-VELOCE COME IL TEMPO-

284 8 4
                                    

Salivo quegli scalini a passo svelto. Ero deciso ad affrontarli una volta per tutte. Sentivo la crescente rabbia e determinazione che mi spingevano a battermi contro quelle persone che tempo fa chiamavo “amici”, ma che ora avrei solo voluto fargli capire chi comandava davvero. Mi tremavano le mani, stringevo, come in una morsa, la katana che mi avrebbe portato alla vittoria, ma ancora… c’era qualcosa che mi bloccava. Spaventava a morte. La paura di non farcela, di perdere.

Mentre ero intrappolato in quei pensieri, arrivammo in cima alla scalinata. Al mio fianco avevo mio fratello; mi rivolse uno sguardo pieno di forza e coraggio, e subito mi sentii invincibile, come se una forza immensa si era scatenata e io dovevo solo farla uscire. Insieme a mio fratello mi sentivo in grado di affrontare tutto, di affrontare loro. Insieme.

Iniziò la battaglia; coordinati come uno solo, ci scagliammo contro i maestri elemetali, intenti a vincere quella guerra. Fu uno scontro senza pari; le katane facevano scintille e il rumore sordo, metallico, echeggiava in tutto il monastero. Nella foga della guerriglia, vidi con la coda dell’occhio Garmadon e Wu tenere in mano delle strane armi: sembravano dei guanti di ferro con due lame laterali. Ne avevano due a testa. Iniziarono ad attaccarci e, in meno di un secondo Wu mi sfilò la katana dalle mani conficcandola violentemente nel terreno, mentre Garmadon spezzò, con un colpo netto quella di mio fratello. Rimanemmo disarmati, ma non ci scoragiammo, avevamo ancora un asso nella manica. Lanciammo un attacco combinato dei nostri poteri, ma fu come se non fosse successo niente. Le lame avevano assorbito i nostri poteri. Ebbi un momento di panico, non sapevo cosa fare, come comportarmi. Dovevo arrendermi? Continuare a battermi? Non feci in tempo a darmi una risposta che un’abbagliante e innaturale luce bianca inondo il monastero spinjitzu. Sopra le nostre teste si aprì un enorme portale temporale. Wu e Garmadon vi lanciarono le lame e con loro il nostro potere. Non potevamo più manovrare il tempo; ma non mi arresi, volevo vincere ad ogni costo. Dovevamo governare su Ninjago. E so che lo voleva anche lui.

Ci buttammo nel portale. Insieme.

Persi conoscenza e mi ritrovai disteso su di un manto erboso. Mi sembrò passassero ore prima di ritrovarmi in quel luogo. Mi girava la testa, tutto era confuso. Mi misi a sedere. Un leggero vento iniziò a librarsi ed è in quel momento che mi accorsi che mancava mio fratello. Provai a guardarmi intorno, niente. Di lui non c’era neanche la traccia. Un lancinante dolore alla testa mi prese alla sprovvista. Ebbi una visione. Un segnale.

Capii che non avrei più visto mio fratello per i prossimi 40 anni.

Mi abbandonai alla commozione. Non riuscivo a crederci. Mi stava crollando il mondo addosso. Sapevo che avrei passato gli anni migliori della mia vita da solo, nascondendo la mia identità, sperando nel giorno dell’arrivo di mio fratello. Ero profondamente scosso. Lacrime bagnavano il mio viso, non riuscivo a fermarle. Ho sempre cercato di non esprimere le mie emozioni; ma quella volta il dolore fu troppo. Insopportabile. Mi lacerava da dentro. Sentivo una morsa distruggermi lo stomaco e frantumarmi il cuore. Dov’era finita tutta quella forza? Quella grinta, Quel coraggio? Spariti… insieme a lui. Per i primi anni fu davvero difficile sopportare la perdita, ma poi, lentamente iniziai a farci l’abitudine. Ma un dolore rimase sempre, un dolore profondo, indissolubile, implacabile.

Nonostante ciò che provassi, andai avanti. Non potevo arrendermi. dovevo farlo per la persona più importante della mia vita, volevo fosse stato fiero di me. Dovevo farcela per mio fratello.

Vissi i successivi 40 sotto falso nome. Mi spacciai per il dottor. Sunders, curatore storico di reperti di Ninjago. All’inizio lavorai presso Domu, un villaggio che ospitava una delle biblioteche più importanti di tutta Ninjago. Studiai per anni un piano per vendicarmi di quei maestri elementali che mi avevano portato via mio fratello e più conoscevo fatti storici più saliva la mia rabbia e determinazione. Volevo rivederlo. A qualunque costo. Non mi avrebbe fermato niente e nessuno.

Subito capii che a Domu non sarei mai riuscito ad attuare il mio piano. Dovevo avere più informazioni su quelle lame malefiche; giravano voci che furono costruite dai Maestri Fabbro. Avevo già sentito quel termine in passato e subito mi vennero in mente il Maestro del Fuoco Ray e la Maestra dell’Acqua Maya. Scoprì che vivevano in un piccolo villaggio chiamato Malachite Village. Entrai subito nelle loro grazie. Mi parlarono di come avessero sconfitto Krux e Acronix grazie a delle armi in krono-steel che loro chiamavano “le lame del tempo”. Quando fu il momento opportuno li ricattai, costringendoli a lavorare per me, oppure io avrei ucciso i loro figli, Kai e Nya. Il piano procedeva bene, ma dovetti trasferirmi un’ultima volta. Ninjago City ospitava uno splendido museo storico, che mi diede rifugio e la possibilità di finire lo stratagemma. Consultando le varie mappe di Ninjago scoprì un passaggio segreto nel museo che mi permetteva di raggiungere le fogne, da lì scrissi una mappa che indicava come arrivare alle paludi. E dopo ben 40 anni di pianificazione il mio piano può finalmente attuarsi.”

“E dimmi un’ultima cosa, in cosa consiste il tuo piano esattamente?”

“Ah, lo scoprirai presto, fratello”.       

NINJAGO; racconti dal monastero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora