Capitolo 10

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Mi ci è voluta un'altra settimana in ospedale, ma finalmente sono ritornata a casa! Non posso fare molto qui, solo trascinarmi con la sedia a rotelle dal letto al divano e viceversa, i miei pensieri inesorabilmente viaggiano sempre attorno a Diana.

Ho sentito dire che chi ha perso un arto, per qualche tempo dopo, ha comunque l'abitudine o la sensazione di averlo ancora attaccato al proprio corpo. Ecco, con Diana è così: l'ho persa -anche se in realtà non l'ho mai avuta- ma continuo a vedere il suo viso e sentire la sua voce dove non c'è, dove non potrà mai esserci.

***

Un altro problema per chi si rompe un braccio o una gamba -per me un po' entrambi, il dolore al polso è fastidiosissimo- è che per qualche mese deve fare riabilitazione. Io devo andare due volte a settimana in una clinica privata fuori città; Zoe si è subito offerta ma non me la sento di approfittare sempre di lei in questo modo.

Così oggi l'accompagnatore designato è Corrado, che si è volontariamente proposto -a detta di zia Clara- cosa di cui dubito fortemente, comunque, deve averlo ricattato in qualche modo.

Le sessioni sono dolorosissime, prima qualche massaggio per rilassare e riattivare la circolazione, poi prove funzionali motorie. Il fisioterapista che mi segue dice che sono bravissima a sopportare il dolore e la migliore nei suoi esercizi, ma non so se me lo dice perché me lo merito o perché pensa di fare il carino per infilarsi nei miei pantaloni... in questo caso: scusami amico, fiato sprecato!

A fine giornata mi ha consegnato un paio di stampelle per iniziare a muovermi anche a casa, finalmente! Non vedevo l'ora di alzarmi da quella sedia a rotelle!

***

Al ritorno in macchina, Corrado mi dice che deve passare in palestra a verificare alcune nuove attrezzature "ti dispiace, topo? Al massimo mezz'ora, ok?"

"Sì, va bene..." gli faccio cenno con la testa.

"È da un po'che non entri... che dici?... dai prendi le stampelle, ti faccio vedere la nuova parete per le arrampicate!" La sua espressione è come quella di un papà orgoglioso del suo bambino, non posso fare a meno di sorridere e annuire.

Ha ragione, era da un pezzo che non venivo qui, non sono mai stata una fan del fitness... Ha risistemato qualche sala, aggiunto un bel po' di attrezzi e aumentato il numero di iscritti, a quanto vedo!

Mi fa vedere la nuova parete da arrampicata, è... alta! "Wow!"

"Voglio che la provi!" mi dice.

"Si, certo, aspetta che poso le stampelle..." gli rispondo sarcastica.

"Ha-ha... non intendevo ora, topo! Ma quando starai meglio, dovrai farlo!"

"Mmmh, vedremo..." so che non mollerà l'osso, ma porterò avanti il più possibile, questo è certo!

"Bene, fai un giro se vuoi, io farò presto!" Mi dice allontanandosi.

Io mi guardo un po' in giro, è tutto molto organizzato, ci sono attrezzature di cui non so il nome né il funzionamento, alcuni ragazzi stanno facendo sollevamento pesi davanti allo specchio, guardando orgogliosi i muscoli gonfiarsi sotto lo sforzo... ah, la vanità maschile...

"Ehi... ehi tu... scusa..." sento qualcuno parlare, ma sicuramente non con me... mi preparo a muovermi per tornare verso la hall all'ingresso.

"Aspetta, ehi... Claudia!" 

UNA SETTIMANA ANCORADove le storie prendono vita. Scoprilo ora