Era tardi, molto tardi, ma Lilly non riusciva a dormire: era nervosa. Pensava al giorno seguente, sarebbe stato un grande giorno sia per qualcosa di bello sia purtroppo anche per qualcosa di brutto. Raggiungere la maggiore età il giorno in cui sarebbe stato ucciso il padre non era ciò che la preoccupava di più, ma il fatto che avrebbe dovuto abbandonarlo nel momento in cui lui aveva più bisogno per salvare il regno.
Alla fine la ragazza si addormentò pacificamente. Finalmente quel giorno era trascorso, tra brusche variazioni di umore ed emozioni contrastanti.
Quando si svegliò sembrava quasi ora di pranzo, evidentemente era più stanca di quanto sembrasse.
Mentre apriva gli occhi sentiva delle voci familiari e dei strani movimenti sul letto, poi tintinnii di argenteria e Alyss, la badante vicino a lei.
-Forza ragazze, lasciatela un attimo in pace! Facciamole fare colazione, dai. -
Alyss le aveva gentilmente portato un vassoio pieno di prelibatezze in occasione del suo compleanno, c'erano anche i biscotti ai mirtilli di sua madre, i suoi preferiti. Lilly aveva già capito cos'erano quei movimenti strani e non era lei a farli ma le due bambine: Meredith e Moon. Quelle pestifere stavano liberamente saltellando sul letto di Lilly cercando di svegliarla.
《Mai che possa dormire in pace come le persone normali!》
-Ti muovi! Ancora che dormi!-
-Ma quanto dormi Lilly!-
-Alzati!- urlarono in coro accompagnate da un verso infastidito della ragazza.
-Ma che animale era?-
-Il drago che non riesce a dormire- rispose assonnata.
-Non sapevo che sei un drago!- disse sorpresa Moon,
-Che fossi...- la corresse Lilly - e poi non sono... ah lasciamo perdere. -
Heilyn si mise a sedere e fissò le bambine.
-Cosa volete?- alzò un sopracciglio,
-Ma come? Oggi è il tuo compleanno, non te lo ricordi?-
-Certo che si piccola Moon, pensavo che steste facendo colazione di là in sala da pranzo. Non avevo contato il fatto che ovviamente sareste venute qui.-
-Ok va bene finiscila con queste parole da grandi e mangia!- rispose innocentemente la bambina.
Fatto colazione e vestitasi, Lilly stava preparando la borsa con le cose da portare. Per primo il libro degli incantesimi che una volta le aveva regalato il signor Varnèl, essenziale adesso più che mai. Sulla scrivania vide la mappa del castello che aveva disegnato e le venne un'idea, forse un po' pericolosa, ma lei si fidava. Allora Lilly andò dalla cuginetta per raccontarle quello che aveva pensato poco prima e ottenne la sua approvazione, non che ci fossero dubbi a riguardo.
《Didi potrebbe accompagnarmi nel viaggio, ovviamente lei non saprà del vero scopo, sarà solo una caccia al tesoro. C'è solo una cosa che non ho ben capito...》
Heilyn cercò di ricordare cosa le disse il vecchio stregone a proposito di questo "tesoro" da trovare: risaliva al tempo della Grande Guerra, un periodo di scontri continui tra umani, angeli, elfi stregoni e demoni. Per la maggior parte fu colpa degli umani ma gli stregoni presero l'occasione per conquistare le terre più ricche e assoggettare i regnanti più ostili verso la loro specie. C'erano già dei conflitti tra tutte queste creature ma gli umani erano più sensibili agli attacchi, così quando il Regno di Grankall venne assalito da una tribù di demoni, fu come la goccia che fece traboccare il vaso e la guerra coinvolse presto ognuno, giovani e anziani, colpevoli e innocenti, governatori e semplici contadini. Alcuni dicono che quella tribù era abbastanza pacifica ma evidentemente non ne poteva più delle persecuzioni delle creature magiche da parte degli umani, così il loro capo decise di assalire quel Regno guidato proprio da un vecchio dittatore tradizionalista che aveva sempre condannato l'esistenza delle altre creature, definendo la specie umana come "l'unica degna di esistere" . Questi era la causa di tanta sofferenza, allora i demoni vollero far soffrire anche lui: saccheggiarono il castello, uccisero senza pietà la moglie e il figlio davanti ai suoi occhi, poi fecero crudelmente suicidare il re con le sue stesse mani e presero la pietra mistica che donava potere. Forse era stata quella pietra tanto misteriosa a influenzare il comportamento e la conseguente avversione del dittatore, che un tempo era solo un principe coraggioso e ribelle. La guerra durò per molto tempo e la pietra passò da un regno all'altro, diventando simbolo della discordia, chiamata quindi "la pietra rossa": non si sa se sia davvero di quel colore, ma per tutti è "rossa" come il sangue che è stato versato in ogni luogo toccato dal suo passaggio.
Ciò che Lilly poteva fare era riportare la pietra nel suo luogo d'origine come segno di pace e uguaglianza, ma attualmente non si sapeva con certezza che aspetto avesse e dove si trovasse. L'ultimo possessore fu il Regno di Revlin, probabilmente nelle mani della maga di corte.
《Andate lì e cercate Nimuhe, l'anziana maga e riferitele che vi ho mandati io. Siamo vecchi amici, vi aiuterà di sicuro. 》Le aveva detto Varnèl. 《Questa pietra è potente, riesce a manipolare la mente di chi la possiede e se non viene maneggiata con cura possono esserci gravi conseguenze.》
《Il suo luogo d'origine, eh? A quanto ho capito è una certa montagna, ed è abbastanza lontano. Ci metterò una vita!》
Lilly si sentiva un po' demoralizzata ma era ovvio che quel viaggio sarebbe durato più del dovuto. Si fece coraggio e decise di partire con le bambine dopo pranzo, avrebbe portato Moon dal Signor Varnèl, sarebbe passata con Didi da Cedric, ignaro del viaggio, e da lì sarebbe iniziata la loro avventura.
Dopo avvisò suo padre di ciò che aveva ideato con tutti i dettagli facendogli promettere che la madre ne avrebbe saputo poco, quanto Didi.
- Te lo prometto tesoro -
- Sicuro? Non vorrei farla preoccupare più di quanto lo sia già. -
- Heilyn, figlia mia, stai crescendo meravigliosamente.- disse Victorius accarezzandole la guancia - Sono davvero orgoglioso della donna che diventerai, ma non c'è bisogno che ti comporti da adulta, hai tempo per farlo, ora devi preoccuparti per te stessa. Ci sono io, sono il re, no? È mio compito proteggere i sudditi e la mia famiglia.- Victorius era fatto così. Era coraggioso e affettuoso ma anche testardo e un po' orgoglioso, troppo a volte.
- Si ma chi proteggerà te? -
- Come ti ho detto, sono il re e so come comportarmi. -
- D'accordo, ma ricordati che farsi aiutare non significa essere deboli o pavidi. -
- Un'altra delle tue perle di saggezza! -
- Ti voglio bene papà! -
- Anch'io tesoro, tantissimo. -
Il momento era arrivato. Erano lì nella sala del trono, tutti riuniti ad abbracciarsi, la famiglia reale quasi al completo.
I saluti durarono un po' più del previsto, del resto non sapevano quando si sarebbero rivisti né se si sarebbero rivisti. Si scambiavano premurose raccomandazioni e dolci baci, e mentre Didi abbracciava il padre, gli disse alcune parole che lo fecero dubitare per un attimo.
- Fai attenzione, amore. Ok? - disse lui, preoccupato ma quasi come se fosse obbligato.
- Sì si, ormai sono grande! Fai attenzione anche tu, potrebbe succederti qualcosa e non voglio. -
- Perché mi dici questo? - chiese temendo che la figlia sapesse del suo piano.
- Perché tu sei il comandante dell'esercito, è una cosa pericolosa, e poi devi proteggere il re, sempre, come hai detto tu. Quando torneremo non deve esserci niente di diverso, capito? -
- Ma... ma certo scimmietta, cosa dovrebbe cambiare? -
La bambina non fece cenno di risposta se non con un tenero bacio.
Il padre Cesare ripensò a quello che sarebbe successo la sera e quasi volle rinunciarci, poi il suo sguardo cadde sulla corona del fratello e sul suo comportamento così regale, così perfetto.
《Mi dispiace scimmietta, mi dispiace anche per le mie ignare nipoti. Oh povera piccola Moon, non è colpa sua.》
Quel dolce e felice momento dovette però finire e con un ultimo cenno della mano le bambine salutarono i genitori avviandosi verso il grande portone d'ingresso.
L'addio fu più difficile per Heilyn, quasi in lacrime mentre si voltava ad ammirare i tratti spigolosi e determinati del padre, con il suo tipico sorriso rassicurante e i riccioli castani che gli ricadevano scomposti sul viso.
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La corona del re [in pausa]
FantasíaEra normale per un demone pensare quella semplice cosa: umani uccidono demoni, demoni uccidono umani, ovvio no? No, per niente. Perché non sono tutti uguali, né demoni né umani. Lilly, ora ha sedici anni e, pronta o no, dovrà affrontare un viaggio...