You Never Knew Your Mind Was Dark

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A parlare era stato il ragazzo con la maschera, indicando prima sé stesso, poi l'altro col passamontagna.
Toby notò solo in quel momento che quest'ultimo teneva in mano una vecchia videocamera, di quelle che ancora funzionavano a cassette.

Accantonò momentaneamente la sua curiosità a riguardo e si limitò ad annuire; non li aveva mai visti prima, ma sapeva di non essere l'unico, e riconosceva la sua aura.
La sua presenza.

Questo causò in lui un inspiegabile senso di sicurezza nei loro confronti.
Era come se i farmaci in circolo nel suo corpo fossero stati sostituiti da un eccitante, come la cocaina. Il senso di sonnolenza che lo attanagliava ormai da mesi sembrava essere sparito del tutto, rimpiazzato da un'euforia che non sentiva nemmeno sua.

Ma l'adrenalina gioca brutti scherzi, e Tobias si lasciò abbindolare dalla sua dolce promessa di soddisfazione ed appagamento. Il prezzo?
Sangue. Fuoco e sangue.
Due cose che l'avevano sempre affascinato, forse più del dovuto.
Da bambino passava fin troppo tempo a fissare il suo stesso sangue scorrere prima sulla sua pelle, tracciando spessi rivoli sull'incarnato pallido, poi a terra, sulle fredde mattonelle di quel bagno che troppe volte era stato teatro dei suoi disperati tentativi di sentire qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Il tocco di una mano amica, il calore di un abbraccio; si sarebbe accontentato anche del dolore dei colpi del padre, o del gelo di quel pavimento macchiato della sua sofferenza.
Ma non importava quanto sangue versasse, o quante lacrime piangesse: le sue richieste non vennero mai ascoltate.

"Nessuno ti ha mai aiutato. Ti hanno sempre fatto soffrire. Ora tu hai la possibilità di far soffrire loro. Sfruttala."
Questa volta Tobias non ebbe difficoltà a riconoscere il possessore della voce che pronunciò questa frase.
Era sempre nella sua testa, ma era diversa: più bassa, melliflua. A suo modo, suadente.

E questa volta, il ragazzo non ebbe dubbi; con un ghigno ad incurvargli le labbra, tornò dal cadavere che stava trascinando prima.
Lo trasportò fino a quel dannato armadietto, provò tutte le poche chiavi, trovò quella corretta, appoggiò il pollice destro dell'uomo sul display accanto alla toppa e girò la chiave nella serratura.
L'anta si aprí con un sottile cigolio metallico.

Musica per le sue orecchie.

Prese tutti i flaconi di alcool che trovò, assieme a svariati prodotti per la pulizia; svitò il tappo di uno di essi ed iniziò a spargererne il contenuto al suolo, ripercorrendo a ritroso un breve tratto del corridoio da cui era arrivato.

Gli altri due ragazzi lo guardarono senza dire nulla; dopotutto, il loro unico compito era semplicemente quello di evitare che Tobias morisse durante o subito dopo la fuga.

Senza fiatare lo osservarono mentre cambiava direzione, imboccando un altro corridoio, devastato anch'esso dal caos della ribellione, lasciando dietro di sè una scia di prodotti chimici.

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