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Quando vidi la mia piccola Clara e Luca, mano nella mano soggiungere la soglia della porta, il mio cuore fece scintille. Forse perché non avevo visto nessun altro prendersi cura di Clara o preoccuparsene, forse perché quella scena era fin troppo tenera anche per me.

Appena mi vide al balcone, la piccola corse da me sorridendo, facendo spettacolo nella caffetteria.

«Bea mi dei mancata, pensavo non venissi più a prenbermi» disse, ed io ascoltandola riformulai la frase correggendo mentalmente i suoi errori, per capirne il senso.

«Ma no piccolo glitter, non potrei mai» dissi mentre le accarezzavo i capelli e il mio volto, si voltò verso Luca che nel frattempo mimò con la bocca "È un amore".

«Ascolta, ti va di sederti su quel divanetto e stare bella ferma?» le chiesi e lei annuì dolcemente.

«Ti lascio con il tuo fibanzatino Bea» disse lei, mentre si dirigeva con una camminata da modella,  al posto dove poco prima le indica.

La mia reazione era piuttosto imbarazzata, davanti a lui poi, lo era ancora di più.

«Grazie, non dovevi davvero - dissi io per poi sorridergli e offrirgli un caffè - offre la casa»

Lo vidi sorridere timidamente.

Era un belvedere.

«Non devi, è stato carino conoscere la mia prima fan» scherzò lui, per poi iniziare sorseggiare il caffè.

«Spero non abbia detto cose strane, è un po' singolare come bambina» spiegai e inizialmente lo vidi confuso, per poi vedere una reazione diversa, capendo che fosse riferito alla sua dislessia.

«Però Giovane Fuoriclasse, la cantava senza errori»
confessò sorpreso lui, ed io sorrisi, perché fu lui, la seconda persona a notare il suo talento.

«Dunque, come mai mi ha deliziato di questa sua visita signor Plaza?» chiesi io scherzando, in realtà stavo solo morendo di curiosità.

«Vuoi che usi la scusa o semplicemente che ti dica che avevo voglia di vederti?» disse lui sorridendomi, ed io subito arrossii.

«Meglio l'ultima, ma la scusa mi ha incuriosito» dissi per poi vederlo togliere gli occhiali e appoggiarli sul bancone, accanto alla tazza di caffè.

«Volevo che leggessi il mio ultimo testo, ho bisogno di un parere, poi quando Clara mi ha confessato che la mia musica ti facesse schifo, beh avrei proprio bisogno di un tuo parere» disse lui scherzando per poi abbassare gli occhi verso la tazza.

«Quella bambina non sta mai zitta, poi non è nemmeno vero, mi piace la tua voce incastrata nei tuoi testi, almeno quelli che ho sentito fin'ora. Dovevi vedermi quel giorno, quando tornai a casa dopo lo sciopero, il mio pensiero era costantemente su quella canzone» confessai di getto, per poi mordermi il labbro inferiore, avevo parlato fin troppo.

«Oh bene, quindi è un "sì ti aiuto?"» chiese lui per poi fissarmi da testa a piedi, come se non l'avesse fatto dall'inizio.

«Certo, ti aiuto. Vorresti venire a pranzo da noi? Devo ancora ringraziarti troppo, sai per la-»dissi e poi mi fermai vedendo Clara avvicinarsi e non continuai più.

«Ah sì la caramella, era molto buona lo so. Accetto il tuo invito» disse lui sorridendo come un ebete, e a mia volta feci lo stesso, ridacchiando un po'.

«Quale caramela?» domandò Clara con quel broncio formato sul suo viso.

«Dopo se la tua sorellona vuole, vieni con me e te ne prendo tante di caramelle, ci stai?» disse lui guardando Clara, con degli occhioni, che credevo di sentirmi troppo male per tutta la tenerezza.

«Guai a te se non vuoi, Bea» mi minacciò la bambina, davanti a me, che ormai era seduta sulle gambe di Luca.

-

Luca a casa mia, faceva caos nella mia routine.
Guardarlo giocare con Clara, in quel modo, come se la conoscesse da molto, come se fosse suo padre, come se avesse capito di quanto affetto abbia bisogno. E lo leggevo nei loro occhi, erano entrambi bisognosi d'affetto e lo ero anch'io, ma mi piaceva il modo in cui se lo stavano donando.

Sembravamo una di quelle famiglie felici, ma eravamo solo tre persone con tanto amore alla ricerca della felicità.

«È squisito» commentò Luca, gustandosi il piatto di tagliatelle.

Lo ringraziai con lo sguardo, era così strano vedere quella scena perfetta a casa mia, dove di perfetto non c'era mai stato nulla.

Appena finito, lo vidi alzarsi e dirigersi verso la cucina, per posare il piatto vuoto. Sorrisi al solo pensiero, di come si fosse sentito a casa.

«Ehi, non dovevi sai» dissi sussurando, dopo averlo raggiunto e la combinazione di com'erano messi i nostri corpi, non faceva che farmi salire caldo.

Lui appoggiato sulla soglia della porta, ed io come una scema davanti, con solo il resto dei piatti che ci facevano da muro.

E non fu quello a darmi il colpo di grazia, furono i nostri sguardi persi, ad uccidermi.

Così decise di farmi passare, imbarazzata posai i piatti nel lavandino, mentre notai Clara guardarci divertita.

«Ora sono tutta tua, me la fai leggere o la canti?» dissi io e alla prima frase, mi guardò con un sorrisino beffardo.

«Ti canto una parte, il resto lo puoi leggere» disse lui con voce seria.

«Perfetto, allora andiamo in camera mia, non farti strane idee Plaza, solo che Clara ha l'appuntamento con il suo cartone preferito e se sente mezzo rumore, potrebbe scoppiare una guerra» dissi mentre, per metterlo a suo agio, gli presi la mano e lo portai verso la mia stanza.

«Vivi da sola? - chiese lui poco dopo - Sai prima volevo chiedertelo, ma non mi sembrava il massimo davanti a tua sorella, quindi, se vuoi sfogarti un po'... Ti ho vista, quando ci guardavi, avevo gli occhioni dolci, quelli che mancano poco così e si riempiono di lacrime» lo vidi sedersi sul mio letto, e dopo poco lo raggiunsi, mettendomi accanto a lui.

«Sì vivo da sola, da un po'» confessai con la voce amara che mi logorava la gola.

«Neanch'io ho una situazione famigliare carina, quindi ti capisco, capisco anche il tuo silenzio, lo ammiro sai? Io non faccio altro che parlarne, ed è brutto, è brutto ricordarsi del passato» la sua voce era rigida, completamente fredda, con un tono drammatico.

Non feci altro che avvicinarmi al suo viso e accarezzarlo, sentivo il cuore scoppiare, e i nostri occhi cercarsi come se non ci fosse nient'altro attorno a noi.





GLITTER | CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora