-Si dice che esista un pianeta, simile al nostro, chiamato Terra sul quale possiamo trovare un regno detto Giappone. Sulle montagne di questo regno ci sono delle grandi uova da dove nascono creature magiche e malvagie: i tengu. Secondo le leggende, gli abitanti rappresentano questi esseri con sembianze di uccelli umanoidi: sono come degli uomini con le ali e a volte anche un becco o un lungo naso che lo ricorda, con la pelle rossa come i diavoli e gli artigli lunghi, come quelli di un'aquila.-
Mentre raccontava, Lilly enfatizzava molto la narrazione facendo le vocine, in questo caso vocione, e gesticolando in modo da imitare le aquile.
-Questi... cosi...- continuò incerta la ragazza - possono trasformarsi in animali, teletrasportarsi e se vogliono, anche ucciderti! Hanno un carattere intollerante, per quello che sappiamo, la loro cattiveria li porta a fare scherzi di poco gusto a quei poveretti che capitano sotto i loro occhi. Si crede anche che siano esperti nelle arti del combattimento e che i giovani a volte si arrampicano sulle montagne per impararle da loro, rischiando la vita. I tengu sono vestiti come degli antichi soldati giapponesi e ... beh ragazze, non so se farvi vedere il disegno, sembrano dei veri mostri...-
-Mi fanno paura.- esclamò Moon
-A me no, io sono grande! Tranquilla, ci sono io- disse Meredith alla piccola cugina cercando di confortarla.
-Oh, non penso che verranno da te, tesoro- aggiunse Heilyn (per gli amici e noi Lilly), abbastanza grande da essere "l'adulta" della situazione.
Nonostante avesse molti più anni di entrambe, a Heilyn piaceva passare il tempo con le piccolette del castello. Meredith, detta Didi, era sua cugina di nove anni: non somigliava molto al padre Cesare, il consigliere non ché fratello de re, probabilmente starebbe stata la copia della madre, scomparsa nel nulla qualche anno prima. Didi aveva i capelli rossi e molto lunghi, che teneva spesso sciolti ad incorniciare il viso lentigginoso. Due occhi azzurri le illuminavano il volto un po' paffutello, con un nasino piccolo e delle labbra rosse, quasi avesse il rossetto.
Moon invece, che in una lingua da noi ben conosciuta, ma forse non da loro, significa "Luna", sembrava identica al re Victorius, non per niente era sua figlia: era la sorellina di quattro anni di Heilyn ed era una vera combina guai! Faceva di tutto per farle impazzire, sia la badante che Lilly. Come ho detto, somigliava tantissimo al padre con gli stessi capelli ricchi castani, gli stessi occhi scuri e malandrini, lo stesso viso rotondo. Anche di carattere non erano poi così differenti, ad entrambi piaceva fare scherzi, travestirsi, andare a cavallo e soprattutto far disperare la regina. O forse era il re ad essere un po' infantile.
-No ti prego! Così non riesco a dormire!- esclamò la sorellina
-A proposito, è tardi. Andiamo, vi accompagno nelle vostre stanze-
-Va bene- sbadigliò la piccola Moon e Heilyn accompagnò le bambine finalmente fuori dalla sua camera.
-No!-
-Ma signore...-
-No, non voglio discussioni su questo punto, Tavish.-
Delle urla spezzarono la quiete in cui giaceva l'intero castello, urla non troppo difficili da riconoscere in quel silenzio.
-Lilly, ma è papà che grida?- precisò Didi.
La ragazza non ne era certa ma sembrava proprio la voce del consigliere del re e in quei brevi attimi di distrazione, Meredith entrò di prepotenza nella stanza.
-Papà, perché stai gridando?- domandò ingenuamente la bambina.
-Zio! Che fate tutti qui?- disse la piccola Moon
-Tesoro stiamo solo parlando di cose da grandi.- (che giustificazione creativa, Signor Consigliere!) - È tardi, non dovreste già essere a letto?- chiese con un tono dolce ma un po' infastidito,
-Lilly ci stava raccontando una storia- rispose Didi mentre la ragazza imbarazzata stava sul ciglio della porta.
-Hey ragazze! Che fate qui! Non potete entrare, scusaci zio, le stavo portando a dormire. Scusateci ancora e buona serata.-
Heilyn chiuse la pesante porta dietro di sé e si affrettò ad accompagnarle e ritornare sul suo letto.
Fu una notte abbastanza serena, dormirono tutti tranquillamente.
Fu l'ultima notte del genere.
-Buongiorno regno!-
Il mattino seguente sembrava preannunciarsi una giornata magnifica. Il sole splendeva riscaldando il fresco venticello primaverile, un profumo di pane appena sfornato e biscotti al cioccolato inebriava l'aria e le urla di Moon erano una perfetta sveglia per Heilyn.
-Lilly!-
Non appena la ragazza aprì la porta, si ritrovò la sua faccia sulla gamba, mise a fuoco e diede un bacio sulla guancia alla sorellina, troppo eccitata per essere una giornata normale.
-Forza andiamo! Andiamo a fare colazione dai, vieni dai!-
-Un attimo, fammi almeno vestire-
-Va bene, ma fai in fretta!-
Si, domani sarebbe stato finalmente il sedicesimo compleanno di Heilyn e dovevano iniziare i preparativi, dalla tovaglia al vestito, dai fiori da esporre ai piatti da far cucinare. Erano stati invitati tutti i familiari, gli amici di Lilly e i regnanti vicini più fedeli, se n'era occupata sua madre Astrid.
Domani sarebbe stato un giorno speciale: l'età per essere libera. Lilly poteva finalmente essere considerata "grande".
Ma cosa avrebbe fatto ora che non era più una bambina ma neanche un'adulta? Si sarebbe sposata, come fece la madre? Era abbastanza grande per farlo, ma sapeva anche che non era pronta. E poi i suoi genitori non avrebbero approvato Cedric, non era mica un principe, solo il figlio del fabbro... ma era bellissimo! Ma decisamente no, non era il momento di sposarsi.
Poteva viaggiare per tutto il mondo, vedere posti nuovi e paesaggi stupendi, ma le sarebbe mancata la sua casa e la sua famiglia.
C'era una cosa però che Lilly aveva sempre voluto fare e adesso poteva: imparare la magia. Certo, poteva essere pericoloso, certo, c'erano possibilità che non ci sarebbe riuscita, certo, poteva finire uccisa... ma voleva provarci comunque.
-Ecco, si. Chiederò questo a mio padre.-
Lilly era convinta che ce l'avrebbe fatta e mentre entrava felice e determinata nella sala da pranzo, incrociò lo sguardo della madre. Vacillò.
-Mamma, che succede?- chiese preoccupata. In quel momento non poteva saperlo, ma più avanti Lilly avrebbe colto il significato di quella terribile espressione.
STAI LEGGENDO
La corona del re [in pausa]
FantasyEra normale per un demone pensare quella semplice cosa: umani uccidono demoni, demoni uccidono umani, ovvio no? No, per niente. Perché non sono tutti uguali, né demoni né umani. Lilly, ora ha sedici anni e, pronta o no, dovrà affrontare un viaggio...