capitolo VII

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Camminiamo in silenzio, mentre il sole nascosto tra le nuvole segna a mezzogiorno, camminiamo con passi ritmici e silenziosi in mezzo alla boscaglia. Il freddo mi sferza il viso e la giacca ruvida mi sfrega sulle spalle. Non riesco più a pensare a niente, solo ad andare avanti. Un, due, un, due. I due Cal mi fanno da guida, il moro ogni tanto mi lancia occhiate furtive mentre l'altro se ne frega e guarda testardo la strada. Tuttavia io non sono agitata, la rabbia scomparsa, nel mio respiro c'è voglia di riscatto, voglia di lottare. Non so se i miei occhi sono tornati normali. Non so se io sono tornata normale. Ma non importa, perché siamo quasi arrivati.

Manca un'ora.

Mezz'ora.

Un quarto d'ora.

Dai fitti rami si erge un muro di pietra, la luce debole sbatte contro di esso e si riflette su delle pozzanghere a terra.

-Avrei dovuto immaginarlo. La fortezza, eh? L'avete presa... bene, dopotutto è vostro territorio.

Caleb non risponde, si limita ad aprire la "porta".

-è diventata di nostra proprietà, gli umani si tengono lontani da questa zona. Sanno che ci sono sentinelle cui non si farebbero nessuno scrupolo a infilzarli.

-Infilzarli?

-Con una freccia. Sono arcieri.

Una mano mi corre istintivamente all'arco (nessuno mi ha impedito di tenerlo); nel frattempo Cal mi fa strada attraverso la porta.

Lo spettacolo toglie il fiato come la prima volta benché sapessi già cosa aspettarmi. L'albero centrale si erge in tutta la sua maestosità, su in alto varie abitazioni e piattaforme sospese sembravano voler ostentare la capacità e la bravura dei Mines nel costruire. Una farfalla blu mi vola vicino, le ali screziate e la delicatezza di un fiore. Sento qualcosa dentro di me, che mi fluisce dal cuore come un liquido benefico.

-Una farfallina. Chi l'avrebbe detto che ci fosse voluto così poco per  far emozionare l'irremovibile?

-Faresti meglio a stare zitto, mezzouomo.

Lui tace di botto, mentre il moro mi rivolge un mezzo sorriso.

-Ti stanno meglio gli occhi azzurri, sai?

L'occhiata che mi rivolge mi fa sciogliere,e capisco di essere tornato una ragazzina sentimentale come altre. No, come altre no. Ho pur sempre un bonus. I miei capelli riprendono il colore argentato-platinato-dorato-sfumato.

Mi accorgo solo di una differenza rispetto all'ultima volta: su su tra la città dell'alberi, non ci sono solo ibridi Mines, ma anche creature di vario genere: licantropi, qualche orso mannaro (si, orso mannaro. Proprio cosi.) molte arpie e addirittura alcuni mutaforma umani, come me.

Caleb si fa spuntare le ali, le stesse ali che mi hanno fatto perdere un battito la prima volta che le ho viste.

A dark soul-excapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora