Capitolo 4

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//Margot

La mattina successiva mi sveglio con una strana sensazione addosso.

Mi volto verso Michael che, accanto a me, dorme tranquillamente con una mano nascosta sotto al cuscino e l'altra sopra di me.

La sposto delicatamente e mi alzo.

Ho fame e se non richiamo i miei genitori rischio di ritrovarmi una squadra di agenti in casa.
Ripesco il cellulare tra i cuscini del divano e lo accendo.

Altri messaggi, soprattutto da "amici" che chiedono di Tracy, a quanto pare la notizia si è già diffusa.

Apro solo quello di Scott, il fratello di Tracy che mi comunica il luogo e l'ora del funerale: "domani mattina alle 11, alla Snt.Suris".
Poi chiamo mio padre.

Uno, due, tre, quattro quilli.

Risponde.

-Finalmente hai deciso di farti viva- esclama seccamente

-Buongiorno papà- rispondo

Tentenna leggermente e si schiarisce la voce.

-Mi dispiace...per Tracy- mormora

-Già, anche a me-

-Passa da me in studio fra un paio di ore- intima

-Ti serve qualcosa?- chiedo

-No, ma forse serve a te, prima passa da tua madre-

Non mi da tempo di replicare, riattacca.

Rimangio un'imprecazione e mi rifugio in cucina dove Nancy sta preparando qualcosa.

-Tesoro- mormora guardandomi con gli occhi lucidi

Mi sforzo di sorriderle e in pochi secondi mi ritrovo stretta tra le sue braccia.

La stringo a mia volta.

-Mi dispiace così tanto Mò- sussurra quel soprannome ridicolo che mi ha affibbiato fin dal primo giorno con un tale affetto che sono quasi tentata di piangere.

Quasi.

-Vedrai, si risolverà tutto- mi lascia una carezza sul viso e si affretta a cuocere i pancakes, che posa su due piatti.

-Sciroppo d'acero?- mi chiede

Annuisco e me li serve.

-Per Michael marmellata di pesche giusto?-
-Sì-

-Te ne lascio qualcuno in avanzo, nel caso ti andassero. Io adesso vado- dice

Dopo avermi salutata esce silenziosamente dalla porta.

Mi verso un bicchiere di succo all'arancia ma prima che possa spostarmi sul terrazzo suona il campanello.

-Ma porca troia- borbotto

Guardo nello schermo accanto alla porta e alzo gli occhi al cielo quando riconosco quell'impiastro di poliziotto.


//Nathan

Spalanca la porta di scatto.

I capelli biondi e scompigliati incorniciano il suo bel visetto infastidito.

-Le mancavo?- mi domanda incrociando le braccia al petto

Mi costringo a distogliere lo sguardo dall'orlo della larga maglia che indossa, non abbastanza lunga però.

-Possiamo parlare?- le chiedo

Alza gli occhi al cielo e sembra quasi tenera, se non fosse per i suoi occhioni castani che mi fissano come se mi volesse staccare le palle.

-Le hanno mai detto che è fastidioso?- insiste facendosi però da parte e lasciandomi entrare.

E' un bell'attico, con un salotto con una magnifica vista e una cucina open space di un grigio scuro.

-Un paio di volte- ammetto guardandola con un sorriso

-Non abbastanza- borbotta per poi indicarmi il tavolo su cui sono posati un piatto con dei deliziosi pancakes e un bicchiere di succo.

Mi rendo conto di non aver fatto colazione quando sento un borbottio provenire dal mio stomaco.
Lo camuffo tossendo ma lei sembra accorgersene.

Si lascia andare ad una risatina deliziosa e cammina lentamente verso la sua cucina.

Non guardarle il sedere Nathan, mi impongo, ma fallisco.

Sarebbe certamente una morte dolce.

-Ha fame signor Johnson?- mi chiede voltandosi e guardandomi ammiccante

Sì, decisamente, ma non solo di pancakes.

-Mi sta offrendo la colazione signorina Addens?- replico

Assottiglia lo sguardo e sorride.

-Forse- mormora

-Allora accetto volentieri-

Sorride e si sporge per prendere un piatto, ci posa sopra quelle delizie e si volta nuovamente nella mia direzione.

-Sciroppo d'acero, marmellata?- propone

-Sciroppo d'acero-

Annuisce e ne versa un po' sulla mia colazione. Ho l'acquolina in bocca.

Mi passa il piatto e la ringrazio con un mezzo sorriso, dopo di che riempie anche il mio bicchiere e si siede davanti a me.

-Voleva parlarmi?- chiede portandosi un pezzo di pancake in bocca. Annuisco.

-Volevo maggiori informazioni su..-

-Margot!- una voce maschile proveniente da quella che credo sia la sua stanza mi interrompe

Pochi secondi e Michael Hitchinson si staglia sulla soglia della porta, mezzo nudo tra l'altro.
Guardo Margot, ma nessuna emozione traspare sul suo volto, come sempre.

-Agente Johnson- borbotta lui guardandomi e avanzando

Gli faccio un cenno.

-Ti sei dato al nudismo Michael?- gli domanda lei continuando a mangiare con nonchalance

-Potrei mon chére- replica sorridendole per poi sfregarsi le mani ignorandomi completamente -dove sono i miei pancakes?-

Lei gli indica un piatto sul bancone della cucina e l'altro ci si fionda, per poi sedersi accanto a lei.
-Dicevamo?- mi chiede lei

Alterno lo sguardo da lui a lei, che continua a fissarmi con gli occhi leggermente assonnati.

-Dovrei parlarle in privato signorina Addens- le dico finendo il cibo che ho nel piatto

Guarda lo schermo del telefono.

-In realtà dovrei andare da mio padre adesso- dice
-La accompagno- propongo velocemente nella speranza che l'altro se ne rimanga a cuccia.

La vedo tentennare, dopo di che annuisce.

-Vado a farmi una doccia veloce e andiamo- dice per poi alzarsi

-Ti ha chiamato lui?- le domanda Michael

Lei lo guarda e annuisce mordendosi il labbro inferiore.

Lui le sorride e le carezza un fianco.

Mi sento decisamente di troppo e inizio a pensare che mi abbia detto una stronzata nell'averlo definito solo come un amico.

-La aspetto qui- le dico

-Mi dia del tu- sogghigna

-D'accordo Margot, ti aspetto qui-

Sorride ancora e sparisce dietro la porta della sua stanza.

L'impiastro si schiarisce la voce e mi guarda.

Che palle.

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