CHAMBRE PARADISE

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Racconto partecipante al Contest: Passione de Ténèbre del Team_noir

1. Stanza n. 1
CHAMBRE PARADISE
Un unico argomento, due sviluppi differenti, potrete leggere l'altro sull'account di monicapit

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Amore non pensi che guardare le stelle da qui sia un'esperienza quasi mistica?

***
Eccomi qui pronto per te con la mia moto, non come quella volta che ero venuto a prenderti con la vespa che avevo fregato a mio padre, ma stringiti ancora a me come allora, come al nostro primo appuntamento.

Ricordi? Era in estate, tu sembravi un angelo di bianco vestita, anche se un po' instabile sui tacchi che indossavi per la prima volta.

Ed io, io con il vestito buono del matrimonio di mio fratello, che sudavo più per il calore che mi trasmetteva il tuo stringerti a me che per il sole di giugno.

Ricordi? Anche quel giorno era un solstizio, ma quello d'estate.

Quanti anni sono passati? Pochi, molti, non importa, per me sono volati e ogni volta che ti guardo mi sembri più bella, quei ragazzini si sono trasformati in adulti, ma lo sguardo che ci scambiamo è rimasto immutato.

Ed ora eccoci qui, nella notte più lunga, quella che sarà la nostra notte. Il solstizio d'inverno resterà per sempre nei nostri cuori, come "La notte".

Ti starai chiedendo perché ti conduco per mano lungo il sentiero tra il querceto che appartiene alla mia famiglia, fino ad una piccola radura.

Guardi ciò che ti trovi dinanzi e poi rivolgi su di me il tuo sguardo stupito.

Stringo la tua mano delicata nella mia grande, callosa e sempre con le unghie macchiate dall'olio dei motori che riparo. So che non comprendi, ma io non so esprimermi a parole, preferisco che i fatti parlino per me.

Ti conduco fino al centro del prato coperto da un leggero nevischio, attraverso il velo di organza bianco si intravede una pedana in legno con su un letto in ferro battuto, quello che era di mia nonna, con le lenzuola grigio perla - so che ami il rosa, ma scusami amore, proprio non riesco a farmi piacere il colore - una poltrona, due sedie e un tavolino apparecchiato per due.

Sei emozionata mentre tremante scosti la tenda per entrare, il tuo sorriso illumina la notte e un sottile velo ci separa dalle stelle su di noi.

Il calore e la luce soffusa emanati dai due camini a fungo ci avvolgono, e il profumo delicato dell'erica selvatica ci riempie i polmoni.

Mentre ti aiuto a liberarti del giaccone invernale, ricopro il tuo collo lungo e sottile, scoperto dai capelli racchiusi in uno chignon, di baci dalla nuca alla spalla fino a risalire mordicchiando l'orecchio, e ti spingo per i fianchi per farti accomodare su una delle sedie al tavolo.

La cena, al lume di candela, che avevo portato con me nello zaino, è stata apprezzata, ma il cibo migliore è stato quello che ho gustato su di te; il dessert più buono il tuo miele che mi colava sul mento e mai vino fu più delizioso di quello che formava rivoli sinuosi lungo il tuo corpo che assetato rincorrevo per abbeverarmi.

Leggero sentire
il sonno risveglia.

Un sorriso mi affiora sulle labbra al leggero solletico che mi ha distolto dal sonno profondo in cui ero cascato.

Averti per tutta la notte è stato idilliaco. Il tuo corpo candido e minuto sotto le mie mani grandi. Sentirti gemere e urlare il mio nome più e più volte, un sogno che si realizzava.

Il vestito di lana che ti cadeva ai piedi, il seno scoperto che riempiva in modo perfetto i palmi, il rosa dei tuoi capezzoli che diventava scuro al mio tocco, la loro morbidezza che si faceva sasso ai miei baci.

Titillamento che sul corpo scorre.

