Rosso come il sangue, bianco come la neve

2.9K 22 9
                                    

*Questo racconto era presente in un altra raccolta, lo posto qui perché è la raccolta più adatta a lui.

***


Sadau osservava sorridente il lavoro svolto; le mani imbrattate di rosso colante.

La donna era riversa sul letto, il seno prosperoso scoperto, i fianchi ben torniti e il ventre lasciato nudo dal vestito da sposa strappato e alzato in vita, gli occhi spalancati sul nulla, gli arti molli, la posa scomposta, le labbra aperte in un'ultima silenziosa richiesta d'aiuto.

Sembrava fosse stata aggredita da un animale, ferite e morsi ne ricoprivano il busto e le cosce.

Il sangue colava a macchiare il bianco candore del pizzo.

Un anno prima...

La stanza da letto era illuminata da una luce soffusa, resa tale da un foulard messo a coprire l'abat-jour sul comodino; Violante ammirava sognante il suo bellissimo vestito da sposa bianco come la neve.

Già si vedeva, tutta luccicosa e profumata per la crema glitterata al cocco e vaniglia che, con estrema cura, si sarebbe passata su tutto il corpo; avvolta nel suo meraviglioso vestito da sposa; inginocchiata ai piedi del suo amato: mentre questi la guardava adorante e le guidava il capo. Si immaginava prenderlo in bocca, le labbra rese brillanti da un rossetto rosso come il sangue, mentre con una mano stimolava la base dell'asta e con la lingua carezzava la vena in rilievo, con l'altra stringeva lievemente le sue fonti di vita e con il dito medio andava a stimolarne l'ano così da portare l'eccitazione del suo novello sposo a livelli tanto alti da dargli la sensazione di volare come Peter Pan.

Ma neanche questa visione riuscì a darle pace, non riusciva a rilassarsi, si alzò nervosa, la conversazione avuta poco prima con le sue amiche l'aveva irritata, e parecchio, era come se le altre l'avessero già bollata come la sfigata della compagnia, destinata a restare zitella a vita.

Il vestito che aveva comprato, guidata da un raptus incontrollabile, quindici mesi prima, quando aveva accompagnato la cugina a scegliere il proprio, era stato tirato fuori dalla sacca ed era appeso alla gruccia all'anta dell'armadio, proprio difronte al letto, per meglio poterlo vedere e fantasticarci su.

Quella sera però ammirare il suo sogno non portava sollievo.
Era stata a mangiare una pizza con le sue amiche prima di rientrare a casa dal lavoro e Rosita aveva subito esordito con: «Ragazze! Sono così emozionata, guardate qua?!», mostrando loro la mano sinistra e il semplice ma raffinato cerchietto di oro bianco e diamanti che ornava l'anulare.
Era stato subito un tripudio di risatine, gridolini, esclamazioni di gioia e meraviglia da parte di tutte loro.

Rosita era emozionatissima e subito aveva iniziato a parlare dei preparativi che incombevano e del poco tempo a disposizione, così come dell'enorme cifra che avrebbero dovuto investire nella festa di nozze, soldi che avrebbero dovuto sottrarre a quelli a disposizione per la scelta del vestito.

«Certo», aveva detto Manuela, «se qualcuno potesse prestarti un vestito...», guardandola, e tutte: «Sì, dai, tanto non hai ancora un fidanzato.» «Chissà quando e se... ti servirà.» «A Rosita starebbe un incanto, vero tesoro?»

Stronze, stronze all'ennesima potenza.

Se avesse potuto pur di non prestarle il suo vestito da sposa gliene avrebbe regalato uno nuovo, ma aveva già investito tre stipendi in quella meraviglia bianca fatta di tulle, seta e pizzo: non poteva assolutamente permetterselo.

Un'idea le era balzata in mente e senza pensarci: «Mi spiace», aveva esclamato Violante, «non ve l'ho ancora detto? Ho un ragazzo», aveva detto con lo sguardo sognante rivedendo quegli occhi a mandorla che l'avevano stregata e pensando a quando li aveva visti.

Due sere prima si era accostata al balcone bisognosa di sentire l'aria fresca della notte, doveva calmare quell'ansia e quella voglia insistente che le si era insinuata sotto la pelle.

Invece appena aveva socchiusa la porta finestra le erano giunti all'orecchio gemiti e sospiri, una realtà diversa dalla sua dove, ormai da tempo, a farle compagnia c'era solo il suo fedele fallo di gomma.

Aveva sentito brividi scorrerle su per la schiena, il calore l'aveva avvolta e la voglia l'aveva assalita più prepotente che mai facendole contrarre i muscoli della pancia. Una mano era salita a scoprire e racchiudere un seno, palpare e stimolare il capezzolo turgido, mentre l'altra era scesa a sollevare la leggera sottoveste per infilarsi negli slip fino ad accarezzare e consolare la sua femminilità gonfia di aspettativa da troppo tempo restata insoddisfatta.

Aveva appoggiato la fronte sul vetro in cerca di sollievo, ma il fuoco che la bruciava era dentro di lei e il fresco della notte non riusciva a sedarlo.

Alzando lo sguardo spalancò gli occhi: altri occhi la guardavano, occhi maschili truccati di nero, dal taglio tipico del Sol Levante, occhi colmi del suo stesso desiderio, forse anche in lui era stato risvegliato dai fortunati vicini di entrambi.

L'uomo sosteneva il corpo alto, dalla muscolatura asciutta e dalle spalle ampie, con una mano sul vetro mentre con l'altra stimolava e accarezza l'erezione.

Si erano guardati negli occhi e aiutati dalla luce che filtra dalla strada avevano trovato un ritmo tutto loro, avevano corso, si erano fermati, erano ripartiti, avevano rallentato e avevano galoppato insieme fino a giungere insieme al traguardo.

Avevano sorriso sereni poggiando la mano imbrattata sul vetro in un muto scambio di umori e promessa di rivedersi.

A quel ricordo un sorriso sognante era nato sulle labbra di Violante, ma delle voci l'avevano riportata alla realtà...

«Oh! Che bello!»
«Allora ce lo farai conoscere tra sette giorni precisi.»
«La sera di San Valentino.»
«Quando ci riuniremo tutti insieme.
«Per festeggiare!»

Dissero le ragazze tutte in sequenza come se fossero programmate.

E ora come avrebbe fatto?
Aveva già pensato che fossero delle stronze?
Sì, delle stronze con i controfiocchi.

Tornando a casa si era ritrovata a riflettere su cosa e come fare per uscire da quella situazione e l'unica soluzione che aveva trovata fu quella di decidere di umiliarsi e chiedere aiuto al suo nuovo vicino di casa.

Il mattino dopo si era ritrovata davanti la porta che doveva appartenere al meraviglioso uomo nipponico che era divenuto il protagonista dei suoi sogni erotici e, racimolando tutto il coraggio posseduto, aveva suonato il campanello.

Una settimana dopo...

Sadau aveva deciso in che modo l'avrebbe fatta pagare a Violante per quest'atroce serata di San in Valentino in compagnia delle tue amiche e dei loro insulsi ragazzi, ma non ora, ora la voglia di lei, che dopo una settimana da quando l'aveva trovata davanti la sua porta, non si era ancora sopita, era il suo solo pensiero.

Le stringeva il seno gonfio, girava e tirava il capezzolo racchiuso dalle dita che era diventato duro come un sassolino e al dolce dolore che provocava dava sollievo carezzando con la lingua e succhiando con le labbra.

Il membro oramai turgido e gonfio trovò rifugio nel nido caldo che Violante gli offriva spalancando le cosce.

Gli umori si fondevano al pari dei sapori mentre si udivano solo i loro ansimi.

Un anno dopo...

Sadau sobbalzò e fu distolto dall'ammirare la donna morta da due candide mani, dita affusolate e unghie smaltate di rosso cupo, che gli si erano poggiate sulle spalle.

Alito caldo gli solleticò il collo; una voce melodiosa gli mormorò all'orecchio: «È stupendo amore, però non potresti evitare di farmi morire ogni volta?» disse facendo un delizioso musetto, «stavolta hai anche rovinato il mio meraviglioso vestito!»

Sadau l'afferrò per la vita e se la posizionò in grembo: «Da quando sei tu l'ispiratrice dei miei manga porno a sfondo horror, le commissioni che mi arrivano sono raddoppiate», le sussurrò con voce già roca d'eccitazione, «è il mio lavoro, e chi meglio di te, mia musa, potrebbe essere protagonista delle mie tavole?», mentre parlava mordicchiava il collo e ridisegnava il corpo nudo di Violante con dita intinte nel rosso scarlatto... rosso come la passione.

A Mor Si Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora