Capitolo 14

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//Margot

-Sono contenta di averti rivista- mormora Jenna sorridendomi dall'altra parte della scrivania

-Ne avevo bisogno- rispondo alzandomi

-Ci rivediamo la...prossima settimana?- chiede lei controllando la sua agenda

-Certo. Ti faccio sapere quando sono libera- le dico

Lei annuisce e dopo averla salutata esco con un peso un po' più leggero sul petto.

-E' brava?- la sala d'aspetto è vuota, tranne per una ragazza seduta con le gambe accavallate

La guardo mentre mi fissa con gli occhi azzurri spalancati, messi in rilievo dalle spesse lenti degli occhiali.

Non mi lascia rispondere perché si alza e sorride.

-E' la mia prima volta e non sono pratica-

-Suppongo di si- le dico

-Io sono Valya- mi porge la mano e la stringo di buon grado

Mi piace.

-Margot Addens-

-Margot Addens?- chiede spalancando leggermente la bocca

-Sono famosa?-

-Diciamo che mio padre non è un fan della tua famiglia- mormora in imbarazzo

Rido.

-Lo capisco bene-

-Valya?- la richiama Jenna affacciandosi alla porta

-Oh si certo arrivo- dice frettolosamente -spero di rivederti Margot-

Le sorrido mentre scompare nello studio della psicologa di fiducia.

Lo spero anche io.

Appena entro nella mia auto il cellulare inizia a suonare.

Numero sconosciuto.

-Pronto?-

-Ieri non mi hai risposto- riconosco la voce di Nathan che si lamenta con tono capriccioso

Uh.

-Abbiamo raggiunto questo livello di confidenza?- domando leggermente divertita

Balbetta qualcosa e scoppio a ridere.

-Stavo scherzando agente. Hai bisogno di qualcosa?- gli chiedo

Sbuffa.

-In realtà sì, c'è la lista di invitati alla festa da analizzare-

-Non vedo l'ora!-

-Davvero?- chiede titubante

-No. Però ho deciso di concederti l'onore della mia presenza- dico

Ridacchia.

-Facciamo a casa mia?- chiede -se vuoi..-

-Dammi l'indirizzo-

20 minuti più tardi mi trovo davanti ad un alto palazzo in mattoni.

Trovo un parcheggio non molto distante, ma abbastanza perché la pioggia scrosciante mi bagni completamente prima di arrivare dentro.

Salgo con l'ascensore al quinto piano tentando invano di sistemarmi.

E' solo l'agente Nathan, mi dice una vocina nella testa.

Appunto, replica un'altra.

Quando busso alla porta sento uno scalpiccio, un forte rumore e un'imprecazione, subito dopo la porta si spalanca.

E' Matthew, il coinquilino di Nathan.

Sorride ampiamente, tanto da risultare inquietante.

-La bionda!- esclama aprendo le braccia prima di avvicinarsi e scoccarmi un bacio sulla guancia
-Ed è pure bagnata- continua osservandomi

-Sei astuto, complimenti- gli dico dandogli una pacca sulla spalla e sorpassandolo
Nathan spunta dalla cucina con uno sguardo omicida rivolto al suo amico.

Mentre lui fulmina Matthew io lo osservo nella sua tenuta casalinga: un pantalone morbido di una tuta e una maglietta bianca.

Non c'è che dire. E' bello come il sole.

-Non avevi un'appuntamento?- gli domanda

Matthew ride.

-Me ne vado subito, non vi disturbo. Ciao bionda- strizza l'occhio nella mia direzione e sparisce

Nathan borbotta qualcosa prima di guardarmi.

Inclina la testa.

-Sei davvero bagnata- commenta con un sorrisetto

-In questo appartamento spiccate per la furbizia- replico

Lui ride.

-Ti do qualcosa per cambiarti?-

Faccio una smorfia.

-Niente vestiti di ex o di avventure da una notte-

Lui mi sorride e mi da le spalle dirigendosi verso una stanza.

-Non potrei mai, non con te-

Sussulto mentre il cuore minaccia di esplodermi nel petto.

Datti una calmata Margot.





//Nathan

Mi do mentalmente dell'idiota mentre tiro fuori dall'armadi una felpa e un paio di pantaloncini sportivi che mi vanno piccoli.

Non con te.

Cristo, potevo dirle direttamente che quando è entrata mi è preso un colpo, che l'avrei spogliata in salotto e ci avrei fatto l'amore tutto il giorno.

Idiota.

Quando torno in soggiorno trovo la sua borsa sul divano e lei, in piedi, che guarda le foto su una mensola.

Sorrido e quando si accorge di me ne indica una in particolare.

-E' tua sorella?- chiede

Annuisco.

-E' davvero bella- commenta con un sorriso

Vorrei risponderle ma il pensiero di lei con la mia famiglia mi sommerge già la testa.

E' talmente reale da farmi mancare il respiro.

Sono una causa persa.

Meraviglioso.

-Vai pure a cambiarti in bagno- le indico la porta passandole i vestiti

Quando passo davanti allo specchio all'ingresso mi guardo.

Non fare stronzate.

E sistemati quella moffetta morta che hai in testa.

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