You Can Dig So Deep For Scars

139 16 3
                                    

La voce nella tua testa continuava a ripetergli le stesse quattro parole.
"Alzati", diceva, "combatti. Ti ucciderà."

Ma Toby non riusciva a controllare il suo corpo; le braccia non volevano saperne di puntellarsi al suolo per permettergli di spingersi in piedi, le gambe non parevano in grado di reggere il suo esiguo peso. Le palpebre non volevano decidersi ad alzarsi.

Odiava a morte la sensazione di impotenza che provava quando non era in grado di controllare il suo corpo.

Solitamente, per quanto spiacevole, il suo era solo un disagio dettato dall'orgoglio, senza alcun tipo di ripercussioni fisiche, a causa della sua tanto odiata CIPA.
Da quando stava in quel posto, però, tra i farmaci facenti parti della sua terapia ve n'era uno, il Narcan, che gli aveva donato una sorta di sensibilità al tatto; o meglio, un suo rimpiazzo, che tra l'altro era percepibile solo se lo stimolo arrivava fino alle terminazioni nervose dedite al movimento.

Insomma, era pressoché inutile.

Le uniche sensazioni che era stato in grado di fargli provare erano degli odiosi formicolii quando gli si addormentava un arto, o un fastidioso torpore; almeno aveva dato a Tobias la possibilità di capire perché, a volte, il suo corpo ci metteva così tanto a rispondere ai comandi.

Perso in questi pensieri, il ragazzo quasi non si accorse di essere di nuovo in grado di muoversi.

Si alzò in piedi con un salto, scoprendosi molto più in forze di quanto pensasse.
Un odore acre lo fece voltare, confuso.

Davanti ai suoi occhi si palesò una scena che aveva già visto centinaia di volte, ma che ancora suscitava in lui la stessa sensazione di angoscia, di terrore.
E di senso di colpa.
Era un sentimento ingiustificato, il suo; non aveva motivo di colpevolizzarsi per quanto successo.

O forse sì?

Era stato lui ad insistere per sedersi davanti anziché sui sedili posteriori.
Dopotutto, anche se, per assurdo, non "avesse fatto i capricci", come diceva lui stesso con pesante tono di auto-accusa, sarebbe stato ugualmente colpevole.
Perché?

Semplicemente perché Lyra aveva sofferto, e lui no.

Lei era rimasta bloccata nell'abitacolo avvolto dalle fiamme, ferita dalle lamiere della macchina, costretta in una trappola mortale tra le più dolorose e terrificanti esistenti.

Lui invece non indossava la cintura, ed era stato sbalzato fuori dal parabrezza. Paradossalmente le uniche ferite che aveva riportato erano un paio di ustioni, dei tagli, e lo squarcio sul viso.
Nulla, dal suo punto di vista, rispetto a Lyra.

Lei non era riconoscibile, tanto che il funerale era stato celebrato a bara chiusa.

Negli incubi di Tobias, invece, il volto della sorella, seppur sfregiato, aveva ancora alcuni tratti umani: dei lunghi capelli biondi restava solo qualche ciocca bruciata, mentre risaltava, tra il rosso ed il nero delle ustioni, un'unica iride, di una tonalità di castano più chiara rispetto a quelle del fratello.
L'altro occhio non era visibile a causa di alcuni frammenti di vetro conficcati in esso.

Don't You Dare Forget The Sun Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora