CAPITOLO 7 - PERDONO
Trunks.Così l'aveva chiamato.
Un bellissimo bambino dagli occhioni blu ed i capelli color glicine, con lo stesso sguardo di suo padre. Suo padre, il quale non aveva nemmeno assistito alla nascita. Suo padre che quando aveva scoperto della gravidanza non aveva detto una singola parola. Se ne era andato e non si era voltato indietro.
Bulma l'aveva guardato andare via e si era sentita morire, aveva pianto per giorni e notti ma, caparbia, aveva preso la decisione di tenere il bambino. Non era stata una gravidanza facile, sia dal punto di vista emotivo che dal punto di vista fisico.
Portare in grembo un saiyan, a quanto pare, non era esattamente cosa da poco. Aveva più volte pensato di chiamare Chichi e chiederle dei consigli a riguardo, ma si era isolata. Aveva accuratamente evitato tutti gli inviti da parte dei suoi amici, persino Crilin ed il Genio delle Tartarughe. Se ne era stata lì, per nove mesi davanti alla finestra ad osservare il cielo pregando in un ritorno che mai era avvenuto.
Poi, quando il piccolo Trunks venne al mondo, cambiò tutto. A dispetto di ciò che avrebbe potuto immaginare, fu quasi facile, fin troppo facile amare quell'esserino tutto pepe. Era un bravo bambino e lo amava più di ogni altra cosa al mondo.
E così Bulma era rifiorita, aveva rincominciato ad uscire, camminava per le strade della città tutta fiera di quel pargoletto e se ne infischiava delle malelingue del paese - e il padre dov'é?! - e viveva la sua vita serenamente.
Non aspettò più davanti alla finestra.
Vegeta, dal canto suo, aveva fatto di tutto per tenere la mente lontana dalla Terra. Ma era difficile, troppo difficile. E, sebbene si fosse ripromesso che non sarebbe caduto in tentazione, una volta l'aveva fatto.
Solo una volta. Non aveva resistito, era tornato di nascosto sulla Terra una notte, quando Bulma dormiva e nessuno avrebbe potuto vederlo.Solo quella notte era tornato, per pochi minuti. Era entrato dalla finestra di quella che era stata la loro camera e l'aveva visto. Si avvicinò alla culla azzurra di fianco al letto matrimoniale e lo vide.
Era piccolo. Ed aveva dei colori decisamente particolari, a discapito del suo corredo genetico. Però c'era quacosa... qualcosa di lui.
Si sporse di più per poter leggere quelle lettere colorate incise sopra il suo giaciglio e cautamente lesse nella mente senza sforzo."Trunks". Che nome bizzarro. Eppure gli piaceva anche.
"Mio figlio..."Il principe alzò lo sguardo poggiandolo poi sull'esile corpo della donna dai capelli azzurri che dormiva sul letto accanto "nostro figlio!".La tentazione di infilarsi sotto quelle coperte fu assurdamente reale, mai aveva provato una cosa del genere. Mai si sarebbe immaginato che potesse essere tanto tentato da una cosa simile. Ma no, non poteva concederselo. Sentiva di essere vicino al suo obiettivo e sarebbe stato un attentato al proprio orgoglio cedere proprio in quel momento.
Si chinò leggermente per raggiungere il viso della donna. La guardò da vicino, molto vicino, quasi da far sfiorare i loro nasi e poi, rapido,
si dileguò dalla finestra.«Mmm...» mugugnò l'azzurra stropicciandosi gli occhi, mettendo poi a fuoco la finestra aperta. Era certa di averla lasciata socchiusa.
«Deve essere stato solo il vento»
Vegeta, appoggiato con la schiena contro il muro fuori dal balcone, respirò profondamente. E, chissà come, si sentì un codardo a non averla affrontata. Per non essersi nemmeno degnato di salutarla. Ma non era ancora il tempo, il suo orgoglio era ancora troppo preponderante.Poi, come preannunciato dal ragazzo del futuro, il dodici maggio arrivarono gli androidi. Erano tanti, più del previsto.
Li avevano affrontati tutti insieme, con coraggio, e Vegeta era finalmente riuscito dimostrare all'universo che ce l'aveva fatta.
Era così fiero, così troppo impegnato a dare sfoggio di sé che non si era nemmeno premurato di salvare la sua... famiglia? Se così oramai si poteva chiamare, visto che Bulma aveva già esplicitato a tutti che non erano niente di simile. Li aveva visti crollare con l'aereo ma, tanto, sapeva che ci avrebbe pensato qualcun'altro a salvarli.
Ma poi l'aveva scoperto: quel ragazzo. Il ragazzo del futuro si chiamava Trunks. E solo allora capì tante, troppe cose, ma non fece in tempo ad interiorizzarle e reagì male, d'impulso. Non ne voleva sapere.
Poi, però, un nuovo nemico imprevisto aveva fatto capolino. Cell. E lui era stato così incosciente da voler dimostrare di nuovo a tutti di essere il migliore, il più forte, il più letale. Aveva lasciato che si perfezionasse, e avevano rischiato di rimetterci tutti la pelle.
Kaarot ci aveva rimesso la pelle. Si era sacrificato, seppur inutilmente, per tutti loro.Persino Kaarot non aveva potuto far nulla contro di lui, un sacrificio inutile.
Solo allora capì quanto era stato sciocco, quanto era stato avventato. Solo quando vide Cell risorgere dal nulla e colpire il ragazzo del futuro.Suo figlio. Quel figlio che non aveva mai visto nascere, perché troppo preso dall'orgoglio e la sete di voler arrivare a tutti i costi ai suoi obiettivi.Capì di essere stato sciocco quando vide Trunks a terra, privo di vita, ucciso per mano di Cell.«La pagherai per aver fatto del male a mio figlio!» gridò Vegeta scagliandosi contro il nemico con tutta la forza in corpo. Milioni di sfere di energia emanate dalle sue mani si riversarono contro l'avversario, senza però impartirgli nemmeno un graffio.
Tuttavia, al contrario a Cell bastò un solo pugno per scaraventare a terra il tanto orgoglioso principe dei saiyan."Trunks" pensò Vegeta tremando al terreno assaggiando con la polvere il suo stesso fallimento "non sono stato capace di vendicarti. Sono un fallito, come padre, come combattente... come persona".•••«Sono per sua moglie?» chiese il fiorista legando il bouquet di fiori con un nastro di raso bianco.Vegeta scrollò ancora una volta la testa, interrompendo i pensieri e guardando con aria spaesata il venditore «come dice?»«I fori! Sono per sua moglie? »«Oh...» rispose il principe rendendosi conto che stava facendo la figura del distratto «ehm, si! Sono per mia moglie»«Le piaceranno di sicuro!» commentò il fiorista consegnando il mazzo di fiori a Vegeta, il quale annuì corrugando poi la fronte «che c'è, deve farsi perdonare qualche peccatuccio?» azzardò l'uomo baffuto con tono ammiccante. «Ehm... circa» si limitò a rispondere il saiyan.Perdonare. Già, sua moglie aveva saputo perdonarlo un sacco di volte. Anche quello che sembrava essere stato il suo errore più grande.•••"Devo rimediare. Devo mettere da parte il mio orgoglio" pensò Vegeta sovrastato dal piccolo Gohan, il quale gli aveva appena salvato la vita da una fine certa. Salvato da un moccioso! Hah! Ridicolo, lui che doveva essere il più forte dell'universo salvato da un bambinetto di dieci anni.
Un bambino che era rimasto, per la seconda volta, orfano. Ed in parte era stata colpa sua! Se solo non avesse fatto perfezionare Cell, Kaarot sarebbe ancora vivo e sarebbero riusciti a sconfiggere quel mostro insieme, molto prima.
"Devo rimediare. Devo riparare ai miei errori. Con tutti, tutti quanti. Sono stato un codardo. Il mio orgoglio è venuto prima di ogni cosa, la mia sete di superare Kaarot mi ha completamente offuscato il cervello. Ma Bulma aveva ragione, io non sono un mostro. Io non lo sono più... e lo dimostrerò da ora!" «Gohan, ti chiedo perdono... abbi pietà» sussurrò Vegeta stramazzando poi a terra.
STAI LEGGENDO
Prince's memories || ᴠᴇɢᴇʙᴜʟ ||
Fanfiction"La primavera stava oramai bussando alle porte della cittadina e le giornate, frenetiche, andavano sempre più allungandosi sotto il timido sole di aprile. Alti grattacieli di vetro circondavano le strade percorse dal principe, riflettendo la luce ro...