Don't You Dare Forget The Sun, Love

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Non appena Tobias si accorse del movimento minaccioso dello psicologo, scartò di lato, gli afferrò prontamente la testa dai capelli e la sbattè con violenza contro il bordo del tavolino di vetro di fronte al divano, che subito andò in frantumi.
L'uomo cadde a terra con un gemito strozzato.

<Ma chi diamine ha scelto l'arredamento di questo posto? C'è fin troppo vetro per essere un manicomio.>
Il commento ironico fece voltare di scatto Toby verso la porta.

A parlare era stato il ragazzo con la maschera.
Lui ed Hoodie erano sulla soglia.
Il primo si guardava attorno con aria sottilmente divertita, mentre il secondo lo riprendeva con la videocamera, senza fiatare.
<Allora, hai finito?> chiese Masky, avvicinandosi a Tobias con le mani in tasca.
Questi, nonostante non l'avesse mai visto prima, stette immobile, e gli permise di asciugargli una piccola goccia di sangue sul viso, in un gesto quasi fraterno.

Toby annuì lentamente; aprì l'ultimo contenitore di alcool rimasto e lo versò addosso allo psicologo.
L'uomo iniziò a dimenarsi, terrorizzato, nel vano e patetico tentativo di alzarsi.

Il diciassettenne cercò qualcosa con lo sguardo, ed il ragazzo mascherato, intuendo a cosa stesse pensando, tirò fuori da una tasca dei jeans un accendino nero.

<Fortuna che fumi.>
A parlare -anzi, a mormorare- era stato il ragazzo col passamontagna, Hoodie.
Come Masky, aveva una voce adulta, profonda, più del compagno; quella di Hoodie risultava però piatta, quasi meccanica.

Masky lanciò l'oggetto verso Toby, che lo prese al volo, e se lo rigirò tra le mani mentre lo osservava con sguardo quasi riverente.

Girò la rotellina con il lato del pollice, premendolo subito dopo sul pulsantino rosso; il liquido venne vaporizzato, e prese fuoco grazie alla scintilla scaturita dalla rondella.
E finalmente una fiammella danzava tra le mani del giovane, che la rimirava, ammaliato.

Accartocciò un plico di fogli trovato su un mobile e lo avvicinò all'accendino, che gli diede fuoco senza alcun problema.
Attese qualche secondo, poi lasciò cadere i fogli sul corpo del dottore, riverso ai suoi piedi; egli gridò, la voce un misto tra terrore e dolore.

Il fuoco divampò all'istante, facendo brillare di un'inquietante luce blu ciò che di lì a poco sarebbe diventato un ammasso irriconoscibile di ossa carbonizzate.

Toby scoppiò in una lieve risatina isterica, poi seguì Masky ed Hoodie fuori da quella stanza, diretti all'ingresso del manicomio.
Il più piccolo si voltava spesso indietro, perdendosi ad osservare le fiamme che, inarrestabili, seguivano il percorso da lui precedentemente tracciato, avvolgendo nel loro abbraccio mortale tutto ciò che disturbava loro il cammino.

Fu fuori prima di accorgersene; se ne rese conto grazie al cambiamento del suolo: l'asettico pavimento della clinica venne sostituito dalla morbida e scivolosa erba di un grande prato che si estendeva di fronte a loro quasi a perdita d'occhio, delimitato solamente dalla barriera naturale degli alberi di un bosco lì vicino.

Tobias si voltò verso la struttura preda delle fiamme; dal suo interno, oltre agli scoppiettii dell'incendio, provenivano grida di dolore e sorpresa, ed il suono di svariati crolli.

Il ragazzo si girò poi in direzione del bosco, di nuovo, e le sue labbra si piegarono in un sorriso.
Si lasciò cadere steso sulla schiena, rivolto verso il cielo, e rise; la sua era una risata gioiosa, genuina.
Era la risata di chi, finalmente, può concedersi un attimo di sollievo nella folle vita che conduce.
A lui non importava più niente di niente: gli era estraneo il respiro di poco ansante dei due sconosciuti che l'avevano aiutato ad evadere da quel posto, gli era estraneo l'inferno da cui era appena scappato, gli era estraneo persino quello stesso inferno che proprio lui aveva creato pochi minuti prima.
L'unica cosa che contava, in quel momento, era il sole, che gli sfiorava la pallida pelle del viso per la prima volta dopo mesi, ed una piccola lacrima che gli scorreva lungo la tempia.

E forse, a Toby, in quel momento, nemmeno importava di non sentirne il tiepido tracciato.

•De Hoc Satis

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