Vuoi ancora giocare? Cos'è che fai scorrere sul mio corpo? È leggera e sembra formata di piume.

Ti piace il solletico e sperimentare.
Il suono cristallino della tua risata, felice ai miei grattini sulla schiena nuda, lungo la spina dorsale, fino a giungere alle tue rotondità che con giocosi morsi ho scoperto, è impressa nelle mie orecchie.

Il collo lambisce.
Il petto disegna.

Avevi detto che avresti ricambiato con la stessa moneta il mio voler provare con te giochi bondage.

Che meravigliosa visione era vederti piegata con il sedere in aria, il ventre poggiato sulla spalliera della poltrona, i polsi legati ai braccioli, il capo riverso in avanti con i capelli a sfiorare il pavimento con le solo punte dei piedi a terra e le lunghe gambe aperte.
La tua femminilità esposta al mio tocco, ai miei baci e mentre le tue orecchie erano piene di "Toi et Moi" dei Paradis le mie si beavano dei tuoi gemiti.

Il ventre colora di piccoli sorrisi.
I fianchi eccita.

Ti stai divertendo, vero? Stai man mano scoprendo i miei punti deboli, e ti eccita detenere il potere.

Il silenzio mi avvolge, come avvolgeva te questa notte. Come avvolge noi quando per me parlano interminabili silenzi.
Silenzi che tu vorresti sempre interpretare e di cui vorresti i sottotitoli, ma che parlano chiaro e che se li ascoltassi ti farebbero saltare il cuore a cento, come a cento all'ora mandavo la vespa per venite da te.

Come a cento all'ora andavano all'unisono le nostre anime mentre non c'era un me in te o un te che accoglievi me, ma solo un po' di te e di me a formare un noi.
Come quando ti ho slegata e adagiata sul letto, l'oro del copriletto a farti da raggi.
Tu il sole e io falena a rincorrerti e penetrarti, finché in te e per te morire era esplosione di stelle per entrambi.

Le cosce un limite sono,
scroscio di cascata
la forzata allegria.

Ecco, hai trovato il mio punto debole e mentre non riesco più a trattenere le risa, la tua bocca è per me sollievo, mi baci, mi accogli, la tua lingua mi percorre, i tuoi denti mi stimolano e io divento marmo solo per te mentre il riso diviene sospiro e gemito.

Ribellarmi non posso.
Nera è la benda:
lega gli arti,
nega la vista.

Ma chi vuole ribellarsi? Io di certo, no. Qui, io sotto di te, dove non si vede il mondo e il tempo non conta, l'uno contro l'altro, noi saremo altro.

La tua calda bocca sale su me, abbandonando quella parte di me e i miei fianchi scattando in avanti ancora la cercano. La tua lingua gusta, le tue labbra suggono, i tuoi denti graffiano leggermente. Le tue mani tastano e carezzano, percorrono e risalgono lungo il mio corpo fino ad arrivare alla mia bocca e mi permetti di catturare le tue dita e mentre la tua lingua si sostituisce a queste ci fai diventare un'unica cosa e inizi a danzare e a muoverti come onda della risacca.

Quando le onde divengono impetuose e la spinta verso l'alto accelera, mi liberi mani e occhi, così che io possa il mare intrappolare e della sabbia nei tuoi occhi, che da dorata diventa lucida di piacere, bearmi.

***
Ed ora mentre guardiamo le stelle, abbracciati attraverso il tetto non tetto, dalla nostra Chambre Paradise mi chiedi qual è il mio sogno, cos'è che voglio, io vorrei solo che le nostre essenze si fondessero e fossero una: un po' di te e un po' di me proprio come questa notte.

Difficile? Certo lo so, ma dovessi impiegarci una vita ci proverò, e tu? Tu ci proverai? Il tuo sorriso, mentre ti fai infilare all'anulare la veretta di oro bianco e diamanti, dice di sì.

A Mor Si Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora