Sono sotto la coperta, stesa sul divano; stanchissima dopo giorni che lavoro incessantemente e, ora che ho terminato l'ultimo interminabile turno di questa infernale settimana, tutta la tensione e l'adrenalina accumulata mi hanno abbandonata improvvisamente, lasciandomi spossata e facendomi salire anche la febbre.
Nel dormiveglia sento rumori indistinti: la porta che si apre, scarpe abbandonate, chiavi che urtano altre chiavi, fruscio di stoffe.
Vorrei alzarmi, aprire gli occhi, verificare la veridicità di ciò che i miei sensi appannati percepiscono, ma tutto quello che riesco a fare è sorridere al pensiero - è tornato -
So che si è affacciato alla porta del soggiorno che mi guarda con amore e che silenziosamente si allontana per farmi riposare.
Sento passi di piedi scalzi dirigersi verso il bagno, dopo un tempo indistinto, potrebbe essere passata un'ora come un minuto, rumori in cucina: scorrere d'acqua, tintinnare di stoviglie, ante che si aprono e chiudono, poi di nuovo il nulla.
Una mano grande e fresca accarezza la fronte, scende sulla gota, percorre la gola circonda la nuca e massaggia il collo.
Finalmente riesco ad aprire gli occhi.
Matteo è arrivato con un tè caldo, si è seduto accanto, e sorridendo me lo porge.
Lo sorseggio e mugolo di goduria, per colpa della stanchezza non ho neanche mangiato, sono riuscita solo a farmi una doccia e a crollare sul sofà.
«Grazie, scusami, sono talmente stanca che non riesco neanche a parlare.»
«Lo credo, sei rientrata da un turno di dodici ore, il quarto in una settimana, ma grazie a ciò, almeno per un giorno avrò l'ultima parola.»
«Per qualche linea di febbre e un po' di stanchezza? Voi maschietti davvero credete alle favole.»
«Oh, no, per questo», mi mostra un foulard - il nostro foulard - che ha estratto dalla tasca.
«Potrei sempre levarlo», dico mentre, sorpresa, sorrido.
«Non lo farai», sussurra e sospiro di aspettativa quando il suo alito fresco mi accarezza l'orecchio.
Mi imbavaglia e si accinge a stringere il nodo alla nuca che riempie di lievi morsi, facendomi rabbrividire di piacere.Sono comunque debilitata e non oppongo molta resistenza, ma gli occhi mi brillano anche di divertimento, oltre che per la febbre.
«Tesoro con questa febbre non dovresti coprirti troppo».
Scosta la coperta e slaccia il nodo della vestaglia; la apre adagio, percorre delicatamente con un dito la circonferenza del seno, risale verso l'areola e titilla un capezzolo che diventa turgido.«Ti dispiace se...», lascia la domanda in sospeso e si china a prenderlo in bocca, lo morde lievemente tirandolo con i denti per poi passare la punta della lingua attorno alla circonferenza mentre con la mano tocca, carezza e stringe l'altro seno.
Mi inarco ed emetto dei miagolii soffocati portando una mano tra i capelli di Matteo mentre l'altra la infilo nei pantaloni e gli stringo un gluteo - amo il suo sedere -.
Scende sempre più giù con lingua e labbra. Quando arriva al pube sento il suo respiro tiepido, mentre con la lingua si fa strada prima nelle pareti e poi dentro di me, mi contorco lievemente quando mi inumidisce le piccole e grandi labbra con quello che la sua bocca trova al mio interno.
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A Mor Si
RomanceRacconti o pillole di vita condite d'erotismo. Saranno presenti anche collaborazioni. Potrebbero esserci scene di sesso esplicite. In copertina: particolare di una foto di Raffaella Ricci