capitolo XIII

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Nella nebbia, i miei occhi segnati e stanchi scorgono qualcosa. Un muro... no, non è un muro: è una cinta, una cinta di mura che si erge nella foschia dell'alba. Appena lo vedo la stanchezza come scompare: sono arrivata, siamo arrivati. Sorrido, il mio sguardo si illumina, finalmente, sono a destinazione. Allungo il passo, fermamente decisa ad andare avanti. Ci sono, cavolo. Sono a un soffio. Alla fine quasi corro, fino a che...

....fino a che non arrivo davanti al muro, realizzo che è chiuso, e che una decina di guardie mi stanno puntando le loro balestre dal sopra al muro. Con la coda dell'occhio guardo dietro di me: Caleb e Cal non ci sono, quei due brutti figli di una.... megera. Non ci sono, mi hanno lasciato qui a morire. Che carini.

-Oh.. uh. Ehm.. come va lassù?

Faccio un sorrisino e apro le braccia verso gli arcieri. Loro per tutta risposta mi sparano frecce a più non posso.

-Ne devo dedurre che non è una bella giornata!

Mi butto sul fianco e rotolo fino al limitare degli alberi.

-Non si spara ad una donna sola e indifesa! Cattivi!

Prendo l'arco a mia volta, e -con tiri molto più precisi dei loro- li infilzo tutti.

-Mi dispiace, belli!

Sento dei passi dietro di me. Mi giro di scatto, puntando l'arco davanti a me. -Ma per voi no!

I due Cal spuntano dal bosco. -Ehy, calma siamo solo noi.

Alzo un sopracciglio. -Lo so. Appunto.

Loro si scambiano un paio di sguardi, e io con uno sbuffo abbasso l'arma. -Oh, non abbiamo tempo. Ne parleremo dopo.

GLi faccio cenno di seguirmi, e comincio a scalare le mura. Le mie mani trovano appigli facili, e in modo silenzioso mi arrampico fino in cima. Guardo in basso: i due stupidi stano ancora lì sotto. -Oh mio dio! Sbrigatevi!

Senza guardarmi più indietro comincio a correre per il muro. La città di Nast si estende ai miei piedi, grande e misteriosa, con i suoi viottoli e le sue case in pietra chiara. Mi sento potente, invincibile. Questa è la contea più ricca di magia insieme alla mia. Ora che ci penso, sono confinanti. Il mio cuore perde un battito, ripensando a quella che per tanti anni ho chiamato "casa". Chiudo gli occhi e li riapro: non c'è tempo per questo. Non c'è tempo per nulla tranne per combattere. Poggio entrambi i piedi sui merli, e allargo le braccia. Salto giù, e arrivo in ginocchio. Dietro di me sento altri due tonfi: sono i ragazzi. Una signora urla e lascia cadere il cesto che stava portando quando ci vede. Corre via nei viottoli, e quindi addio effetto sorpresa.

-Grandioso, Ally.

-Bhe, almeno è stata un'entrata scenografica.

-Già, e avremo anche una morte molto scenografica.

Sento delle grida di combattimento, e lo sferragliare delle armi. Prendo in mano un pugnale, e sorrido come un bambino goloso. -Ma dai, adesso viene il meglio.

Da quel momento, più nulla: sono tutta completamente occupata a tranciare, infilzare, a sgomberare il cammino davanti a me: corpi cadono tutti intorno a me, e una folle eccitazione prende piede dentro me.

Lancio un grido di esaltazione, e faccio piazza pulita dei miei avversari davanti a me.

La gente grida, le guardie cercano di tirarmi indietro ma non ci riescono. Sono la principessa del sangue, ora, della guerra. Devo arrivare a castello, devo. Una guardia mi prende da dietro, ma io mi giro in tempo. Salto su un carro pieno di botti di vino, e le faccio cadere con un colpo di piede giù, così che investano i miei inseguitori. Da lì salto su un cavallo, e, ridendo, lo sprono al galoppo. Tutta la gente intorno a me mi guarda impressionata. Da lì trancio le guardie e la gente che cerca di impedire la mia avanzata vincente. QUalcosa sta lampeggiando nel mio cuore. Non mi serve la magia, non m'interessa, basto io, la mia forza, quel bagliore nella mia anima. Mi sento libera, non so perché, ma mi sento finalmente libera da tutto e tutti. Il cavallo è veloce, e noto con piacere che i Cal e Caleb ne hanno preso un altro e sono al mio fianco. RIdo, e scuoto i capelli. Sono fuoco puro. Tutta la gente mi guarda come se fossi pazza, e sì, lo sono. Qualcosa sta succedendo. Arrivo alle porte del castello merlato, e delle guardie vestite ridicolamente vengono verso di me, ma finscono sotto gli zoccoli della mia cavaslcatura. Sto bruciando nel mio fuoco, non ce n'è per nessuno. La servitù si sparpaglia via quando entro. Scendo da cavallo e corro, sempre brandendo la spada.

A dark soul-excapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora