-LA LEGGENDA DI TYRAHN-

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Eccomi qui. Sono stato raggirato come uno stupido ed ora rinchiuso in una teiera. Resterò intrappolato in questo oscuro e stretto contenitore, finché qualche idiota non lo troverà e spezzerà l'incantesimo. Non so quanto tempo passerà prima che qualcuno mi liberi. Credo sarà una lunga prigionia. Scusate, mi sono fin troppo dilungato: Il mio nome è Nadakhan, principe Djinn e figlio di re Khanjikhan, sovrano di Djinnjago. Dopo essere fuggito dal mio regno ho iniziato a solcare i mari. Mappe e tesori inestimabili aspettavano solo di essere scovati, ed io e la mia ciurma di pirati, eravamo i regnanti del mare. Con le vele spiegate la Fortezza della Sventura affrontava ogni tempesta, riemergendo sempre vincitrice; grazie al suo valoroso capitano e la sua abile timoniere, Delara, la mia amata che mi fu sottratta e allontana dal più crudele degli uomini. Narrerò di come in un istante mi portò via tutto...

"51° giorno di navigazione
Verso la baia degli zingari

Ci stiamo avvicinando alla meta. Dopo quasi due mesi per mare spero che la ricompensa sia adeguata. Secondo molte leggende la baia nasconde un'antica teiera in grado di intrappolare i Djinn. Non so come abbia fatto a viaggiare tra i regni; probabilmente un mio avo la portò fino qui. Non permetterò a nessuno di averla, così il mio dominio sui mari non cesserà mai. Secondo le carte nautiche giungeremo fra circa due giorni. Spero che non sia già arrivato."

Riposi la penna e chiusi il diario di bordo. Diedi un'ultima occhiata alla carta principale di Ninjago per poi uscire sul ponte della nave. Una brezza pungente mi accolse con ferocia, mentre un forte odore di salsedine si levava dal mare. Il vento era propizio e la nave infrangeva veloce gli alti flutti. Alzai lo sguardo al plumbeo cielo, nuvole cariche di tempesta si stavano avvicinando e contemporaneamente la distesa marina si colorava di tonalità di grigio. Avvertì l'equipaggio di un imminente temporale, mentre osservavo da lontano la timoniere: i capelli neri come la pece risaltavano la pelle chiara e i delicati lineamenti del viso incorniciavano due grandi occhi carbone. Era semplicemente meravigliosa. La mia amata Delara e presto moglie.
Improvvisamente Un urlo stonato, interruppe i miei pensieri, riportandomi alla realtà: il mozzo Clancee, sulla cima dell'albero maestro impugnava un cannocchiale mentre ci avvertiva della presenza di una nave nemica:
"Tutti ai cannoni! Questo volta non ti lascerò fuggire tanto facilmente... Soto."

Un tuono annunciò l'inizio dello scontro.
Avanzavano veloci in direzione della nostra nave; prua contro prua:
"VIRA A TRIBORDO!"
Comandai a Delara, che con un movimento repentino del timone, permise di evitare lo scontro tra le navi. Il cielo nero coperto di cumuli lanciava saette che illuminando la scura notte. la forte pioggia scrosciava rumorosamente abbattendosi sulle assi legnose del ponte. Un primo cannone sparò. Il colpo fu assordante, ma ormai non mi dava più fastidio. La mia voce tuonante impartiva comandi, sovrastando gli scoppi e i sibili delle cannonate. Mai ci fu tempesta più furiosa. Le due navi si affiancarono, pronte all'arrembaggio; sguainai la spada e al mio fianco arrivò Delara:
"Chi sta governando la nave?!"
"Ho lasciato il timone a Flintlocke"
"Non puoi venire con me, è trop-"
Prima che finissi la frase Delara si aggrappò ad una corda e con la spada in una mano si lanciò verso il Vascello del Destino; sapevo che non sarei riuscito a fermarla, mi limitai a seguirla. Le due fazioni si erano divise, due battaglie imperversavano. Nella foga nel momento venni assalito dal primo ufficiale di Soto. Quel pazzo mi guardava con un perfido ghigno, che metteva in mostra il dente d'oro; le nostre spade si incrociarono stridendo e così iniziò il combattimento. Era agile con la spada, le due lame fendevano l'aria e ricadendo sprigionavano scintille. Attaccai di nuovo con tutta la forza che avevo, si parò, ma l'arma lo tradì spezzandosi in mille schegge metalliche. Sul vascello del Destino echeggiò un urlo. Il mio avversario s
si ritrovò in ginocchio, tenendosi una mano sull'occhio sanguinante. Mi avvicinai e lo presi con l'uncino dal colletto; Lo sollevai e gli rivolsi uno sguardo di pura perfidia.
Iniziò a ridere.
Mi voltai in direzione del suo sguardo, ma non feci in tempo. Lo lasciai cadere sulle assi umidi; a una decina di metri da me, Soto puntava la spada contro Delara disarmata. Il primo ufficiale mi prese per il collo, impedendomi di muovermi. Provavo a liberarmi, mentre una risata risuonava per tutto il vascello:
"NO, NON FARLO-"

Un lampo colpì il mare, illuminandolo a giorno. Soto trafisse Delara che impotente, si accasciò sulle travi. Mi liberò dalla presa solo quando non potei più fare nulla. La raggiunsi più in fretta che potei, la presi tra le braccia. Una profonda ferita in pieno petto, trapassava il corpo uscendo tra le scapole. Gli occhi vitrei e le labbra bluastre, mi diedero la conferma. Era morta.
Una rabbia incontrollata si sprigionò come un fuoco. Iniziai a mandare fendenti senza pietà contro il Capitano, che con calma li parava tutti. Più lui era tranquillo più io mi infuriavo, più colpi sbagliavo più lui si divertiva. In un attimo mi disarmò lanciando la mia sciabola nell'acqua. Un dolore lancinante al braccio mi pervase, costringendomi a cadere sul ponte. L'acqua sgorgava impetuosa, mischiandosi con le mie lacrime. Mi abbandonai alla tristezza, ma qualcosa mi spingeva a non arrendermi: il desiderio di vendetta. Dolorante  mi alzai e inquadrai il mio obbiettivo. Quel codardo di Soto stava scappando nel sottocoperta. Lo inseguì e mentre stava frugando in un baule lo presi con entrambi le mani dal colletto e iniziai a stringergli il collo. Le vene si ingrossarono mentre iniziava ad assumere un colorito cianotico. La ferita ricoperta di sangue bruciava come non mai, ma non mi fermò. Gli rivolsi un sorriso di vittoria:
"Dì le tue ultime parole, se ci riesci."
"Desidero Tyrahn..."
Il mio cuore perse un battito quando disse quella semplice parola. Ero stato ingannato, raggirato, come un vero idiota. Non riuscivo ad accettarlo. Nella mano destra stringeva la teiera che tanto avevo agoniato. Solo i Djinn conoscevano quell'incantesimo, uno dei più potenti conosciuti a Djinnjago. Per fortuna non avrebbe più potuto usarlo perché funziona solo una volta, dopo l'incantesimo non vale più sul Djinn intrappolato, ma comunque rimanevo rinchiuso in una teiera. Così mi ritrovai schiavo di un perenne luogo di oscurità, conosciuto come Tyrahn.
Qui si conclude il tragico racconto che diede vita al nome dell'oggetto, poi per sempre conosciuto come teiera di Tyrahn.

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- angolo autrice -

Sono tornata!! Scusate per l'assenza di due settimane, ho avuto un blocco dello scrittore e anche la scuola mi ha preso moltissimo tempo.
Spero che vi sia piaciuta la one shot <3

NINJAGO; racconti dal monastero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora