Capitolo 12

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//Margot

-Com'è che si chiama questo agente che vi deve interrogare?- chiede Luke dai sedili posteriori

Il suo divertimento, in questa faccenda, mi innervosisce.

-Nathan Johnson- ripete Michael sbuffando accanto a me

Quando arriviamo in centrale ed entriamo Luke si abbassa verso il mio orecchio.

-Eccitante- mormora

-Smettila- ringhio infastidita di rimando

Potrei ucciderlo con le mie stesse mani.

Nathan ci viene incontro con lo sguardo che saetta tra me e Luke e non posso fare a meno di sentirmi in colpa.

Per cosa? Non siamo niente io e lui, mi ha ignorata per un mese e quando si fa vivo pretende che sia tutto uguale a prima.

Ma prima cosa c'era? Nulla.

Metto a tacere la mia coscienza mentre Nathan ci fa cenno di sederci in sala d'attesa.

-Vieni con me- intima a Michael e senza degnarmi di uno sguardo se ne va.

Sbuffo mentre Luke allunga il collo per vedere oltre la porta.

-E' davvero fuori di testa questo posto. Come nei film-

-Luke non è un cazzo di gioco- sbotto

Mi guarda e si siede accanto a me toccandomi la gamba con una mano.

-Andrà tutto bene, non essere nervosa- mormora e mi sento una vera merda

-Non è questo Luke- sospiro -è che...-

Mi blocco.

Il primo pensiero che mi salta alla mente è che se la chiudo adesso potrebbe deporre contro di me.

Le lacrime mi salgono aglio occhi.

Sono una merda.

-Devo andare in bagno- dico e mi alzo in fretta

Una volta entrata chiudo la porta a chiave e chiudo gli occhi.

Devo calmarmi.

Non è momento, Margot.

Cosa farebbe papà? Scuoto la testa.Non ci devo pensare.

Riesco quasi a sentire la mia coscienza sussurrarmi che sono un'egoista, un'approfittatrice, una stronza, meschina e arrogante.

-Smettila- mormoro

Non so quanto tempo rimanga in bagno, con le gambe tremanti, gli occhi chiusi e il respiro corto, ma un leggero bussare mi riporta alla realtà.

Mi schiarisco la voce.

-Sì?-

-Margot?- la voce di Michael è come balsamo per le mie orecchie

Sospiro e stampandomi un sorriso in faccia apro, ritrovandomelo davanti preoccupato.

-Tutto apposto?- chiede a bassa voce accarezzandomi la guancia

Annuisco.

-Nathan vuole parlare con te- dice

-Certo- mormoro e lo sorpasso

Nathan è sulla soglia della porta della sala d'attesa e mi guarda con le braccia incrociate al petto.

Mi scruta leggermente dopo di che mi fa cenno di seguirlo con la testa.

Ci sediamo nel solito ufficio e sento come un déjà-vu

Sospira.

-Stai bene?- chiede poi assottigliando gli occhi

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