Il lago era enorme con una vegetazione lussureggiante in alcuni punti, brullo in altri, con conformazioni rocciose e grotte su altre ancora. Loro ora erano in una insenatura riparata da un costone, di quella che sembrava arenaria, e che era a tutti gli effetti una piccola spiaggia protetta da sguardi indiscreti, anche da chi lo solcava in barca, da una barriera di scogli a circa trecento metri dalla costa. L'acqua era limpida e non melmosa, come nella maggioranza dei laghi, grazie al fondo fatto di piccoli ciottoli, proprio come la spiaggia.
Freja e Lucas erano stati lasciati a godersi il posto con due bicchieri di un cocktail locale fatto con un latte, che sembrava vegetale, aromatizzato con spezie che non riuscivano ad identificare, ma era delizioso e rinfrescante.
Decisero di farsi un bagno in quell'acqua invitante e iniziarono a giocare come bambini, schizzandosi, usando il corpo uno dell'altro come trampolino per i tuffi e passando, in immersione, tra le cosce spalancate del partner. Fino a che la lotta giocosa non si trasformò in tocchi e baci audaci.
Tornarono alle loro sdraio accaldati e frementi di eccitazione. I bicchieri del cocktail al latte di nuovo pieni erano lì, pronti, per lenire il calore crescente, invitanti e seducenti, con il loro bianco che risplendeva come neve al sole di metà mattino.
Le mani che spalmavano la protezione solare erano, sia tentate che tentazione nel voler dare e nel voler ricevere di più. L'aria era satura di profumi e un leggero vento, che leniva i raggi solari, faceva partecipare la natura stessa al piacere e alla frustrazione del non potersi possedere. Quando un barlume di lucidità fece capolino nelle loro menti annebbiate, si accorsero di altre voci, oltre ai loro sussurri, che gli ricordarono la presenza di altre coppie, e ciò li convinse che era meglio tornare in camera.
Lungo il tragitto non riuscirono a non toccarsi, a non baciarsi. Provavano una smania mai provata prima, la vista era annebbiata dal verde lussureggiante, dai rumori accentuati che i sensi, in estrema allerta nel cogliere i segnali della persona amata, non riuscivano a non percepire. Battiti d'ali, colori brillanti, odori inebrianti, anche una foglia che sfiorava l'epidermide, era fonte di sfregamento di cosce fra di loro per lenire la smania incontrollata.
L'atrio era un sottobosco in penombra, come l'accesso a una radura. Il corridoio, un sentiero protetto da foglie e rami intrecciati. Il pavimento, una coltre di foglie e fiori. Appena chiusa la porta della stanza Lucas bloccò la moglie sulla porta. Aveva urgenza di possederla come non mai. Fece scorrere la lingua lungo i seni, le mani a denudarli e a carezzarne i contorni fino ad afferrare tra le dita i capezzoli e a tirarli, prima di accoglierli in bocca. Non era più un uomo, ma un rettile. Si sentiva come un serpente, voleva strisciare sul corpo di Freja, avvolgerlo in spire in modo da sentirne ogni parte a contatto con il suo.
Il corpo bianco di lei aveva il sapore e l'odore inebriante del cocktail bevuto in spiaggia. Le frange del copriletto erano rivali, serpenti che anelavano al possesso del ventre della moglie. L'avvolgevano, carezzavano, le strisciavano sensuali sull'epidermide lucida di sudore, si insinuavano tra le labbra carnose, diventavano tutt'uno con i capelli aperti intorno al capo e si intrecciavano con i ricci della sua femminilità. Lei si agitava a quei tocchi. Sospiri, gemiti e urla di piacere, che non riusciva più a controllare, le uscivano prepotenti dalla gola riarsa.
Lucas era eccitato oltre misura alla vista della moglie posseduta da un nugulo di serpenti striscianti. Non riusciva più a resistere al desiderio smodato che aveva del calore di quel corpo perfetto per scaldare il suo che sentiva improvvisamente freddo. Voleva essere l'ultimo a possederla, a marchiarla, a invaderla con il suo seme. Aveva un bisogno, più che fisico, dei seni e dei glutei di Freja per bloccare il suo, ora così liscio e scivoloso. Voleva saggiare con la sua lingua biforcuta ogni parte di lei ed invadere contemporaneamente i suoi due caldi nidi.
Freja fu scossa da spasmi incontrollati, figli di un orgasmo che mai prima aveva provato. Lucas sentiva di possederla, finalmente completamente, con entrambi i suoi peni, e mentre con le squame stimolava il suo centro nevralgico, lei saziava le sue fauci con il corpo del marito, in una danza di amore, morte e rigenerazione. Rosso sangue che si fondeva con bianco latteo sperma.
Era sera ormai quando spalancò gli occhi sconvolto e si precipitò in bagno a vomitare. L'incubo di essere stato un serpente mentre faceva l'amore con la moglie, e di lei che lo divorava, mentre ancora erano entrambi persi nell'orgasmo, ben vivido negli occhi e nella mente.
Freja sul letto si stiracchiò stanca e soddisfatta come mai era stata.
***
Questa è la prima stesura, non ridimensionata, di una delle scene dark-hot dell'Horror "La genesi di Shmatra", racconto scritto a sei mani con deliartemisia ed ElegantStorkPubblicherò anche le altre due scene in versione integrale, ma se davvero volete provare un vero brivido di terrore, misto a uno d'eccezione, vi consiglio di leggere l'intero racconto.
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A Mor Si
RomanceRacconti o pillole di vita condite d'erotismo. Saranno presenti anche collaborazioni. Potrebbero esserci scene di sesso esplicite. In copertina: particolare di una foto di Raffaella Ricci