Toby non riuscì a reggere oltre; cadde seduto a terra con un grido strozzato, e gli occhi colmi di lacrime.
Occhi che non si soffermarono oltre sulla figura della povera ragazza che avevano di fronte, concentrandosi invece sul pavimento di legno marcio.
Non c'era bisogno di osservare più a lungo quel macabro spettacolo: conoscevano a memoria le condizioni di quel corpo; il braccio quasi mancante, appeso alla spalla solo grazie a fragili tendini, i vestiti strappati e macchiati di sangue, le gambe piegate in angoli innaturali.Arretrò di qualche decina di centimetri, ancora seduto a terra, poi si alzò di scatto, di nuovo, voltò le spalle a quella visione che tanto lo destabilizzava ed arrancò quasi a fatica fuori dal salotto, imboccando il corridoio.
Era nella sua vecchia casa, e la conosceva come le sue tasche.
Una volta uscito dalla sala, la cappa di ansia ed angoscia che sentiva gravare sulle sue spalle si sollevò subito, quasi fosse una prerogativa di quella stanza; sul suo capo venne invece fatto calare un altro mantello, pregno di rabbia e rancore.
Corse in cucina, ove sentiva provenire dei colpi di tosse; completamente fuori controllo come quella sera, afferrò un coltello dal ceppo, e lo usò per colpire quell'essere ignobile che di rifiutava di definire "padre".
Continuò ad accoltellarlo finché la lama non gli scivolò dalle mani, proprio come quella sera.
E proprio come in ogni incubo che faceva.Fu questa presa di coscienza che gli permise di svegliarsi di colpo nel mondo reale.
Si portò una mano al petto; sentì il cuore battere a mille nella cassa toracica.
L'accenno di un cupo sorrisetto increspó le sue labbra, schiuse a causa del respiro ansante.Si tirò a sedere, e la sua attenzione fu catturata prima dal muro alla sua destra, il cui colore verde menta era macchiato da tante gocce di sangue formanti innumerevoli archi, poi sul suono che sentiva provenire da dritto di fronte a sé.
Era come se qualcuno stesse colpendo un... Un melone, con qualcosa di duro, come un bastone; nemmeno il tempo di volgere lo sguardo in quella direzione che scoprì che l'associazione mentale da lui fatta non era così distante dalla realtà.
A pochi centimetri da lui un ragazzo stava colpendo in modo estremamente violento il cranio dell'uomo con la catena; egli era riverso a terra, e nonostante della sua testa fosse rimasto ben poco, l'assassino sferrò altri tre colpi con ciò che Toby identificò come un piede di porco, usando tutta la propria forza.
Si raddrizzò lentamente, con un sottile sospiro, e passò una mano lungo tutta la lunghezza dell'asta, togliendo così il grosso del sangue che la ricopriva.
La visione di questa scena causò in Tobias una serie di tic che gli scosse il corpo.
Non gli succedeva da un po'; i rilassanti muscolari che gli somministravano svolgevano il loro dovere. Osò pensare, solo per un secondo, di sentirne la mancanza.Il suo sguardo era catturato dal sangue rimasto sulla spranga, che, con esasperante lentezza, gocciolava in una piccola pozza sul suolo.
Provava dentro di sé il desiderio di essere lui il protagonista di un atto simile, di essere lui a spillare quel vitale liquido rosso dal corpo di chi gli si parava di fronte.Voleva avere lui il potere di un dio,
la facoltà di concedere salva la vita alla sua vittima, o di punirla con la morte.Si accorse di essersi incantato solo nel momento in cui lo sconosciuto gli picchiettò sgarbatamente l'arma che brandiva su una spalla.
Toby, ancora frastornato da quel miscuglio di pensieri e desideri che non percepiva come propri, alzò lo sguardo, e lo osservò attentamente; il ragazzo era vestito con un paio di jeans chiari strappati e sfibrati dall'usura, scarponi marroni consunti ed una giacca beige tendente al giallo.
Ma ciò che più spiccava nel suo vestiario era la maschera che gli copriva il viso: era bianca, candida, con disegnati sopra, presumibilmente da lui stesso, un paio di sottili sopracciglia quasi semicircolari ed una piccola bocca dai tratti femminili. Gli occhi erano cerchiati di nero, colore utilizzato anche per gli altri dettagli."Alzati."
Tobias non sapeva se questo comando fosse stato impartito dal ragazzo mascherato, o dalla voce nella sua testa che tanto odiava, ma ai cui ordini non poteva dir di no.
Fece forza coi palmi delle mani sul pavimento in linoleum sotto di lui, e si tirò in piedi.
La figura mascherata si voltò alla sua destra, e solo allora il giovane paziente notò la presenza di un secondo individuo: anch'egli occultava il suo viso, questa volta con un passamontagna nero con cucito sopra uno smile rosso, triste, ed indossava una felpa giallo spento col cappuccio alzato e dei jeans blu.<Masky. Hoodie. Dobbiamo farti uscire da qui.>
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Don't You Dare Forget The Sun
FanfictionNon sapeva esattamente da quanto tempo fosse lì. Un mese? Due? Tre? Un anno? I farmaci gli annebbiavano la mente, e non riusciva a ragionare con raziocinio. Era certo di una sola cosa: quello era il giorno designato. Quello era il giorno in cui tutt...