2- Benvenuta a Greeslay

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-Questo posto ti piacerà, ne sono certo- disse di punto in bianco il signor Collins, spezzando l'imbarazzante silenzio che aleggiava in auto da alcuni minuti.

Il viaggio durò meno del previsto, o almeno così parve a Lux.
La ragazza aveva trascorso gran parte del tempo a sbuffare tra le grida dei suoi genitori, i quali continuarono a discutere quasi come se non si ricordassero della presenza delle loro bambine appena dietro di loro.
Lux li aveva sentiti litigare svariate volte. A causa del loro lavoro, a causa di qualche sciocchezza o addirittura a causa sua e di Josephine.
Odiava quando facevano così, quando non si preoccupavano minimamente di sbattere loro in faccia la triste e cruda realtà del mondo degli adulti.
La cosa peggiore era che molte volte si comportavano come se loro non ci fossero, come se non esistessero. Passavano gran parte del loro tempo tentando di trasmettere alle bambine i valori della calma e del rispetto quando per primi si urlavano contro insultandosi a vicenda e parlando di loro in maniera negativa quasi come se non fossero presenti.
Dopo la prima mezz'ora trascorsa tra le loro grida Lux decise di rifugiarsi, come sempre , nel suo piccolo mondo infilandosi gli auricolari.
Passò metà del tempo a viaggiare con la mente tra le note di quelle meravigliose canzoni e l'altra metà a programmare ogni singolo dettaglio del suo arrivo al college. O per lo meno tentò disperatamente di farlo.
In quell'esatto momento la sua mente era un confuso miscuglio di idee e pensieri.
Non era abituata a pianificare, non l'aveva mai fatto in vita sua e la persona patetica che era diventata ne era la prova.
E se non trovassi nessun amico? Pensò in preda al panico.
Non voglio continuare a passare il mio sabato sera da sola in camera a guardare Netflix o a drogarmi.
E se ai ragazzi del college non piacessero le tossiche?
Quelle non piacciono a nessuno, le ricordò il suo subconscio.
Intendevo... sai quello che intendevo.
Non piacevano a Denver e non piaceranno nemmeno a Greeslay.
Devo smetterla.
Distrarmi.
Non farmi prendere dal panico.
Mi odieranno tutti anche al college.
Rimanere tranquilla.
Non cambierà nulla.
Respirare...
Rimarrò una flaccida grassona senza amici per tutta la vita.

La voce di suo padre richiamò la sua attenzione.
La stava scrutando impassibile attraverso lo specchietto retrovisore della macchina.
-Come scusa?- domandò Lux togliendosi gli auricolari.
-Il collegio di Greeslay- riprese - è una delle scuole più prestigiose d'America. Gli studenti che ne escono sono contesi dalle migliori università- affermò continuando a fissarla senza tradire emozioni.
-Che sballo..- commentò la ragazza roteando gli occhi.
Notò lo sguardo triste che si scambiarono i suoi, perciò si affrettò a correggersi.
-Intendo dire... ho cercato informazioni e ho visto che è davvero un bel posto, ha ricevuto buone recensioni sia da genitori che da studenti e per di più si trova poco distante da una piccola cittadina dove c'è di tutto: bar, tavole calde e persino una discoteca quindi... quindi non sarò isolata dal resto del mondo e non me la passerò poi così male.- concluse abbozzando un sorriso.
Vide i loro visi illuminarsi.
Sua madre si voltò  verso di lei e le sorrise dolcemente -poco più di tre chilometri e saremo giunti a destinazione!- squittì allegra tornando poi a parlare con suo marito, stavolta con più calma.
La ragazza sospirò sollevata e si infilò nuovamente le cuffie.

Era incredibile come la sua mente iniziasse ad andare nel panico senza nessun motivo apparente.
Quello era sempre stato il suo difetto più grande: il pensare troppo.
Quando iniziava a pensare non la fermava più nessuno.
E l'unico modo che aveva per riprendere il controllo era ripiombare nella realtà.

