più riusciti a staccarci, era come se fossimo calamite. La cosa è persistita e non abbiamo fatto nulla per fermarla. Ho nascosto tutto perché non volevo che sapessi questo lato di me. Sono uscito con molte ragazze a tua insaputa, ma quando sono finito a letto con Sofia qualcosa dentro di me è cambiato, mi sono innamorato di lei e adesso stiamo cercando di stare lontani perché lei ha bisogno di capire cosa prova per me»

«E alle feste a cui partecipavamo? Quando io tornavo a casa tu cosa facevi?»

«Di solito andavo in un pub con una ragazza o se c'era Sofia andavo a casa sua».

Ricordo chiaramente quei tempi. Sofia non voleva vedermi perché aveva paura. Ma quando eravamo insieme era inevitabile il fuoco che ardeva dentro di noi. Desideravamo stare insieme più di qualunque altra cosa, ma lei impediva a se stessa di essere felice e dunque ci ritrovavamo a stare lontani. Puntualmente la lontananza era superflua tra noi dato che ritornavamo ad essere soggiogati dall'attrazione che ci legava.

«E adesso? Come ti senti?»

«Non lo so nemmeno io. Vorrei tanto stare con Sofia in questo momento ma so che le devo dare del tempo. Ugh, detesto trovarmi in situazioni del genere».

Mi abbraccia e mi accarezza i capelli.

Perché mi sono complicato la vita?

«Spiegami come hai fatto con Carlos e Charles perché io davvero non capisco come tu sia riuscita a stare lontano da quest'ultimo», borbotto tra le braccia di mia sorella.

«Tanta forza di volontà» risponde.

Mi stacco dalle sue braccia e le bacio una guancia.

«Meglio che andiamo a dormire. Buonanotte sorellina»

Juliet annuisce e sale le scale.

Apro la porta finestra del salotto e mi siedo sulla sdraio. Guardo le stelle per qualche minuto, finché la vibrazione del mio cellulare non mi desta dai miei pensieri.

"Sai che per qualsiasi cosa ci sono. Conta su di me, milkman. O dovrei chiamarti Landino? Ti voglio bene."

Sorrido al messaggio di Pierre.

Sono fortunato ad avere un amico come lui e una sorella come Juliet.

E con questo pensiero mi dirigo nella mia camera e crollo non appena mi stendo sul letto.

*****

«Hai due occhiaie che fanno paura», esclama George non appena mi vede.

George è il classico ragazzo dallo stile inglese: capelli marroni, occhi azzurri, fisico slanciato e un grande appassionato di calcio.

Pierre invece ha il fascino francese, fascino che lo accomuna a Charles, il fidanzato di mia sorella.

Bei tempi quando litigavano ed io me li sorbivo ogni qualvolta Charles metteva piede in casa mia e Juliet sbuffava non appena la sua presenza regnava nella sua stessa camera. La linea tra odio e amore è più sottile di quanto noi pensiamo.

«Non ho dormito poi così tanto bene stanotte».

È vero. Quando mi sono coricato non ho fatto altro che pensare a Sofia e a come dimenticarla. Il risultato? Non potrò mai dimenticare quella ragazza, ormai mi è entrata dentro.

Entro nell'aula di Matematica e mi siedo al solito posto, ovvero quello accanto alla finestra. Classico, vero?

Un dettaglio però mi sfiora la mente. Io e Sofia abbiamo quasi tutte le lezioni in comune. Perché oggi non si è presentata a nessuna?

The Other Half Of Me // Lando Norris [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora