CAPITOLO 2 - IL LIBRO

265 14 1
                                    

CAPITOLO 2 - IL LIBRO

Trascorsero diversi giorni da quell'orribile momento, durante i quali Bulma impiegò il proprio tempo per riparare la camera gravitazionale a Vegeta, cercando così di distratsi dalla rottura con il fidanzato. Durante tutti quei giorni i due coinquilini non si erano mai rivolti la parola, neppure quando la donna finì di ricalibrare la stanza - che, per inciso, avrebbe riparato molto più velocemente se non fosse stata rallentata dalla quella brutta distorsione al polso.La notte era per la scienziata il momento più duro della giornata: i pensieri invadevano la sua mente come raffiche di vento, rendendo labile la sua capacità di trattenere lacrime e singhiozzi. Le cose con Yamcha non andavano bene già da mesi, forse anni, ma mai si sarebbe immaginata che quel ragazzo potesse rivelarsi tanto immaturo. Era arrivata a convincersi che, tra alti e bassi, sarebbe potuta durare per sempre, che avrebbero messo su famiglia. Ma chi glielo faceva fare di mettere su famiglia con un uomo che non condivideva praticamente nulla delle sue passioni? Pianse tutte le sue lacrime, in quelle notti, ma fu proprio in uno di quei momenti di crisi che una figura scura e tetra varcò la soglia di camera sua senza bussare.«Donna si può sapere cos'hai sempre da lamentarti? Se lo devi fare, almeno sii silenziosa! Mi piacerebbe dormire una notte intera senza risvegli, ogni tanto!» grugnì Vegeta aspettando che la ragazza alzasse il viso dal cucino, ma ciò che vide quando lo sguardo di ella incrociò il suo lo lasciò senza parole: i lineamenti di Bulma erano mutati in quei giorni, erano stanchi e sciupati. Calde lacrime bagnavano le guance rosee come un fiume in piena.«Mi dispiace, Vegeta, non volevo darti fastidio. Anzi, dovrei smettere anche di dar fastidio a me stessa, ma non riesco» singhiozzò l'azzurra asciugandosi il viso con un fazzoletto, tirando su con il naso come i bambini.
Gli occhi del principe si dilatarono, un senso di sgomento ed impotenza fece da padrone nel suo corpo. Com'era possibile che vederla piangere facesse in lui questo effetto? Lo stesso tipo di effetto che gli aveva fatto nel vederla ferita.
Passarono diversi secondi prima che Vegeta riuscisse a pronunciare una frase sensata. «Se stai frignando per quell'insetto è tempo sprecato. Non capisco come tu possa rovinarti l'esistenza per quell'idiota! Credo che tu sia abbastanza intelligente da capire che lui non è degno nemmeno di starti intorno» commentò il principe uscendo dalla camera sbattendo la porta, pronunciando un sonoro -tsk- di disappunto.Bulma rimase allibita dalle parole del saiyan, sia perché dopo tanto tempo si era degnato di rivolgerle la parola, sia perché aveva profondamente ragione. Lei, una ragazza carina e intelligente, non poteva sprecare la sua vita a piangere per uno sciocco insetto.
No! Bulma Brief si sarebbe data una regolata! E lo avrebbe fatto a partire da subito!
La scienziata strinse i pugni e, strappando la sua foto con Yamcha dalla bacheca sopra il letto, la ridusse in tanti pezzi così piccoli da sembrare coriandoli."Quella stupida donna" pensò il saiyan piegando le braccia con fatica sotto il proprio peso corporeo elevato ad una gravità superiore a 300 "perché ho provato dispiacere vedendola piangere?" si domandò rosso di rabbia. Lui, il fiero principe dei saiyan, impietosito dalle lacrime di una comune terrestre?! Hah! Ridicolo! Durante gli attacchi per colonizzare pianeti alieni aveva potuto vedere lacrime e lacrime di disperazione, ma mai si era trovato a provare pietà per un altro essere vivente.
Mai.
Fino ad allora.
Fino a che non aveva conosciuto quella donna. Quella donna che lo aveva aiutato ad allenarsi, quella donna che lo stava ospitando nonostante fosse un assassino. Quella stessa donna che quando lui stesso aveva rischiato di morire gli era stata vicina, accanto al suo letto. Perché l'aveva vegliato? Perché non aveva paura di lui?
Ma soprattutto, perché non aveva ancora posto fine alla sua misera esistenza per aver disturbato il suo regale sonno nelle notti precedenti? Forse si era davvero rammollito. Ma, siccome a quanto risultava non riusciva a porre rimedio violento a quel problema, forse avrebbe dovuto giocare d'astuzia. "Ci sarà pure un modo per farla smettere di frignare" concluse il sayan alzandosi con forza.
Perché l'intento di farla smettere di piangere era solo dettato dalla sua insonnia notturna, giusto?!•••Un mesto fece affiorare delle piccole rughe sul viso di Vegeta, ma il principe scosse la testa violentemente per darsi un contegno. Ma che ci poteva fare se il ricordo di quei giorni era più vivo che mai, seppur a distanza di anni?
Il sole stava quasi tramontando dietro alle colline della Città dell'Ovest rendendo ancor più scuro il viso del saiyan, il quale riprese a camminare continuando a ricordare il passato, solo però dopo aver notato che quella vetrina di libri, durante gli anni, non era cambiata affatto.
•••Gli occhi di Bulma si fecero stretti come due fessure, arrossendo in viso come un pomodoro maturo. Con rabbia prese in mano il cellulare, digitando i numeri con talmente tanta forza da rischiare di bucare lo schermo. Ci vollero parecchi squilli prima che l'interlocutore rispondesse.«Pronto? Bulma? Sei proprio tu?»«, stupido essere, sono io. Cosa pensavi, di potermi riconquistare?» sibilò la donna attraverso la cornetta. Il solo suono della voce di quel cretino le fece venire la nausea.«Non capisco. Riconquistare?» replicò Yamcha allibito.«Pensavi che ricomprarmi questo libro bastasse per tornare insieme? Beh, scordatelo! E' finita: FI-NI-TA. Kaputt! Adios! Au revoir!» puntualizzò la scienziata spocchiosamente agitando la raccolta di letture in aria come se fosse un fazzoletto bianco sventolato in segno d'addio.«Ma di cosa stai parlando? Quale libro?» domandò il ragazzo dall'altra parte della linea.Gli occhi di Bulma si spalancarono improvvisamente, lasciando l'interlocutore in attesa.
Con le mani tremanti la donna premette il tasto i chiusura, senza curarsi di salutare ulteriormente colui che era dall'altra parte. Del resto l'aveva già fatto in parecchie lingue. Se non era stato Yamcha a ricomprarle il libro, chi poteva essere stato?Non poteva essere stato lui. Lui, quel borioso coinquilino con il quale stava convivendo forzatamente da mesi. Non ne sarebbe stato capace. Non avrebbe mai potuto fare un gesto così gentile!L'azzurra si alzò velocemente dalla sedia poggiando il cellulare sulla scrivania, correndo poi verso la stanza adiacente con il libro poggiato al petto. Il respiro si fece affannoso ed incerto prima di raggiungere la porta in legno bianco che delimitava la stanza di Vegeta.
Dopo aver preso due respiri profondi la donna bussò attendendo una risposta che però non arrivò."Deve essere qui per forza" pensò Bulma provando nuovamente a bussare. «Che vuoi?» ruggì il sayan da dentro la stanza prima che la donna aprisse la porta con le mani tremanti, addentrandovisi in punta di piedi senza permesso.«Sei stato tu?» sussurrò Bulma a con voce talmente bassa che Vegeta dovette avvicinarsi per sentire quello che stava domandando. Ed ella, incerta, le mostrò il libro con un po' di riluttanza. Sperò davvero di non aver preso un granchio, altrimenti avrebbe fatto davvero la figura della stupida.«L'ho fatto solo perché così non mi avresti più disturbato di notte con i tuoi sciocchi piagnistei» bisbigliò il principe voltandosi verso la finestra per non mostrare il rossore sulle proprie gote.
I suoi occhi neri come la pece si chiusero sperando che la donna non dicesse altro e uscisse dalla stanza immediatamente, ma non fu così. La sentì avvicinarsi pericolosamente alle sue spalle, il suono del respiro agitato della ragazza invase le orecchie del saiyan, il quale sussultò al leggero tocco di una piccola mano sulla propria schiena.Immediatamente si girò aprendo gli occhi, fissandola in cagnesco.
«Che fai?» domandò brusco notando però un sorriso dolce sul viso della donna. Un sorriso. Un sorriso splendente.Imbarazzata ma allo stesso tempo felice, l'azzurra scrutò con gli occhi limpidi il viso arrossito del saiyan. Un viso dai lineamenti così duri ma allo stesso tempo così perfetti. Un viso straniero, alieno, a tratti indecifrabile ma che in quel momento lasciava trasparire un sentimento comune ai terrestri: l'imbarazzo. «Sei stato gentile» disse lei con premura, raddolcita da quella seppur piccola dimostrazione di umanità da parte dell'assassino che poco più di un anno prima aveva minacciato di far saltare in aria il loro bel pianeta.«Gentile? Tsk... GENTILE!?» urlò Vegeta arrossendo ancor di più «Io sono il principe dei saiyan! Io non sono gentile! Io sono il guerriero più forte dell'universo! Potrei ucciderti in meno di due secondi! A proposito, esci da questa stanza prima che io prenda in considerazione l'idea di farlo davvero!»Bulma continuò a sorridere guardando il principe dei saiyan incrociare le braccia, rosso in viso come una fragola. Un sorriso che lo mandò fuori dai gangheri. Possibile che non gli facesse nessuna paura? Possibile che quella dannata donna lo reputasse davvero così mite?!
Con un gesto naturale ella si girò sui tacchi e imboccò la via d'uscita, voltandosi un'ultima volta prima di chiudersi la porta alle spalle.«Grazie ancora, principe dei saiyan...».




Prince's memories || ᴠᴇɢᴇʙᴜʟ ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora