8.

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La sveglia trilla. Sbuffo e mi rigiro tra le coperte. Dovrei smetterla di andare a dormire tardi. In realtà il motivo questa volta è un altro: ho messaggiato con Sofia fino alle 2:00 del mattino circa.

La sveglia trilla di nuovo e la spengo. Sbadiglio, mi stiracchio e mi alzo. Vado a sbattere contro la scrivania e impreco. Vado in cucina, ancora assonnato e stonato soprattutto, e mi verso una tazza di latte.

Mamma sta ancora dormendo a quanto pare.

Mi siedo e inizio a bere. Poso la tazza sul tavolo e la fisso. Il sonno inizia a farsi sentire e finisco con la testa nella tazza.

«Moving up and down, side to side like a rollercoaster!» esclama mia sorella e sussulto. Da dove è uscita fuori?

«Sì, buongiorno!» sbotto assonnato.

«Nottataccia?» domanda mentre prende gli ingredienti per preparare i pancake.

«Ho messaggiato con Sofia fino a tardi», confesso. Juliet si volta a guardarmi e continuo a parlare.

«Mi ha contattato lei. Pensavo non lo avrebbe mai fatto perché, come ben sai, ha bisogno di tempo. E invece a mezzanotte mi sono ritrovato un suo messaggio. Abbiamo parlato del più e del meno e poi mi ha chiamato. Dopo le vacanze vuole uscire con me e parlare. Sono un fascio di nervi adesso»

«Vedrai che andrà tutto bene. Non iniziare ad avere l'ansia già da adesso. Pensa in positivo», mi rassicura. Mi alzo e mi appoggio al bancone sospirando.

«È che ho paura che cambi idea come ha sempre fatto. Quando stavamo insieme diceva che dovevamo prenderci una pausa e, puntualmente, non era così. C'era sempre qualcosa che ci legava. E adesso non so se quel qualcosa esista ancora. Sono trascorse più di tre settimane da quando ci siamo detti pausa. Ora non so che cosa voglia dirmi. Ho paura che voglia chiudere per sempre», dico e delle lacrime sgorgano dai miei occhi.

Juliet mi abbraccia e poggio la testa sulla sua spalla.

«Non pensare già al peggio. Sii contento che vi state sentendo. Se fosse un'altra non ti avrebbe contattato. So che tiene a te, dalle tempo per dimostrartelo».

Mi asciugo le lacrime e annuisco.

«Ora vai a vestirti che così usciamo!» esclamo. Le lascio un bacio sulla guancia, le scompiglio i capelli ed esco dalla cucina.

In corridoio incontro mia mamma ancora assonnata e mi stampa un bacio sulla guancia. La sento poi parlare con mia sorella in cucina.

Mi guardo allo specchio e le occhiaie incorniciano il viso. Sciacquo il viso e metto in posa una maschera: faccio davvero pena. Aspetto che si secchi e nel frattempo poso sul letto un maglione, dei jeans e le Converse. Tolgo la maschera e mi vesto. Indosso una giacca, saluto mamma e aspetto Juliet in giardino. Spengo il telefono per evitare che qualcuno rovini la mia mattinata e sento il portone sbattere.

«Andiamo, Landino», dice mia sorella e la guardo torvo. Detesto quando usa questo nomignolo. «Ai suoi ordini, Giulietta»

«Ah! Smettila di chiamarmi così», borbotta incrociando le braccia al petto. «E tu smettila di chiamarmi Landino», controbatto e scoppiamo a ridere.

«Ma è un nomignolo carino, non pensi?»

«E Giulietta non lo è? O ti ricorda i tempi trascorsi con Carlos quando Charles ti chiamava in quel modo?»

Juliet sospira. «Possiamo evitare di parlarne?» domanda e annuisco.

Camminiamo verso il centro e spendiamo circa metà mattinata alle bancarelle.

Verso l'una ci fermiamo in un fast food e mangiamo qualcosa.

Quando usciamo noto Sofia sull'altro ciglio della strada insieme a sua madre e sospiro. Juliet punta lo sguardo su di me e mi accarezza un braccio.

The Other Half Of Me // Lando Norris [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora