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In quella sorta di classe, si poteva scoppiare di caldo, quasi quasi potevo dire che mi mancasse l'aria, per le troppe persone. Smisi di farmi le pare e ripresi a seguire il professore intento a spiegare anatomia. Accanto a me c'era Serena, completamente disinteressata che rispondeva ai messaggi del suo ragazzo. Pensai che mi sarebbe piaciuto avere la sua vita, solo cose facili, una famiglia per bene, due genitori che si prendevano continuamente cura di lei, che non le fecero mancare nulla, un ragazzo splendido, nonostante i difetti. Insomma era una bella vita. Poi pensai alla mia, da sola, con tutte le mie difficoltà, nessuno di adulto a cui pensi a me e crescere una sorella non è manco qualcosa di facile, ma non lo sottolineavo, perché Clara è stata quel miracolo nella mia vita, nonostante tutto.

Mi morsi la lingua, per essermi nuovamente distratta e poi iniziai a prendere appunti sul mio quadernetto. Da grande sarei diventata una detective, era quello io mio sogno. Un'ispettrice e nei peggiori casi una poliziotta. Non ho particolarmente nulla con la polizia o come gli ho sempre chiamati, sbirri, solamente che alcuni non fanno il loro lavoro e se lo fanno, l'hanno fatto male. Ovviamente non posso fare di tutta l'erba un fascio, ma è per questo che se un giorno dovessi diventare una poliziotta, cercherò di lavorare fedelmente a ciò che mi dice la legge, senza vendicazioni personali.

La lezione finì e tutti tirammo un respiro di sollievo, perché ormai sarebbero state prossime le vacanze di Pasqua. Serena mi chiese di aspettare con lei, all'entrata, finché non venisse il suo ragazzo a prenderci. Dopo qualche minuto si presentò, ma non era solo. Lui in moto, senza il casco e l'altra persona con il casco oscurato. Lo salutai e poi chiesi con chi fosse in compagnia.

«Scoprilo no?» disse lui scherzando, per poi aiutare Serena a mettersi in sella.

Qualcosa mi diceva che fosse Luca.

Decisi di avvicinarmi al ragazzo, per poi bussare sulla parte di vetro, del casco, oscurato. Dopo nemmeno un secondo, lo vidi estrarsi il casco, e quel qualcosa mi diede ragione.

«Ti facevo più da tipo illegale sai? Quello che gira senza casco» sorrisi per poi salutarlo.

«Mi fa piacere di averti sorpresa allora» disse lui ricambiando il sorriso.

Poi mi diede un casco e dopo avermelo messo, partì il più veloce che potesse. Ero aggrappata a lui e nel frattempo riuscivo a vedere tutta la bellezza di Salerno, solo con occhi che correvano più veloci del tempo. Riuscivo a percepire il calore del suo petto, ed ero totalmente in imbarazzo per stargli così stretta.

Ero divertita, mi mancavano i giri in moto. Avrei dovuto ricominciare a guidare. Ma ormai facevo fede alle mie gambe.

Ci fermammo ad un bar, che forse non avevo mai visto e ormai non sapevo manco più in che quartiere fossimo. Ci liberammo dei caschi e poi entrammo all'unisono; decisi di sedermi all'opposto di Luca.

«Così adesso vieni anche a prendermi? Mh, come dovrei prenderla?» chiesi a lui scherzando.

«Prendila come un favore ricambiato, oppure prendila come se ti stessi facendo la corte. Oppure non so, tu come vuoi prenderla?» chiese lui guardandomi dritto agli occhi e decisi di non perdere il contatto visivo neanche per un secondo.

«Non flirtare con me, Luca» e lo dissi con una voce, che avrebbe voluto solamente che lui continuasse ciò che gli avevo negato.

«Non sto flirtando. E poi cosa desideri bella signorina?» disse lui con tono sarcastico.

«Avvicinati che te lo dico» dissi io invitandolo ad avvicinarsi.

Serena e il suo ragazzo si stavano, letteralmente, godendo la scena senza fare un commento.

Lui si avvicinò, avevo il suo orecchio davanti le mie labbra.

«Di una canna» dissi per poi sorridergli in faccia.

E questa volta toccò a me fare il gioco dei segreti, ed avere la sua voce che mi pervadeva l'orecchio.

«Di una canna con me?» mi domando lui e mi morsi interamente il labbro, perché sarei dovuta solo stare zitta.

«Mh sì. Di una canna con te» dissi a voce bassa, per poi sfiorargli l'orecchio con il dito.

«Bene ragazzi è stato piacevole e breve direi. Ora però noi scappiamo» disse per poi alzarsi ed io feci lo stesso.




GLITTER | CAPO PLAZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora