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Pierre scola l'ennesimo bicchiere di Gin tonic e lo sbatte sul bancone. Lo guardo e mi meraviglio di questo comportamento. Non è mai arrivato al punto di bere otto bicchieri di Gin e due di Vodka. Penso sia davvero stressato. Ecco perché mi ha invitato a questo party organizzato in un pub a Notting Hill.

«È successo qualcosa?»

Pierre si alza e barcolla leggermente. Biascica qualche parola sconnessa e mi afferra il braccio.

«Sono stufo dei miei genitori! Non fanno altro se non litigare, litigare e litigare. Quando la smetteranno? Perché devo occuparmi io di tutto? Non posso essere un normale adolescente che esce per divertirsi e scoparsi qualche ragazza di tanto in tanto?»

È ubriaco, e si sa: gli ubriachi dicono sempre la verità.

Lo afferro per un braccio e lo porto su un divanetto lontano da occhi indiscreti. Ormai è un classico che io mi sieda lontano da tutti per far emergere il mio lato asociale quando so che non esiste.

«"Pierre puoi pensare a questo?" "Pierre puoi pagare tu la bolletta? "Pierre puoi ritirare tu i soldi?" "Pierre stasera non puoi andare in palestra." Mi sono davvero stufato!»

La sua voce è rotta. Scoppia a piangere e si rifugia tra le mie braccia.

«Sono figlio unico e quindi mi danno più incarichi del solito. Sono stufo di questa situazione. Perché non divorziano e basta? Cosa gli costa, la reputazione? A loro importa qualcosa di me? Pensano che il divorzio o le litigate possano influire su di me? Ma a chi importa!»

«Non puoi semplicemente parlare con loro e dirgli come ti senti?» domando e lui scuote la testa. «Non capirebbero. Non l'hanno mai fatto».

Scioglie l'abbraccio, asciuga le lacrime e schiarisce la voce. Si alza e si dirige al bancone per prendere una bottiglietta d'acqua. A quanto pare si confida solo quando è ubriaco.

«Pierre, dovresti smettere di bere così tanto. Hai diciotto anni, non puoi rovinarti il fegato già da adesso».

Il mio amico annuisce a stento e si dirige verso l'uscita barcollando. Gli afferro un braccio per sorreggerlo e camminiamo verso il parcheggio con non poche difficoltà. Lo aiuto a sedersi sul sedile del passeggero e guido in direzione di casa mia. Non posso accompagnarlo a casa sua in questo stato. Deve prima superare la sbornia e poi domani, dopo una buona colazione, tornerà alla sua dimora.

Parcheggio l'auto nel vialetto, apro la porta e aiuto Pierre. Ormai si è addormentato.

«Lando, che è successo?» domanda a bassa voce mia sorella spuntando dalla cucina.

«Pierre è ubriaco. Non potevo accompagnarlo a casa sua in queste condizioni».

Juliet mi dà una mano a portarlo nella mia camera. Le auguro buonanotte e una volta essermi sdraiato sul divano, sospiro. Guardo Pierre dormire profondamente e ripenso a tutti i momenti trascorsi con lui. Non si è mai comportato in questo modo. Bere non è mai stato qualcosa che avrebbe voluto compiere nel corso della sua vita. Non può sfogarsi in questo modo. E se bevesse fino a sentirsi male e finire in coma etilico? No, non voglio pensarci. Troveremo una soluzione. So per certo che questo non è quello che vuole.

Appoggio la testa sul bracciolo e pian piano mi addormento.

Mi sveglio di soprassalto quando sento una musichetta provenire da un telefono. Chi è che mette Centuries dei Fall Out Boy come suoneria per la sveglia? Pierre, ecco chi.

Mi stiracchio, sentendo il collo e la schiena indolenziti. Dormire sul divano non è molto entusiasmante come cosa. Prendo il telefono dalla tasca dei jeans e lo disattivo. Lo lascio dormire per un altro po' e scendo in cucina, dove trovo mia mamma parlare a telefono con qualcuno. Ride e poi chiude la telefonata.

The Other Half Of Me // Lando Norris [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora