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La luce che filtra nella stanza mi costringe ad aprire gli occhi. Prendo il telefono dal comodino e sbuffo nel notare che sono solo le 7:00 del mattino di domenica. Odio svegliarmi presto nei weekend perché so che posso dormire fino a tarda mattinata.

Mi alzo e nemmeno il tempo di infilare le pantofole, che sbatto il piede contro il comodino.

«Vaffanculo!» urlo.

Ugh, se il buongiorno si vede dal mattino iniziamo bene! Che bella giornata, vero?

Scendo le scale, con il piede ancora dolorante, e mi verso una tazza di latte.

«Non si dicono le parolacce», mi ammonisce mia mamma spuntando dal salotto.

«Scusa, mamma», mormoro mortificato.

Bevo il contenuto nella tazza e trattengo un rutto. Che uomo.

Torno nella mia camera strascicando i piedi. Non ho per niente voglia di andare a correre, ma devo perché non posso diventare pigro.

Indosso una tutta dell'Adidas e un paio di scarpe da ginnastica. Saluto mamma con un bacio sulla guancia e corro verso casa di Carlos, il quale sta facendo stretching nel giardino.

«¡Hola guapo!» esclamo.

«Ciao Lando. Vieni, usiamo la palestra che ho in casa».

Seguo Carlos nella sua villa e resto ammaliato dall'enorme sala che mi si presenta davanti. Ci sono attrezzi di tutti i tipi: dalle panche ai tappetini, dai sacchi ai pesi di vari kg. È un sogno.

Carlos indossa i guantoni e inizia a massacrare di pugni il sacco che pende da soffitto. È arrabbiato, frustrato.

Mi limito a stare zitto e a non fare domande. Decido di fare una serie di flessioni.

«Stanotte ho sognato Juliet», sbotta il mio amico.

Si asciuga la fronte imperlata di sudore e beve un po' d'acqua.

«Diamine, tua sorella mi perseguita!». Ammutolisco. «Hai mai provato ad uscire con qualcuno?» domando titubante. Carlos sospira.

«Non esco con nessuna da quando io e Juliet ci siamo lasciati».

Strabuzzo gli occhi a quest'affermazione.

«Non ne ho mai sentito bisogno. Forse mi serve del tempo per pensare. Ma il problema è che non posso evitare di vedere Juliet. Anche se volessi, lei sarebbe sempre lì, a scuola o in giro che ride con Charles. Preferirei ricevere una pugnalata al petto al posto di vederla con lui».

Carlos e Charles non hanno mai avuto uno stretto rapporto di amicizia. E se fossero stati amici, il primo ne sarebbe uscito ferito mentre il secondo vittorioso per aver conquistato la ragazza dell'amico.

«Vedrai che il tempo rimarginerà le ferite».

Carlos annuisce e riprendiamo ad allenarci.

«Basta! Sono esausto!» esclamo, buttandomi sulla panchina.

Carlos è ancora un po' affannato dalla corsa sul tapis roulant e si sta scolando una bottiglia d'acqua. Non so quanta io ne abbia bevuta durante l'allenamento.

Sono stremato. Ha ragione Pierre quando dice che sono uno sfaticato.

«Io direi basta per oggi. Dovevo scaricare la tensione e invece sono arrivato al punto di non sentire i muscoli del mio corpo», borbotta il mio amico e si siede sulla panca, bevendo un'altra bottiglia d'acqua.

Mi siedo al suo fianco e gli dò una pacca sulla spalla. Geme di dolore e mi fulmina con lo sguardo.

Mi dirigo alle docce della sua palestra e resto sotto al getto dell'acqua per dieci minuti buoni. Dovrei valutare l'opzione di allenarmi tre volte alla settimana e non poltrire sul letto a guardare Netflix.

The Other Half Of Me // Lando Norris [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora