Passeggiavo in un parco. Era una bellissima giornata primaverile; il sole splendeva, gli uccellini cinguettavano e un leggero vento mi scompigliava i capelli corvini. Gli alberi in fiore davano un'aria quasi magica a quel posto così comune. Ero uscito a fare una camminata, per distrarmi e portare la mente altrove. Ovviamente non indossavo il solito Gi, bensì dei jeans e una felpa neri. In questi ultimi giorni c'è stato il caos più totale, siamo tornanti dal Non Regno dopo aver scoperto che Zane era diventato uno spietato Imperatore, mentre Wu e P.I.X.A.L. si sono ritrovati a fronteggiare nuovamente l'entità Preminente, dopo che avevano riaperto il passaggio per il Regno di chi non c'è più per sbaglio.
Scacciai quei pensieri cercando di focalizzarmi su qualcosa di più felice, e in quel momento la vidi: oscurata dall'ombra di un albero molto grande, si celava la gelateria; C'era un motivo per cui avevo scelto proprio quel parco. Mi fiondai all'interno fantasticando già su quali gusti prendere, non rendendomi conto della fila e andando direttamente al bancone:
"Salve, vorrei un gelato a cinque gusti-"
"La fila" mi rispose scorbutico il gelataio:
"Oh, scusi non l'avevo vista..." dissi tornando indietro. Aspettavo pazientemente a braccia incrociate quando sentii lo scampanellio della porta del negozio; entrò una ragazza dai capelli mogano molto corti. Portava una maglietta nera a maniche corte, dei jeans e un paio di anfibi rossi. L'avevo già vista da qualche parte e subito mi ricordai che era la ragazza dei giornali, ma in quel momento il suo nome mi sfuggiva. Lei mi riconobbe e iniziammo a parlare. Era venuta al parco per sfuggire dalla confusione cittadina e per godersi, come me, la meravigliosa giornata. Era molto simpatica e adoravo il suo sarcasmo. Antonia si chiamava. Da imbranato quale sono me l'ha dovuto ricordare lei.
Chiacchierando mi accorsi che era arrivato il nostro turno e le offrì una coppetta al pistacchio, mentre io presi un cono vaniglia e fragola. Continuai la mia passeggiata insieme a lei scherzando e divertendoci; era una ragazza meravigliosa, lo devo ammettere. Ci sedemmo su una panchina ombreggiata da una albero di ciliegio. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, senza dire niente. Subito lei spezzo la quiete arrossendo leggermente e ricominciando a parlare. Io la ascoltavo quasi incantato, mentre delicati petali rosa incorniciavano quel magico momento. Antonia si fermò ammirando la pioggia di fiori. Ne presi uno al volo fermandolo tra i suoi capelli:
"Sei davvero bella" dissi con occhi sognanti; poi mi accorsi di quello che avevo detto e la mia faccia divenne più rossa di un pomodoro.
"Grazie" disse quasi bisbigliando, sorpresa dal complimento e arrosendo anche lei. Distogliemmo lo sguardo l'uno dall'altro, imbarazzati e, prima che potessi dire qualcosa sentii la sua delicata mano sopra la mia. I nostri sguardi si incrociarono di nuovo mentre i nostri visi si avvicinavano sempre di più, fiso quasi a sfiorarci.Mi svegliai.
Ero nella mia camera del monastero. Era notte. Mi ero appena svegliato da un meraviglioso ma inrealizabbile sogno. Osservai per un buon quarto d'ora il soffito, con uno sguardo tra lo sconcertato, stupito e triste. Sospirai malinconicamente e provai a riaddormentarmi, con una tristezza nel cuore quasi opprimente. Passai il resto della notte senza chiudere occhio e le prime luci dell'alba mi accecarono. Con gli occhi cerchiati da due profonde occhiaie e con la convinzione che la friendzone non mi avrebbe mai abbandonato, scesi a fare colazione.