Is It Plan To See That Life's Trying Me?

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Pareva girovagare senza meta, ma così non era: arrivato a destinazione, posò lo sguardo prima sul pomello della porta che lo interessava, poi sul vetro opaco che formava la parte superiore della stessa. La scelta fu molto più semplice del previsto; sferrò un pugno contro al vetro satinato senza la minima esitazione, con tutta la sua forza.
La mano impattò contro la superficie rinforzata con un tonfo, senza scalfirla.
Ci vollero altri tre colpi prima che andasse in frantumi, insieme a qualche nocca del ragazzo.
Fece passare il braccio nell'apertura ed abbassò la maniglia presente sul lato interno della porta.
Questa si aprì con uno scricchiolio inquietante che, assieme al fiato pesante che si sentiva provenire dall'interno, fu l'unico suono a spezzare il relativo silenzio della clinica.

Tobias entrò nella stanza a passo lento, quasi studiato.
Fece vagare lo sguardo tra quelle quattro mura, sorridente come un bambino di fronte ad un parco divertimenti, finché non individuò ciò che stava cercando: si avvicinò all'angolo tra la parete ed il divano, e si accucciò per arrivare col viso all'altezza di quello del suo interlocutore.

<Tobia-... Toby, stai bene? Dio, sei ferito...> mormorò questi, allungando una mano per sfiorare il viso del diciassettenne.

Il ragazzo aveva infatti un brutto taglio su una tempia, causato dalla catena, e svariati ematomi che ancora si stavano formando, visibili grazie agli indumenti strappati che indossava.

Nel protendersi verso il ragazzo, lo psicologo potè vedere oltre la nicchia in cui si era nascosto, riuscendo ad individuare i flaconi tenuti in mano dal giovane.
Le sue pupille si dilatarono per la paura, e questa reazione causò una risatina divertita da parte di Toby.

<L'avevo avvertita, dottore. Io... Io ci ho provato a farle, a farvi avere salva la vita!>
Esclamò, portandosi una mano al capo mentre si alzava in piedi. Arretrò di qualche passo, stringendosi e strattonandosi i capelli come per calmarsi.
<Gliel'avevo detto che dovevate liberarmi... Avreste dovuto lasciarmi andare... Nulla di questo sarebbe successo, dottore! Non sarebbe successo!>
Gridò poi, quasi furioso, additando l'uomo. Questi, dal canto suo, aveva ormai capito di non avere via di scampo: l'angolo in cui si era rifugiato aveva tre lati su quattro chiusi o da un muro, o dalla mobilia, e quello libero presidiato dal suo giovane paziente, che aveva iniziato a guardarsi attorno con aria quasi febbricitante.

<Toby, ragazzo, aspetta. C'è un modo, c'è sempre un modo, ma questo non è quello giusto. Siediti, parliamone...>
Ma Tobias non l'avrebbe mai lasciato andare, lo sapeva.
Tentò quindi il tutto per tutto, e si avventò addosso al ragazzo, intento a farneticare tra sé e sé.
Credeva di poter avere la meglio su di lui senza troppi problemi; oltre ad avere la stazza dalla sua, contava sulle condizioni fisiche dell'avversario: era ferito, stanco, poco lucido, ed ancora preda degli effetti collaterali della terapia.

Ma si sbagliava.

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