“A lungo andare non sopporto di vedere le cose non di colore arancione… Mica solo per l’autunno sai…
Per l’ambra.
La meravigliosa ed antica ambra, che imprigiona gli insetti per millenni come suoi…
Luminosa solo nel buio penetrata da violenta luce…
Il sangue degli alberi, il sangue della terra, di ciò che ci fa stare in vita, eterno.
Tutti noi siamo terra, siamo le sue creature, senza siamo perduti, sai questo vero?
Noi siamo parte della natura, di millenni di storia, di morte e sofferenze, siamo fatti di sangue!
Sangue della terra torniamo poi ad essere, sangue degli alberi, nutrimento, ambra dorata!
L’ambra è il nostro stesso sangue! Il sangue mio anche! Io sono ambra, vivo per l’ambra, i miei occhi sono ambra, i miei capelli rame della terra!
Oro, oro vitale!
Sangue e scarti degli insetti rubato a noi raccolti come tesoro millenario!
Un ricordo, ecco cosa rappresenta l’ambra, ed il suo colore aranciato!
Ed a me è rimasto qualcosa, un cuore, il cuore costruito con amore da un ricordo una volta vivo!
Quel vagabondo senza nome, sai, che stava sulla panchina a costruire sogni e raccontare storie, di cui è rimasta la presenza scritta su carta, carta che racconta grazie agli stessi alberi, della sua presenza sulla terra.
Lui me la regalò, ed l’ho ancora qui con me!
Il suo piccolo contenimento all’apparenza comune della sua anima!
Il suo tesoro, il suo gioiello più caro!
Qui al mio collo, vicino al mio cuore, che ispira ancora!”
24 luglio, la pensavo da anni.
Il Cerbiatto stava vagando come al solito nei sogni, e voleva far uscire le sue parole finora nascoste.
27 Luglio 2019