Poco dopo un cartello sulla statale segnalò una deviazione per il collegio di Greeslay.
L'auto imboccò la strada, vagando per alcuni minuti nella fitta foresta che circondava l'istituto fin quando non si ritrovò di fronte ad un alto cancello arrugginito sopra il quale delle lettere in ferro battuto formavano la scritta Lady Elizabeth.
-Caspita! Dal vivo è molto più bello che sui depliant...- commentò il signor Collins avanzando lungo un sentiero di ghiaia circondato da cespugli di rose bianche.
Tutt'intorno sorgevano alberi, panchine, fontane e addirittura un grazioso gazebo, il parco dove la ragazza aveva trascorso tutta la vita non era minimamente paragonabile a quello che circondava il collegio.
-Niente male...- riuscì a dire senza fiato.
Il viale sbucò su un ampio spiazzo di ghiaia sulla quale sorgevano le imponenti mura del castello, e alla ragazza fu immediatamente chiaro il motivo per cui era chiamato così.
Scese dalla vettura guardandosi intorno, cercando di apparire entusiasta.
Gli altri componenti della famiglia fecero lo stesso, aiutandola poi con i bagagli e avvicinandosi all'enorme scalinata in marmo dell'ingresso.
Non appena salì sul primo gradino la ragazza si sentì attraversare da un brivido. Si fermò all'istante accorgendosi di avere la pelle d'oca.
Guardò sua sorella, la quale parve non accorgersi di nulla, così come sua madre e suo padre.
Pensò che quella sensazione fosse dovuta al nervosismo e continuò ad avanzare come se nulla fosse.
L'entrata dell'istituto era costituita da un'ampio salone deserto al centro del quale sorgeva il bancone della reception.
Sopra il parquet erano adagiati dei pesanti tappeti rossi, dal soffitto pendevano dei grandi arazzi del medesimo colore sui quali era cucito con dei fili dorati lo stemma della scuola e, alle spalle del bancone, si ergevano due grandi scalinate in marmo che conducevano a un grande portone in legno.
La signora che sedeva dietro il bancone era una donna sopra la trentina con i capelli biondi e delle lentiggini nascoste dietro degli spessì occhiali rotondi.
Si alzò sorridendo non appena li vide entrare -Benvenuti alla Lady Elizabeth! Prego, come posso aiutarvi?- domandò educatamente.
Il signor Collins ricambiò il sorriso -Salve, io sono Richard Collins, ho chiamato qualche giorno fa per avvisare dell'arrivo di mia figlia e...-
-Oh certo, molto piacere!- lo interruppe la segretaria afferrandogli la mano e stringendola calorosamente -tu devi essere la nostra nuova studentessa-
-Lux, molto piacere- si presentò la ragazza abbozzando un sorriso.
-Molto bene- disse la signora aprendo uno dei tanti cassetti del bancone e tirando fuori una chiave legata a un portachiavi dorato sul quale era inciso il numero 316 -queste sono le chiavi della tua stanza. Puoi lasciare lì i tuoi bagagli, te li porteremo noi direttamente in camera insieme all'orario delle lezioni e dei corsi che puoi frequentare al di fuori di esse.
Il coprifuoco è alle 22:00 e se non rispettato la punizione può essere la revocazione della tua libera uscita, il regolamento scolastico lo puoi trovare sul nostro sito... hai qualche domanda?- domandò scrutandola attraverso i suoi spessi occhiali.
Lux scosse la testa.
-Perfetto, incaricherò un inserviente di accompagnarti alla tua camera che, come immagino tu già sappia, condividerai con altre due compagne. Direi che è arrivato il momento di salutare la tua famiglia- concluse afferrando la cornetta del telefono e avvicinandosela all'orecchio.
Lux si voltò incerta abbracciando per prima sua madre, la quale aveva gli occhi lucidi e le labbra che tremavano.
-Comportati bene, amore mio, e presto tornerai a casa con noi- la ammonì stringendola forte.
Quando le due si staccarono la ragazza si chinò per stringere la sua sorellina già in lacrime.
-Mi mancherai tantissimo sorellona- singhiozzò la piccina stringendola sempre più forte.
-Resisti solo un po' senza di me, ci sentiremo ogni sera per telefono.. promesso- la rassicurò lei ricambiando la stretta -e sta lontano dalla mi stanza- concluse gelida facendola ridere.
Per ultimo la ragazza scambiò un rapido abbraccio con suo padre il quale, lasciandola senza parole, le avvolse improvvisamente il viso con le mani e posò la fronte sulla sua.
-Se non ti trovi bene, se per qualche ragione non ti senti al sicuro o a tuo agio chiamami e ti prometto che ti riporterò a casa- le assicurò baciandole la fronte.
-Promesso?- domandò Lux con gli occhi lucidi.
-Promesso- sentenziò lui staccandosi.
-Lux, il signor Hallow ti condurrà alla tua stanza- affermò la segretaria attirando la sua attenzione.
Un uomo sulla sessantina dall'aria trasandata stava in piedi davanti alla scalinata.
-Beh.. ciao a tutti- li salutò la ragazza un'ultima volta prima di voltarsi e avvicinarsi a lui.
La sua famiglia ricambiò il saluto dirigendosi dalla parte opposta, separandosi definitivamente dalla loro bambina.

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