CAPITOLO 6 - NON È MAI UN ERRORE

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CAPITOLO 6 - NON È MAI UN ERRORE


Un bacio caldo, armonioso, desiderato.Un bacio nato da sentimenti repressi da troppo tempo, un bacio limpido e sincero.Le mani di Bulma si incrociarono delicatamente dietro la schiena del sayan, il quale si avvicinò ancor di più al corpo della donna. Passarono diversi minuti prima che i due separassero le loro labbra umide. Bulma guardò intensamente negli occhi Vegeta, il quale distolse lo sguardo continuando però a cingerla in vita.Le gote rosse e bollenti del principe resero il suo viso ancor più perfetto e meno duro e triste del solito. L'imbarazzo di quel momento si sciolse nel momento in cui Bulma, accarezzando la schiena del sayan, lo fece rabbrividire provocandogli un ghigno sghembo ma dolce. «Sei così diverso quando sorridi...» sussurrò l'azzurra sorridendo a sua volta, guardando poi il principe arrossire nuovamente.
Stava sorridendo davvero? Cielo, quanto poteva essersi rincitrullito. Probabilmente non lo aveva mai fatto in vita sua, e fu quasi curioso di guardarsi allo specchio per vedere quanto potesse avere la faccia da deficiente. E quindi rompere lo specchio.«N-non mi riesce spesso» ammise Vegeta rivolgendo uno sguardo imbarazzato alla ragazza, diventando poi più cupo «te l'ho detto che mi sento diverso. E' colpa tua, donna!»«Devo farmi perdonare?» gli bisbigliò nell'orecchio Bulma con tono ammiccante, facendo rabbrividire nuovamente il sayan, il quale portò il proprio viso nuovamente vicino a quello della donna. Non fu difficile cogliere dove la scienziata stesse per andare a parare, e di questo il principe ne fu letteralmente estasiato. Talmente estasiato da rivolgerle forse il primo vero complimento da quando si erano conosciuti.«Mmmh, in quanto ad idee geniale, sei decisamente imbattibile» mormorò Vegeta sicuro della propria affermazione. Sarà che era sempre stato circondato da imbecilli di prima categorie, ma quella ragazza era senza dubbio una delle menti più brillanti dell'intero cosmo.Detto ciò, il saiyan prese in braccio l'azzurra portandola nella grande camera da letto illuminata solo da un raggio di luna. ••• «Signore? Signore!?»«Uhm? Ah. D-dica!» farneticò Vegeta scuotendo la testa per tornare alla realtà.
Un uomo anziano con dei lunghi baffi grigi rivolse uno sguardo indagatorio verso il principe, il quale alzò un sopracciglio.
«Il negozio sta per chiudere, ha bisogno di una mano?» domandò gentilmente l'ometto indicandosi l'orologio al polso.«Oh... si. Vorrei dei fiori» balbettò sua altezza in seria difficoltà. Non aveva mai imparato ad interagire in modo normale con gli sconosciuti di quel pianeta, nemmeno dopo tutti quegli anni.Il negoziante sorrise alla richiesta dell'uomo, allargando le braccia come per mostrare lui il luogo che li circondava «guarda caso lei si trova in un vivaio... sia più specifico, così posso capire come aiutarla»Vegeta arrossì leggermente sulle gote, rendendosi conto della risposta bizzarra data al commerciante. Beh, se non altro aveva imparato a chiedere le cose con una discreta gentilezza. E magari non fare esplodere tutto il negozio.«Quelli andranno bene» disse il saiyan indicando un bellissmo buquet di girasoli, viole e spighe. «Ottima scelta, signore. Andiamo verso l'estate!»Il colore allegro ed il profumo inteso dei fiori inebriò i sensi del saiyan, costringendolo a perdersi nuovamente nei ricordi. ••• Un raggio di sole illuminò la grande stanza, catturando l'attenzione del principe.Era sveglio già da parecchio tempo, immerso in pensieri e riflessioni. La donna appoggiata sul suo torace si mosse lievemente, accarezzando il petto nudo del saiyan. Ed egli non poté fare a meno di ripensare alla notte appena trascorsa con lei, beandosi di ogni sensazione provata."Sono un rammollito" pensò Vegeta corrugando la fronte: non era mai capitato che rimanesse a dormire con una donna. Nello spazio, dopo aver soddisfatto i propri bisogni carnali, era solito sparire nel buio della notte senza troppi complimenti. Addirittura, a volte, era stato costretto ad uccidere le proprie concubine per eliminare le proprie tracce. Ma quella volta era diverso, si era addormentato. Si era rilassato cingendo tra le braccia quella donna che aveva completamente stravolto la sua esistenza e quasi - quasi - si ritrovò a penare che tutto ciò che aveva combinato in passato fossero solo dei grandi errori. E orrori.«Sei sveglio?» sbiascicò Bulma destandosi pian piano, distraendolo dai propri pensieri.«Sì, oramai da un po'. Vado ad allenarmi, adesso» sussurrò Vegeta alzandosi rapidamente dal letto, sotto gli occhi esterrefatti della donna. Il suo istinto di prendere e scappare - al posto di star lì ad affrontare quelle inutili chiacchiere - era forte, forse più forte di lui. «Di già?» domandò la donna visibilmente delusa.
E, per la prima volta, il principe si ritrovò costretto a voltarsi indietro. E, sempre per la prima volta, provò anche l'innato istinto di voler tornare da lei. E sì, quella volta sarebbe tornato per davvero.«Sì, ma... ma ci vediamo stasera» concluse il principe, strappando un leggero sorriso alla ragazza. Avrebbe voluto che lui rimanesse lì ancora per un po', ma aveva la certezza che sarebbe tornato. E ciò che bastava per essere felice.
Un anno. Passò più di un anno quella splendida notte e tutto sembrava procedere per il meglio.Il principe si allenava tutti i giorni, ma tutte le notti tornava dalla donna dai capelli turchini, l'unica alla quale era permesso conoscere la vera identità dell'apparente mostro. L'unica alla quale Vegeta si era concesso, l'unica che sapeva strappare al principe uno di quei sorrisi tanto rari. Certo, non era sempre tutto rosa e fiori con quel testone del principe, ma Bulma aveva imparato ad apprezzarlo in ogni sua sfaccettatura e soprattutto ad essere paziente.
Sapeva di essere una privilegiata, e questo la rendeva non poco orgogliosa. Purtroppo però, mancava davvero poco all'arrivo dei cyborg, troppo poco. Ed il principe, frustrato ogni giorno di più, non era ancora riuscito a trasformarsi nel super sayan che tanto desiderava essere. Avrebbe dovuto pagare cara la sua ambizione poiché, nella mente del saiyan, frullava spesso la cupa idea di doversene andare.



Quella sera Vegeta tornò tardi dall'allenamento giornalier. L'azzurra lo aspettò comodamente seduta sotto le coperte, impaziente di veder tornare il proprio principe come tutte le sere. Più che impaziente.«Vegeta! Dove sei stato?» domandò Bulma sorridendo nervosamente al saiyan non appena lo vide rientrare dalla finestra. Ma, al contrario delle ultime sere, egli non si fiondò immediatamente tra le sue labbra, ma si sedette al bordo del letto con le mani incrociate. Non era raro per lui essere accigliato, ma quella notte la donna se ne preoccupò più del solito.«Mi allenavo...» borbottò lui massacrandosi le mani. Non avrebbe mai pensato di potersi trovare così in difficoltà a fare qualcosa che, in passato, era solo contento di fare.«Beh, finalmente sei arrivato» sorrise nervosamente la donna portandosi più vicina al saiyan con fare malizioso. Ma quella volta sua altezza non l'assecondò e, anzi, la interruppe con tono glaciale.
«Devo dirti una cosa» confessò Vegeta trovando finalmente il coraggio.L'azzurra trasse immediatamente indietro le mani dalla schiena del sayan, con gli occhi ancor più preoccupati. Mai, mai in più di un anno e mezzo le aveva chiesto di parlare. Senza che lei ebbe il tempo di rispondere, il principe continuò senza rivolgerle lo sguardo.«Non riesco a diventare un super saiyan e temo proprio che la causa siano tutte queste distrazioni che ho qui sulla Terra. Non posso rimanere qui. Mi sto distraendo, mi sto rammollendo. Di questo passo non raggiungerò mai il mio obiettivo. Io devo andarmene da qui, almeno fin quando non riuscirò a raggiungere il livello di Kaar- -B-Bulma?» si interruppe Vegeta nel vedere la donna alzarsi di scatto con le lacrime agli occhi. «Quindi te ne vai!? Te ne vai sul serio!?» berciò lei digrignando i denti.«Sì, me ne vado. Ho deciso» confermò sua maestà incrociando le braccia al petto, leggermente irritato dalla reazione fin troppo esplosiva della donna.«Bene! Fantastico... perfetto!» soffiò sarcastica la donna tirando un pugno al comodino, avvicinandosi poi al viso del saiyan con aria minacciosa.«Ho detto che me ne vado. Non ho detto per sempre!» si giustificò Vegeta storcendo il naso.«Se quegli androidi ti faranno fuori io non ti rivedrò più! Te ne andrai! E ora lo stai facendo prima del tempo!» sibilò Bulma puntandogli un dito contro.«E' proprio perché non voglio che mi facciano fuori che mi alleno, dannazione!» gridò lui in tutta risposta alzandosi di scatto, avvicinandosi alla donna ringhiandole contro.«No! Tu potresti allenarti anche qui! Il tuo obbiettivo non è allenarti per non farti uccidere! Tu vuoi solo superare Goku! Pensi solo a questo!» lo accusò la scienziata esasperata. Vegeta distolse velocemente lo sguardo dagli occhi celesti della donna, da quegli occhi troppo sinceri. Da quegli occhi che riuscivano a capirlo perfettamente.Perché sì, lei aveva capito tutto. Tutto quanto. Ma non lo avrebbe mai ammesso, non le avrebbe dato la soddisfazione di pugnalarlo ancora nell'orgoglio.«Mi dispiace, non cambierò idea. Partirò domani mattina all'alba» borbottò con noncuranza il principe dandole le spalle, avvertendo poi le sue braccia cingergli la vita da dietro. Egli si immobilizzò. Forse poteva sopportare di vederla arrabbiata, poteva sopportare gli insulti e la furia. Ma vederla piangere... beh, gli faceva sempre un effetto strano. Un effetto che in quel momento non voleva sopportare.«Vegeta... non lasciarmi...» singhiozzò la donna. ll principe non rispose. Quella volta non si voltò indietro. Nemmeno quando, udendo le sue parole, sentì il proprio cuore sfracellarsi al suolo.«Aspetto un bambino»

Prince's memories || ᴠᴇɢᴇʙᴜʟ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora