CAPITOLO 8 - RICORDI DI UN PRINCIPE

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CAPITOLO 8 - RICORDI DI UN PRINCIPE


Cell era stato sconfitto, era morto. Il pericolo degli androidi si era estinto, un lungo periodo di pace stava per avere inizio sulla Terra.Vegeta giurò di non combattere mai più, sia per essere stato umiliato sia per aver commesso il grande errore di mettere la battaglia prima di tutto, perdendo così il lume della ragione. Aveva ancora molto da imparare, troppo, su come si sta al mondo.Suo figlio, Trunks, era stato riportato in vita dalle sfere del drago, ed era poi ritornato alla Capsule Corporation a riposare prima di partire.
Vegeta, però, quella sera non ebbe ancora il coraggio di tornare a casa. Era distrutto, ferito nella dignità e confuso. Troppo confuso e immerso in pensieri che stavano oramai prendendosi gioco della sua mente. E così, quando iniziò a sentire quella voce nella propria testa, inizialmente pensò di essere impazzito.
Tuttavia, quella voce risuonò di nuovo. Più forte, più chiara.«Vegeta! Vegeta riesci a sentirmi o sei sordo!?»Il principe dei saiyan si alzò di scatto dall'erba secca della radura, guardandosi intorno allibito.«Kaarot! Dove sei? Non... non eri morto?»«Già, sono morto! Ma sto bene, tutto sommato! Cosa ci fai tutto solo?» chiese Goku allegramente in collegamento dall'aldilà tramite Re Kaioh.«Cosa... cosa ci faccio solo!? Cosa ti salta in testa, Kaarot?!» urlò Vegeta rivolto al cielo. Che diamine di scherzo era quello?! Persino da morto quello scriteriato aveva deciso di tormentarlo?!«Perché non torni a casa? Perché non torni da tuo figlio?»Il principe dei saiyan divenne improvvisamente rosso di rabbia e, preso dal nervosismo, iniziò a strappare fili d'erba dal prato «la cosa non ti riguarda! Fatti gli affari tuoi!»
Ma che diavolo era? Una sorta di... voce della coscienza? Ma per l'amor del cielo!«Sei il solito testone orgoglioso! Ma ricordati che per colpa del tuo orgoglio ti sei già perso tante cose, delle quali ti sei pentito troppo tardi. Io lo so, oramai ti conosco caro mio. E con questo chiudo. Vado a mangiare che ho una fame da lupi! Non credo ci risentiremo presto, Vegeta ma... ma dammi retta, una buona volta nella vita!»«No, aspetta, Kaarot!» urlò troppo tardi il saiyan alzandosi nuovamente da terra, guardando verso l'alto. Nessuna risposta, solo il rumore del vento che scompigliava le spine di grano di un campo distante pochi metri.
Il principe fissò la luna, contemplandone l'indiscutibile bellezza.
Un pensiero, un riflesso spontaneo, un brivido. Una stretta al cuore. E se quel cretino avesse ragione?"Che gli Dei mi fulminino!"Eppure lo sapeva. Lo sentiva nel profondo del proprio cuore che, dannazione, il suo rivale non aveva affatto torto - sebbene gli facesse male alla testa solo ad ammetterlo. Così come aveva sempre avuto ragione Bulma.•••Il principe volò verso casa con il mazzo di fiori in mano, annusandone il fruttato profumo. Il vento scompigliava i capelli del saiyan, il quale volava veloce proprio come quella sera di più di trent'anni prima.•••La stanza era illuminata solo dalla luce del piccolo acquario sul comodino. Vegeta era in piedi di fianco alla finestra, sollevato solo pochi centimetri da terra.I due Trunks dormivano beatamente l'uno accanto all'altro, quello grande nel letto che avrebbe usato quello piccolo quando sarebbe cresciuto; il bebé, invece, nella stessa culla azzurra nella quale Vegeta lo aveva visto la prima volta. Era la sua camera, una volta. La camera dove aveva dormito nei primi mesi di alloggio alla Capsule Corporation. Ed ora era diventata la stanza del bambino, piena di giocattoli, di foto, di vestitini.Il principe restò per parecchi minuti a guardare suo figlio (o meglio, i suoi figli che poi erano la stessa persona) senza fare il benché minimo rumore, per poi uscire sul balcone. L'aria della notte era tiepida e piacevole, prorpio come la notte del primo bacio con la donna che dormiva dentro la stanza accanto. La porta finestra era appena socchiusa e il saiyan vi ci si addentrò, scostando delicatamente le grandi tende bianche che si muovevano lentamente, fluttuando e gonfiandosi a causa del vento.Bulma era distesa nel letto con le braccia lungo i fianchi, scoperta per metà. I suoi setosi capelli azzurri cadevano sul cuscino come le onde sulla spiaggia, lasciando ben visibile il viso pulito.Vegeta si avvicinò lentamente, con passo incerto, ma quel che desiderava era ben chiaro alla sua mente. L'aveva capito ed era tempo di prenderselo, mandando il proprio orgoglio ad annegarsi a mare per quella sera.
Il libro con la copertina fiorata era appoggiato sul comodino, con il segno sempre sulla stessa pagina di poco più di un anno prima."Ciò che distingue il debole dal forte non è la durezza d'animo, ma la capacità mostrare i sentimenti senza vergognarsene" si ripetè il saiyan avvicinandosi lentamente al viso della donna, carezzandole la guancia delicatamente. Un gesto delicato, dopo mesi e mesi trascorsi solo a compiere atti di guerra e violenza.Gli occhi di lei si dischiusero quasi subito, spalancandosi quasi spaventati. Quei grandi occhi dello stesso colore del cielo lo fissarono allibiti, quasi arrabbiati. E come poteva dargliene torto?«Vegeta... cosa... che ci fai qui?» sussurrò Bulma rimandendo immobile ad osservare il principe il quale, deglutendo, faticò a tirare fuori la voce e le parole giuste. Che poi, di parole giuste, forse non ce ne erano.
«Io... t-ti chiedo... ti chiedo scusa» balbettò lui giochicchiando con le proprie dita dal nervoso.
E Bulma spalancò ancor di più di occhi, al suono di quelle parole. Mai avrebbe pensato di sentirle pronunciare da lui, da uno come lui.
Si era ripromessa di non cederci, di non caderci. Ma Trunks del futuro gli aveva già raccontato tutto di come erano andate le cose, di come suo padre fosse impazzito nel vederlo morire - così gli avevano raccontato i suoi amici - di come si fosse pentito.
E, anche se lei aveva deciso che non l'avrebbe più aspettato, le risultò fin troppo facile cambiare idea. Non dopo quelle parole dette con tanta sincerità. Il grande ed orgoglioso principe dei saiyan si stava scusando per davvero e, probabilmente, non l'aveva mai fatto in vita sua prima d'allora.
Bulma sentì il proprio cuore battere all'impazzata e, incrociando finalmente il suo sguardo cupo, si fiondò immediatamente sulle sue labbra.Niente oro, ne gioielli, ne regali. Ma solo una promessa coronata da un bacio, un lungo bacio seguito da mille altri accompagnarono le parole del principe saiyan, quelle parole che fecero piangere l'azzurra. Di felicità. «Sono tornato».
Ed era tornato per davvero. Quella volta per sempre.•••Vegeta appoggiò i piedi al suolo di fronte alla grande casa illuminata della Capsule Corporation. Le luci della cucina erano accese, probabilmente i suoi figli e suo nipote stavano già cenando. Con passo deciso proseguì lungo il vialetto, svoltando verso il giardino sul retro della casa dove la moglie era solita aspettarlo ogni sera. Il principe dei saiyan si fermò sotto il grande salice piangente inginocchiandosi a lato di una pietra di granito e, con le mani tremanti, poggiò i fiori nel vaso a lato di esso togliendo quelli vecchi. I grandi occhi scuri si soffermarono sulla foto incastonata nella roccia del privato memoriale, raffigurante una bellissima donna dai capelli tuchini e gli occhi dello stesso colore del cielo. Un sorriso si fece largo sul viso del saiyan, uno di quei sorrisi rari che pochi avevano potuto ammirare.«Sono tornato».


Fine.


Prince's memories || ᴠᴇɢᴇʙᴜʟ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora