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Varcai la soglia del locale come fosse stata un portale d'accesso ad un altro mondo. E in effetti un po' lo era. Mi ero ormai lasciata alle spalle il buio della città avvolta dalla notte appena iniziata e il silenzio rotto solo dalle note ovattate della musica. Ero entrata. E mentre realizzavo il tutto venni travolta.
Dalla musica. Forte, fortissima, ma dannatamente bella. E coinvolgente.
Dalla gente. Che popolava il locale. Che dire, popolava? Quel posto era colmo di persone. Gente che ballava, gente che beveva, gente che chiacchierava, si incontrava, si lasciava andare alla musica, all'atmosfera, ai suoni e al tutto.

Sorridevo. Mi piaceva, molto. Era davvero un bel posto, e mi sorpresi di me stessa notando il mio apprezzamento.

Venni catturata dalla band che stava suonando in quel momento. Scrutai da capo a piedi tutti i membri, ma nessuno di loro era Ringo. Dove poteva essere allora, se non sul palco? Mi guardai intorno. Non ho forse sbagliato posto? Ma no che stupida, hai già controllato 56 volte la strada da prendere per venire qui. Giusto, è vero. Ma allora dove diavolo è? Non è che forse... ma no, dai. Non credo mi abbia detto di suonare in un gruppo solo per tirarsela. Suonerà davvero in quel dannato gruppo. Ma ci stai davvero ancora pensando? Vallo a cercare, idiota!

Semplice a dirsi, un po' meno a farsi. Non sapevo da dove iniziare. Nel dubbio continuavo a star ferma e guardarmi intorno. Bella mossa.

"Posso aiutarla, signorina?"
Udii una voce camuffata alle mie spalle.
Fantastico, pensai, come spiego a questo sconosciuto chi sto cercando?

"In verità, non credo, ma la ringrazio lo stesso" risposi senza voltarmi.
"Sto cercando qualcuno, ma non credo lei possa- Ringo?! Ma sei tu!!"

Si, quelle furono le mie parole quando mi voltai. E per di più iniziai a balbettare per l'imbarazzo. Non potevo semplicemente girarmi 10 secondi prima?

Lui sembrava sinceramente divertito dalla situazione. E mi mise a mio agio. Non fece nulla, continuò soltanto a ridere, ma bastò per sciogliermi da ogni forma di imbarazzo. Sorrisi. Era così contagioso.
Si, era esattamente così, contagioso. Da quando lo avevo visto per la prima volta, non aveva fatto altro che contagiarmi. Nel senso buono, ovviamente. Anzi, nel senso migliore che ci sia.

"Alla fine sei venuta allora! Sono davvero contento" Sorrise, una volta ripreso dal suo ridere così affannoso.

"Si, certo! Non potevo lasciarmi scappare una serata come questa! Ma... hai per caso già suonato? Sono arrivata tardi, lo sapevo-"

"Ma no, tranquilla!" Mi interruppe dolcemente. "Siamo i prossimi dopo quei ragazzi laggiù sul palco. Ma hanno appena iniziato, quindi abbiamo ancora tempo"

Abbiamo ancora tempo.
Non aspettavo di sentire altro, probabilmente perché il tempo con lui era il più prezioso in assoluto. E il tempo senza di lui era quello in cui aspettavo di rivederlo.

Si fece strada tra la folla, girandosi indietro verso di me, trascinandomi dietro di lui con lo sguardo.
Lo seguivo ciecamente, un po' perché altrimenti mi sarei sicuramente persa all'interno di quella folla, e un po' perché era quello che volevo veramente. Seguirlo.

Raggiungemmo un angolo meno affollato, dove si potesse parlare liberamente senza dover urlare per sovrastare il suono della musica e sgomitare per farsi largo tra la gente.

E parlammo. Gli raccontai di me, della mia decisione di prendere un lavoro per iniziare la mia tanto desiderata indipendenza; e lui mi raccontò di sé, della musica, di come lo avesse portato relativamente lontano, anche più di quanto pensasse. Parlammo per quella che sembrò un'eternità ma al tempo stesso nemmeno un attimo. Le parole venivano da sé, caro diario.
Vero, diario, a volte dimentico che tutta questa è una terapia e non un semplice racconto, come uno dei tanti che faccio alle mie nipotine, narrando loro le mirabolanti avventure del mio passato come se fossero appartenute ad un altro mondo. Questi non dovrebbero essere semplicemente gli anni Sessanta dal mio punto di vista, di ciò che ho vissuto, come e con chi. Dovrebbe essere un'attenta analisi di ciò che provavo, diretta verso una speranza di decifrare i meccanismi interni alla mia mente. Tutto ciò è terapeutico.

Ma credimi, diario. Tutto questo non è a caso. Nessuna terapia sarà mai eguagliabile a come mi sentii quando finalmente lo vidi salire sul palco. Mi aveva salutato con così tanta cura e garbo, come se fosse stata la fine dell'intera serata e non avessimo saputo quando ci saremmo rivisti. Ero rassicurata e anche un po' divertita dalle sue premure, e la sua 'assenza' di lì a poco non mi sarebbe dispiaciuta nemmeno un po'. Perché lo vidi lì sopra, dove sapevo che doveva essere. Gli si leggeva in faccia che quello era il suo posto. Quello giusto.
La musica partì, e riconobbi Rory al centro del palco, ma tutto il suo carisma da frontman ai miei occhi non era nulla. Ringo dal retro del palco era alla sua batteria. Finalmente scoprii cosa suonava e vidi che lo faceva divinamente. Le note dei suoi compagni acquisivano ritmo e capacità di trascinare tutti nel locale grazie ai suoi tocchi. Era raggiante, capace di catturare anche più della musica stessa. Da seduto, dietro al suo fedele strumento, compensava col doppio dell'energia rispetto ai suoi compagni in piedi e liberi di muoversi sul palco. Magnetico, scuoteva la testa a ritmo, a destra, poi a sinistra, facendo ondeggiare il suo ciuffo alla teddy boy tutto riccioli.

Quella sera capii quale fosse il suo posto, il suo destino, se ci si vuole credere. E capii anche il mio.


















____

heeeei
come va?
sono tornata con un nuovo capitolo, e ben presto ne arriverà uno nuovo
spero che vi piaccia molto di più di quanto convinca me😂
commenti e stelline sono sempre ben accetti
a presto!!

all the love
marta💞

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 30, 2020 ⏰

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