Capitolo 10

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Allison

-Allison, aspettaci! -esclamò Piper dietro di me. Mi fermai per permettere a lei e a Jason di raggiungermi, ma non osai alzare lo sguardo o voltarmi verso di loro. Sentivo gli occhi bruciare, come tutte le volte in cui litigavo con Adrian... ma stavolta non sapevo ancora che le cose non sarebbero finite presto.
-Qualcosa non va? -chiese Jason appena lui e Piper mi furono accanto.
-No. Va tutto bene. -risposi.
-Non sembra proprio, sai? -fece Piper. -Vediamo se indovino: c'entra Adrian?
Alzai gli occhi su di lei e la vidi a braccia conserte.
-Sì... -ammisi con un sospiro. -Ma niente di grave. Abbiamo solo avuto una piccola discussione.
Ripresi a camminare, stavolta più piano. Jason e Piper non mi fecero altre domande, così pensai a ciò che era successo con Adrian. Diamine, gli avevo detto mille volte che non mi sentivo ancora pronta a... beh, a farlo. Lui sapeva benissimo che avevo bisogno di tempo.
Lo so, era stata una reazione esagerata, ma era più forte di me. Avevo paura, lo confesso... e quel pomeriggio non ero riuscita a trattenermi.
Mentre pensieri del genere vagavano nella mia testa, arrivammo a casa mia. Entrammo e corsi subito nella mia stanza, salutando frettolosamente tutti. Avevo bisogno di stare da sola e non pensare a niente, così presi i vestiti di ricambio e corsi in bagno a fare una doccia.
Appena il getto d'acqua calda mi colpì la schiena, espirai. Non dovevo preoccuparmi, tutto si sarebbe sistemato per il meglio.
Dei, se mi sbagliavo...

-Mi chiedevo se un'altra giovane fanciulla... la regina, magari, non so... fosse passata di qua. -dissi avvicinandomi a Jake, il ragazzo che interpretava il commesso dell'emporio "Querciola Vagabonda".
-L'unica pazza ad uscire con la tempesta sei tu. -mi rispose lui.
Poi sentimmo il rumore di una porta che si apriva e ci voltammo verso le quinte, dov'era spuntato Adrian.
-Tu e il montanaro. -continuò Jake. -Uh-uh! Saldi e grande svendita!
Adrian si avvicinò a noi in un silenzio inquietante, finché non fu proprio di fronte a me e disse: -Carote.
Lo guardai come se avesse parlato in aramaico antico.
-Dietro di te.
Mi spostai di lato: -Oh! Certo... perdonami.
Nella mia testa continuavo a chiedermi se fosse ancora arrabbiato con me per quello che era successo il giorno precedente. Quando era entrato nel teatro mi aveva salutata, ma non mi aveva dato un bacio come al solito. Forse non aveva ancora del tutto sbollito la rabbia... dopo le prove gli avrei parlato.
Adrian iniziò a girare per il palco, facendo finta di cercare qualcosa da comprare nel negozio che avremmo poi costruito il giorno della recita.
-Una tempesta coi fiocchi a luglio, ja? -fece Jake. -Chissà da dove viene.
-Dalla Montagna del Nord. -rispose Adrian tornando verso di noi.
-La Montagna del Nord... -mormorai come se mi fosse venuta un'idea.
Le prove continuarono finché il professor Smith non ci interruppe dicendo che erano le tre in punto. Adrian doveva andare all'allenamento pre-partita.
Il ragazzo scese dal palco per sistemare le sue cose nello zaino.
"Ora o mai più" mi dissi. Lo raggiunsi di corsa, mentre tutto gli altri parlottavano tra di loro.
-Adrian. -lo chiamai sottovoce. -Sei arrabbiato?
Lui sospirò: -No, sono solo nervoso per la partita. -mise il copione nello zaino.
-Perciò... ieri... -tentai.
Adrian chiuse la zip e mi guardò: -Ti spiace se ne parliamo alla fine della partita?
-Ehm, ok.
-Grazie. -fece un piccolo sorriso, poi ci salutò tutti e uscì dal teatro.
Eh no. Non gli era ancora passata la rabbia.

Mi ero appena seduta sugli spalti quando la partita di lacrosse ebbe inizio. Il professor Smith ci aveva lasciati andare prima del previsto, così avevo deciso di andare a vedere Adrian. Non avevo mai saltato una partita da quando aveva iniziato a giocare nella squadra della scuola. Perfino quando mi ero presa l'influenza ero andata a fare il tifo sugli spalti... e Adrian si era arrabbiato perché non voleva che peggiorassi.
Vidi Adrian correre verso la porta avversaria con la mazza stretta in pugno, urlando ai suoi compagni di squadra di passare la palla. La sua voce era sovrastata dalle urla degli studenti venuti come me ad assistere alla partita, però lo conoscevo abbastanza da capire ciò che diceva.
-Allison! -mi chiamò la voce di Cecily.
Mi voltai e vidi la mia amica seduta poco più in alto di me. Era con James, Ruben, Brook e tutti i semidei e tenevano lo striscione con la scritta "FORZA DAWSON!" tutti insieme. Io e i miei amici avevamo fatto quello striscione quando Adrian aveva iniziato a giocare a lacrosse, il primo anno di liceo.
Raggiunsi Cecily e salutai tutti.
-Non vi avevo visto! -dissi, urlando per farmi sentire sopra il caos creato dagli spettatori.
-Eheh, eri troppo impegnata a guardare il principino, vero? -fece Brook con un sorrisetto furbo stampato sulla faccia.
-E quindi? È il mio ragazzo. -risposi. Poi Leo si sporse verso di noi: -Sembravi sul punto di scendere in campo e strappargli di dosso i ve...
Mi sentii avvampare: -LEO! -esclamai prima che finisse la frase. Il ragazzo rise e Calipso guardò verso di noi: -Che ha detto stavolta?
-Niente, Raggio di Sole! -rispose Leo facendo gli occhi dolci. La ragazza lo fissò con gli occhi ridotti a fessure, poi si concentrò di nuovo sulla partita.
La imitai e vidi Adrian fare goal. Gli spettatori esultarono, le ragazze parte del suo fan club urlarono come delle oche in calore (odiavo quelle tizie) e, insieme alle cheerleader, tutti iniziarono a ripetere in coro il cognome del mio ragazzo. Sapevo che sotto sotto Adrian adorava quando succedeva, perciò sorrisi, immaginandomi la sua espressione fiera nascosta dal casco.
-Ecco, hai rifatto quella faccia! -esclamò Leo. Mi voltai verso di lui e gli feci la linguaccia, poi gli scompigliai i riccioli castani, suscitando le sue proteste perché "stavo rovinando il suo fascino".
-Ehi, sta correndo ancora verso la porta! -fece Ruben indicando il campo, per poi mettere le mani a megafono sulla bocca. -FORZA, DAWSON! STENDILI TUTTI!
-ESATTO! ALTRIMENTI LA DAVIS TE LA FARÀ PAGARE! -urlò un ragazzo davanti a noi. Mi sentii arrossire di nuovo. Cavolo, perché Adrian doveva essere così popolare a scuola? Tutti mi conoscevano da quando ci eravamo messi insieme e ogni volta che c'era una partita di lacrosse mi tiravano in ballo nei cori da stadio (se così si possono chiamare) che erano rivolti ad Adrian. Era sempre più imbarazzante.
E poi qualcosa andò storto.
Vidi Adrian cadere a terra dopo essere stato spinto da un avversario che era il triplo di lui, perse il casco e rimase sdraiato a terra. Pensai che si fosse solo fatto male alla gamba o a qualche altra parte del corpo... ma a quanto pare mi sbagliavo.
-Perché non si alza? -domandò Cecily, fissando Adrian come me.
E il caos attorno a me si spense. C'era solo il rumore del mio cuore, che mi rimbombava nelle orecchie come la gran cassa di una batteria.
Perché Adrian non si rialzava?
Mentre gli altri ragazzi in campo si avvicinavano ad Adrian, corsi giù dagli spalti, ignorando i miei amici che mi chiamavano.
Arrivai in campo, guadagnandomi qualche occhiata sospettosa dalle persone sugli spalti, che avevano smesso di urlare e borbottavano tra di loro, chiedendosi cosa fosse successo.
Raggiunsi il gruppo che si era creato attorno ad Adrian e mi feci largo a gomitate.
-Lasciatemi passare! -esclamai con voce tremante. -Permesso! Toglietevi di mezzo!
Finalmente raggiunsi il mio ragazzo e mi inginocchiai accanto a lui: era sdraiato a pancia in su con la testa girata verso di me, aveva gli occhi chiusi e la bocca semiaperta. Se non fosse stato immobile nel bel mezzo di un campo di lacrosse, forse sarebbe stata una bella visione. Quasi da sogno. Adrian era terribilmente bello mentre dormiva...
Ok, sto divagando.
-Adrian. -lo chiamai scuotendolo per la spalla. -Adrian, mi senti?
Lui borbottò qualcosa e tirai un sospiro di sollievo. Poi arrivarono due uomini con una cassetta del pronto soccorso e lo portarono in infermeria.


*angolo meh*
Adrianuccio sviene stile Jason Grace. Si vede che sono fratellastri.

Buongiorno, semidei!
Quanti a casa per la seconda settimana di fila a causa del corona virus come me?

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